Francis Latreille è una delle figure di spicco dell'underground elettronico contemporaneo. Dopo che la scena berlinese ha segnato gli anni Dieci con una rivisitazione minimalista e industriale dei canoni techno, oggi il fulcro del panorama elettronico sembra essersi spostato, con discrezione ma costanza, verso l'Australia e il Canada. Latreille incarna perfettamente questa nuova geografia sonora, divenendone uno dei protagonisti più rappresentativi. Il progetto Priori, nato nel 2018, conta già oltre quindici uscite tra Ep, album e mixati. La cifra stilistica del producer è chiara: creare un suono radicato nella tradizione ambient techno, breakbeat e progressive house degli anni Novanta, senza però indulgere in nostalgie anacronistiche. Nella musica di Priori, è il futuro a essere il fulcro di ogni cosa.
Il successo di Latreille non si basa solo sulla qualità delle sue produzioni, ma anche sulla sua capacità di intrecciare collaborazioni con artisti che condividono la sua visione. Ex-Terrestrial, Dust-e-1, RAMZi, Project Pablo e Roza Terenzi sono solo alcuni dei nomi che gravitano attorno alla stessa filosofia: abbandonare i dogmi del genere musicale per abbracciare una visione tecnologica positiva e rigenerativa. Questa scena si distingue per una sperimentazione stilistica vivace e in continuo movimento, spaziando tra jungle, trance, dubstep e molte altre influenze, creando un mosaico sonoro che sfugge a ogni catalogazione rigida, rompendo i confini che negli ultimi anni hanno incasellato la musica da club.
"This But More" assorbe parte di questa libertà creativa, emergendo come un crocevia eterogeneo di suggestioni, in linea con l'estetica dell'artista. Tuttavia, se i lavori precedenti di Priori si distinguevano per una varietà di soluzioni emotive oltre che stilistiche, qui l'attenzione si concentra su un sentimentalismo costante. Tessiture sonore avvolgenti e ritmi disallineati, che richiamano le strutture dell'Idm, si fondono con melodie sospese tra rilassamento e languore. Il risultato, per quanto scorrevole, non sempre riesce a convincere, soprattutto per soluzioni armoniche che dal pop estraggono le intenzioni ma non la profondità espressiva. Tuttavia, brani come "Ruins" e "Thick Air" riescono a evocare quel piacevole senso di sospensione onirica che, pur con un'interpretazione personale, richiama il mondo etereo e nebbioso di Gas. Questi momenti sorreggono un'opera che, pur studiata nei dettagli, si muove tra un approccio introspettivo e il rischio di smarrirsi in derive melodrammatiche.
09/01/2025