Sotto altri alias, quali Baz Ludzha e The Cyclist, il producer nordirlandese Andrew Morrison ha messo a punto quella che lui stesso definisce "tape throb": una sorta di tech-house lisergica fortemente lo-fi, con bassi sgranati e distorti all'inverosimile in un tremolo elettronico sporco e vitale, da consumarsi su formato degradabile come - appunto - le cassette di una volta. Ma è sotto al nome di Indopan che Morrison sistema il cravattino per trasformarsi in dj alieno ed elegante, pronto a scivolare via tra insistenti beat e svolazzi jazzati, avvolto da un armamentario di chicche e giocattoli per nerd acquistati per l'occasione - incluso, tra gli altri, un Marsh UDS, marchingegno prodotto dall'Unione Sovietica negli anni Ottanta.
Sulle prime, il secondo album targato Indopan fa fede al titolo e alla romantica immagine di copertina: "In Opulence" copre un'ora abbondante di tessiture sature, morbide e vischiose, avvolgendo l'ascoltatore come un guanto di pelle in un fumoso nightclub. Ma badate bene, perché l'aspetto rigorosamente fai-da-te di Morrison, e per estensione del marchio pubblicante 100% Silk, nasconde sempre un'aura sovversiva e fuori luogo.
Il momento più adatto per spiegare il nocciolo del lavoro ci viene offerto con l'apertura "Basslines For What", svelta cavalcata house che a un certo punto permuta in un ipnotico sabba arabeggiante senza perdere il passo, dispiegando innato buon gusto e buona perizia tecnica. Verso la chiusura, invece, è interessante seguire l'indugiante salmodiare ritmico di "Sky Scratches", sottolineato da inconcludenti tocchi di piano elettrico, e il naufragio beatless di "Antigreed", condotta dalla vocalist Elaine Howley come una ballata per altre galassie.
È tra questi estremi che Indopan conduce un ascolto cangiante ed eterogeneo, che sia l'ossessivo "Indopan's Break Down", lo spiritoso "Moody Wurlis", possibilmente dedicato a un Wurlitzer 206A presente tra i nuovi acquisti, o l'altro contributo vocale di Elaine su "Shore Ellipsis", una trance sognante che potrebbe essere del collega georgiano Gacha. Non male quando "Marshman" rallenta dentro notturne partiture sophisti-jazz, salvo poi ripartire sommessamente sulle ali di un beat inacidito. L'emolliente intermezzo "Beats Per Breath" offre un vero momento di respiro, presto si riparte con "Wanna Go Back", e i suoi sample blues alla St Germain, e gli obliqui ricordi ipnagogici di "Hippity".
Sono gli otto minuti pieni di "The Whip" a racchiudere gli estremi di un lavoro che vive nella terra di mezzo dell'elettronica da ballo ma non solo - ora house rotonda e pulsante, poi techno nervosa e sbertucciata, finanche un'esangue coda ambient per alleggerire le gambe e lasciare che la mente si distenda altrove.
"In Opulence" è dunque un album morbido e sofisticato, ma anche instabile e paranoico, romantico e ribelle, una sorta di compagno giovane e fighetto al più psichedelico debutto "Yupana" rilasciato un paio di anni fa. Rimane a Indopan una mano svelta e precisa, con la quale illustrare, a suo modo, cosa può essere l'elettronica indipendente di questi anni Venti.
18/06/2025