I primi lavori diffusi dagli
Scowl colpivano per un’aggressività
hardcore-punk micidiale, in grado di riportarci indietro nel tempo. Poi, fatti due conticini, controllati il mutuo e le bollette da pagare, osservato con attenzione il successo di progetti come
Amyl And The Sniffers, beh, la band di Santa Cruz ha deciso di ammorbidire il suono. Una scelta guidata dalla voglia di sperimentare - secondo quanto sostenuto dai diretti protagonisti - fermo restando che tale opzione dovrebbe allargare la
fanbase, accettando come conseguenza le inevitabili critiche mosse dagli estimatori duri e puri della prima ora. Se già l’Ep di due anni fa, “
Psychic Dance Routine” si muoveva astutamente verso la direzione del compromesso, ora gli Scowl tentano, in maniera ancor più compiuta, di mediare le proprie due anime, stemperando parte della rabbia e cercando la quadratura del cerchio attraverso le undici tracce che compongono “Are We All Angels”.
Se brani come “B.A.B.E.”, “Fleshed Out”, “Cellophane” e la conclusiva
title track restano tutto sommato piuttosto ancorati al
mood hardcore degli esordi, e “Fantasy” si spinge verso coinvolgenti territori
grunge-alternative, in corrispondenza di “Let You Down” o “Suffer The Fool” emerge evidente l’intenzione di levigare gli spigoli, accentuando gli aspetti melodici.
Kat Moss (complimenti per la scelta del nome) resta un’interessante
frontwoman, supportata da una band che all’occorrenza sa benissimo come innalzare il livello di cattiveria (“Special”), ma il rischio di snaturare l’idea iniziale incombe sul destino della formazione californiana. Sperando che la trasmutazione non evolva verso un insipido e dozzinale
guitar indie-rock: sarà in tal senso decisiva la prova del terzo album, proverbialmente quello della verità.
16/04/2025