Chi 'o sape si 'e stelle chesta notte se fanno vedé
Nottata stregata come in un quadro di Monet
Chi 'a vo' corta e chi 'a vo' lunga comme 'a stu café
Si sto scetato è pe' isso nun è pe' te
Sono in pista da un po', Pellegrino e i suoi Zodyaco: la prima uscita è nel 2018 per Early Sound Recordings, preceduta di due anni dal debutto formato album di Pellegrino Snichelotto, che dell'etichetta è fondatore e principale motore. Giusto in quel 2016, Early Sounds Recordings pubblicava anche "The Tony Allen Experiments", primo album dei Nu Guinea. Se oggi i Nu Genea (che nel frattempo han cambiato nome) sono internazionalmente riconosciuti come riferimento della nu-disco festante e jazzy made in Napoli, è anche grazie al lavoro di Snichelotto, che nella nuova onda "Napoliterranea" è stato il primo a credere.
Di acqua sotto i ponti, insomma, ne è passata parecchia da quei primi tempi, e il nome Pellegrino & Zodyaco è al suo terzo album, a cinque anni dall’inebriante "Morphé", del 2020 (con Bassolino alle tastiere). "Koiné" non si limita ad affinare la formula: la espande, la rende più coesa, ne esplicita l'orizzonte.
"Mario", con il suo ritornello leggiadro e caleidoscopico, è un gioiellino uptempo che nei suoi passaggi più fusion sembra richiamare i brasiliani Azymuth. "L’aura" è slanciata fin dal suo attacco latineggiante, e solarmente notturna grazie all'affiancamento di voce maschile e femminile, flessuosità funky, chitarra liquida, synth, sax.
"Palepoli" compie un altro passo verso una dimensione più urbana: ritmica un po’ reggae, voce quasi rappata, atmosfera più introversa ma sempre permeabile al movimento. "Facussì" spinge sull’acceleratore e si offre come pezzo più diretto e ballabile: basso incalzante quasi da city pop, tastiere scintillanti, fraseggi in staccato che si inseguono con fluidità e precisione.
Il mood è frizzante, i toni suonano spensierati e familiari, ma la tavolozza è perennemente solcata da un’anima esotica, una tensione verso l’altrove. Un’ambivalenza che è rivelatrice di quanto questa musica, solo in apparenza frivola, riesca a suscitare emozioni che toccano corde profonde e universali. L'elemento spirituale è ben espresso anche dalla copertina, splendida ed evocativa nel suo miscelare richiami di epoche, discipline e continenti molteplici. In effetti, ispirato a "Éloge de la fuite" di Henri Laborit, l’album è dichiaratamente un'esplorazione in cerca di un nuovo “linguaggio comune” (la Koiné del titolo) non soltanto musicale, capace di fondere le radici mediterranee con una visione globale e contemporanea.
In questi anni che ci vedono “iperconnessi con tutto e con tutti meno che con noi stessi” (parole di Snichelotto in una recente intervista televisiva), l'album suona come un invito a rallentare, a danzare, a riallacciare - anche solo per un attimo - i legami con la propria interiorità. Qualcuno potrà chiamare la formula di "Koiné" datata, ma la sua musica è semplicemente senza tempo.
24/04/2025