Immaginiamo di creare uno scenario mentale che possa incarnare l'essenza della dub-techno; pensiamo a quando il genere si tinge delle sfumature eteree dell'ambient, ed ecco che diventa inevitabile associare queste malinconie all'inverno. L'immagine di lande innevate si fa specchio di un viaggio interiore, una deriva introspettiva che nella quiete della neve e nella desolazione urbana trova la propria trasposizione visiva. Rod Modell, da sempre architetto di questi mondi sonori, è uno dei padri fondatori del genere: mente visionaria dietro il seminale progetto Deepchord, autentica stella polare della dub-techno statunitense, e fondatore di Echospace e cv313, due universi sonori che nel tempo hanno assunto i contorni di un culto al pari di Basic Channel, Monolake e Vladislav Delay.
È un dato di fatto che la poetica di Modell sia la glorificazione di panorami urbani e notturni, plasmati attraverso un mosaico di field-recording ovattati, echi sconfinati, registratori a nastro e ogni espediente utile a forgiare una club music che del club mantiene solo la pulsazione ritmica (peraltro incupita e rarefatta). "Northern Michigan Snowstorms", pubblicato da 13, sub-label di Silentes, la stessa che ha pubblicato Gigi Masin, Maurizio Bianchi e, in tempi più recenti, Francesco Lurgo, rappresenta la sublimazione di un percorso quasi trentennale, un concept-album che non tratteggia più la solitudine urbana, ma il gelo del Michigan, dipingendo la durezza dell'inverno e il calore raccolto dei rifugi montani.
L'opera è un monumento alla memoria delle stagioni passate, un mormorio perpetuo di pad e accordi impalpabili che si intrecciano in loop ipnotici, tra crepitii glaciali e soundscape tenui, tanto solenni quanto dettagliati ("Snowstorm In Copper Harbor"); è come se un asceta decidesse di meditare in una valle sepolta dalla neve, sotto un cielo immobile da un tempo indefinito: ogni elemento acustico è amplificato, dilatato, avvolto in riverberi sterminati.
Le otto tracce traducono questa ricerca in un respiro profondo, una testimonianza di pace interiore, il dialogo silenzioso tra un'anima solitaria e una natura tanto magnanima quanto spietata. Sembra quasi che gli Stars Of The Lid suonino su una montagna e la registrazione comprenda, oltre alla loro strumentazione, anche i sussurri del paesaggio imbiancato ("Snowstorm In Blankey Park"). I residui techno affiorano appena, sepolti e irriconoscibili, un battito impercettibile che svanisce al calar del sole ("Snowstorm In Brevort").
Questo pellegrinaggio è, dopotutto, la naturale evoluzione del cammino artistico di Modell: se nelle sue opere precedenti ha esplorato il legame con l'acqua ("Ghost Lights", 2023) o con l'urbanità crepuscolare ("Glow World", sempre del 2023, in collaborazione con Taka Noda), qui a prendere forma è il suo rapporto ancestrale con il Michigan, terra natia e fonte inesauribile di ispirazione. Droni velati, riflessi indistinti e scintillii eterni intessono le trame di un'opera che racchiude l'odissea della natura e l'intimità autobiografica. Qui, paesaggi ovattati e notti illuminate dal fuoco si trasformano in materia impalpabile, lasciando dietro solo un'eco remota di un inverno senza fine.
27/02/2025