La musica di
Simon Joyner appartiene a un’altra dimensione, un luogo dell’anima dove il tempo sembra immobile. Nelle canzoni del musicista americano i pensieri sono riflessioni, i dialoghi sono interiori, gli sbagli sono inconfessabili ma perdonabili, la sofferenza è lo specchio della quotidianità. Joyner ha da sempre raccontato le storie dei perdenti, degli invisibili, ma questa volta dialoghi e confessioni sono dolorose pagine intime.
Con “Coyote Butterfly” l’autore affronta la morte del figlio Owen per overdose, evento che due anni fa ha funestato la sua vita (aveva appena pubblicato l’album “Songs From A Stolen Guitar”) costringendolo a confrontarsi con sentimenti come rabbia, inquietudine e senso di colpa. Mi manchi, oh come mi manchi… ho lasciato che i miei sogni si dispiegassero così da poterti tenere accanto, ora mi sveglio con il dolore di tutto ciò che non ti ho mai detto… ho lasciato andare il mio dolore così da poterti liberare e ogni volta che dico il tuo nome, ti vedo" (“Coyote Butterfly”).
L’intensità delle liriche di Simon Joyner non è mai stata così limpida e diretta. Gli accordi, ancor più scarni e dilatati, sono anch’essi pieni di dolore, ma la speranza è l’unica via di fuga dalla sofferenza.“There Will Be A Time” non solo fa seguito alla
title track con sonorità più ricche e concilianti, ma offre un briciolo di redenzione e di coraggio: “Ci sarà un tempo in cui tutti i nostri demoni saranno sconfitti”. Poche parole che indicano una strada, difficile da percorrere ma necessaria.
Incorniciate da due delicati strumentali dove il canto degli uccelli è unica voce protagonista - “Red-Winged Black Birds (March 13, 2024)”, “Cicada Song (Late August 2022)” - le canzoni di “Coyote Butterfly” sono poetici dialoghi con l’inesplicabilità della morte, un dialogo da sempre presente nelle liriche del cantautore americano. Musicalmente l’album resta saldamente ancorato al tono più colloquiale e rilassato che già in passato ha alimentato confronti con
Leonard Cohen e
Bill Callahan. Joyner non indugia però su toni oscuri e plumbei, lascia filtrare luce e purezza (“Biloxi”), offre spazio a melodie semplici e seducenti (“The Silver Birch”). Anche le sue pagine più sofferte accarezzano il cuore (“A Broken Heart Is Best Kept Out Of Sight”, “My Lament”), rendendo l’ascoltatore partecipe di un dolore tanto potente quanto difficile da spiegare e comprendere.