A pochi giorni da Halloween sembra il titolo perfetto, "The Night The Zombies Came", il decimo album in carriera per Black Francis con i suoi Pixies, il quinto lavoro post-reunion, giunto allo scoccare del ventennale dal ritorno in campo. Per i Pixies potrebbero valere grosso modo le medesime parole spese per i recenti dischi dei Pearl Jam, due formazioni storiche che continuano a riproporre sé stesse all'infinito, ma senza più riuscire a piazzare un solo brano in grado di ritagliarsi spazio all'interno di un ipotetico best of.
Eppure i Pixies, rispetto alla band di Eddie Vedder, mostrano oggi un non so che di sincerità in più. Incidono entrambi dischi onesti, con qualche spunto di eccellenza, ma i Pixies appaiono più veri, capaci di mantenere una costanza di stile e rendimento. "The Night The Zombies Came" decreta anche l'ingresso in line-up dell'ennesima nuova bassista, che ovviamente suona e canta esattamente come le precedenti: Emma Richardson prende il posto di Paz Lenchantin, che aveva preso il posto della prematuramente scomparsa Kim Shattuck, che aveva preso il posto di Kim Deal, proprio in questi giorni autrice dell'esordio solista senza Breeders.
Levigata l'irruenza di gioventù, i Pixies targati 2024 confermano un sound da tempo istituzionalizzato, compresso in un rodato e melodico adult-alternative-pop-rock. Ad agitare i fan provvedono i brani più incalzanti ("You're So Impatient", "Oyster Beds" ed "Ernest Evans" sono davvero niente male), alternati a canzoni dalla struttura costruita lavorando più di fino ("Primrose", che apre il lavoro veleggiando su tranquillizzanti chitarre acustiche, "Chicken") e a un paio di potenziali hit del circuito indipendente (le rotondità alt-pop di "Hypnotised", "Motoroller" e "Kings Of The Prairie" funzionano che è una meraviglia).
Poi ci sono anche frangenti che promettono bene ma poi si buttano un po' via ("Johnny Good Man") e situazioni nelle quali la band cerca di arrampicarsi sugli specchi ("Jane", "I Hear You Mary"), salvata in calcio d'angolo giusto dal mestiere e da qualche buona schitarrata di Joey Santiago.
A chiudere la partita provvede "The Vegas Suite", un elettrico epilogo velato di malinconia, poi tutti giù in cantina a cercare qualche idea per il prossimo disco.
06/11/2024