Lido Pimienta - La belleza

2025 (Anti)
art-pop, world, experimental, orchestral crossover
7.5

Chi ha seguito la carriera di Lido Pimienta non si sorprenderà del suo continuo desiderio di ridefinire i confini del proprio stile. Il suo nuovo album, “La belleza”, si spoglia delle tentazioni elettroniche e dei ritmi urbani che caratterizzavano il precedente “Miss Colombia” e cerca un insolito dialogo tra due tradizioni vocali apparentemente lontane: da un lato, la vocalità colta europea – il canto gregoriano, il repertorio dei castrati, le forme liriche del bel canto – dall’altro, le voci indigene del popolo Wayuu, che Pimienta onora con una devozione mai folkloristica.

In un panorama musicale globalizzato dove la fusione dei generi è spesso una strategia di mercato, "La belleza" si distingue per la sua coerenza artistica e per la profondità del progetto. Pimienta evita con decisione ogni facile tentazione di crossover e lo fa con piena consapevolezza artistica. D’altronde, il contesto sinfonico non è per lei un ambiente del tutto estraneo: già nel 2021, con il progetto "Sky To Hold" per il New York City Ballet, aveva intrecciato il dembow e il vallenato con la danza classica, muovendosi con naturalezza tra mondi apparentemente distanti.
Nel suo nuovo lavoro, collabora con l’Orquestra Filarmónica de Medellín al completo (oltre 70 elementi), tra musicisti e coro. Accanto a lei, in cabina di produzione, il canadese Owen Pallett, che la affianca nella rilettura audace di repertori orchestrali e della colonna sonora di "Valerie a týden divů", capolavoro oscuro del compositore ceco Luboš Fišer.

Tutto, però, è filtrato attraverso una sensibilità profondamente caraibica, che trova la sua massima espressione nella conclusiva e imponente "Busca la luz": un congedo trionfale, scandito da un’esplosione di ottoni e dal grido corale “Que viva el Caribe, libre”, che suona come un manifesto di appartenenza oltre che di rivoluzione.
Sono, tuttavia, la passione e la tradizione i pilastri dell’architettura sonora di questo lavoro. In "Ahora", i fiati sinfonici, squillanti e compatti, sollevano i canti ancestrali delle comunità indigene come dei vessilli sonori. In "Quiero que me besas", gli archi si adagiano in un tempo dilatato e sospeso come il repsiro trattenuto di una donna che attende l’amore con ardore, prima di cedere a un’invocazione rituale dal sapore arcaico nella quale la voce torna a farsi eco delle radici indigene. 

La passione emerge con delicatezza in "Mango", dove Pimiento si apre un varco con la sua voce potente fra le note di un’arpa pizzicata. In "Tengo que ir", invece, la musica si addensa in una sorta di litania obliqua, un canto di addii e ricordi che sembrano riaffiorare da una distanza emotiva insondabile. "Aún te quiero" si affida a un elegante contrappunto di fiati e archi, che marcano il tempo di un lamento personale, sommesso ma incisivo.
"El dembow del tiempo", infine, si distingue per la sua struttura ibrida dove  il ritmo incalzante del dembow si innesta su flauti barocchi, generando un cortocircuito sonoro inaspettato, pulsante e molto coinvolgente.

Nel suo insieme, "La belleza" si impone come un oggetto musicale difficile da etichettare. Un lavoro inclassificabile, che vive al confine tra mondi e linguaggi. Troppo ibrido per appartenere a un solo genere, troppo ricco di sfumature per essere racchiuso in una definizione. Non cerca di essere un classico, ma è impossibile da ignorare.

29/05/2025

Tracklist

  1. Overturn (Obertura de la luz eterna)
  2. Ahora
  3. Quiero que me beses
  4. Mango
  5. Aún te quiero
  6. El dembow del tiempo
  7. ¿Quién tiene la luz? (El perdón)
  8. Tengo que ir
  9. Busca la luz




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