Autore: Kevin Cummins
Titolo: Manchester. Suoni e visioni da una città (a cura di M. Guidoni e V. Mainoldi)
Editore: NdA Press
Pagine: 110
Prezzo: Euro 10,00
“It just felt like we were waiting for something to happen”
E' il 4 giugno del 1976. Alla Lesser Free Trade Hall di Manchester si esibiscono i Sex Pistols, chiamati - quasi trasportati di peso - in città da Howard Devoto e Pete Shelley, futuri (questione di ore) fondatori dei Buzzcocks. Il concerto è stato organizzato in fretta, nel giro di pochi giorni, in preda all'entusiasmo che ha contagiato i due dopo aver letto su New Musical Express un articolo dedicato alle anticonformistiche gesta dal vivo di Johnny Rotten e soci. Così in fretta che sulle locandine stampate per l'occasione, l'evento viene involontariamente retrodatato al 1076. Per uno strano scherzo del destino, la scena mancuniana passerà davvero in una sola sera dal medioevo al futuro.
In platea ci sono appena trentacinque persone, quelle giuste. Quelle che, nelle parole di Tony Wilson, stanno “aspettando che qualcosa accada”. Il punk sbarca nel nord dell'Inghilterra e niente sarà più come prima: gli sparuti presenti daranno vita ai Joy Division (poi New Order), The Smiths, Fall, i già citati Buzzcocks; Wilson, eccentrico e visionario presentatore della locale Granada Television, fonderà la Factory Records e il locale simbolo di quegli anni, l'Haçienda. Nei due decenni a venire Manchester diventerà la patria della new-wave e poi della cultura rave.
Tra i trentacinque della Lesser Free Trade Hall c'è un fotografo non ancora ventitreenne di nome Kevin Cummins, e sono i suoi scatti dedicati ai protagonisti e ai luoghi di quella irripetibile epopea i protagonisti del volume “Manchester. Suoni e visioni da una città”, pubblicato da NdA Press (a cura di Maurizio Guidoni e Vittoria Mainoldi, con prefazione di Luca Valtorta) in occasione della omonima mostra ospitata presso la ONO Arte Contemporanea di Bologna nell'autunno del 2012. Il libro è equamente diviso in due parti: la prima è un percorso a ritroso nella scena mancuniana, dalle origini alla “fine del sogno”, rappresentato tanto dal declino della Factory e dell'Hacienda quanto dalla scelta degli Oasis di trasferire armi e bagagli a Londra; la seconda è invece la semplice carrellata delle quarantaquattro, splendide fotografie in bianco e nero di Cummins, alcune celebri, altre da scoprire: troviamo così Ian Curtis con la sigaretta in bocca e Morrissey in controluce sul Rochdale Canal; e ancora il sorriso beffardo di Tony Wilson, lo sguardo perso di Shaun Ryder degli Happy Mondays accanto a scorci delle disastrate periferie che hanno dato i natali a molti degli attori di queste vicende; e infine i locali, ritratti dall'esterno come semplici scatole vuote, oppure da dentro, rappresentati dalle anonime braccia alzate nella folla.
Al di là dell'aspetto meramente artistico, le fotografie di Kevin Cummins spiegano perché e come una intera città abbia potuto assecondare un irrefrenabile impulso di autoaffermazione, alimentandolo e trasformandolo in un moto perpetuo che per vent'anni ha fatto di Manchester uno degli avamposti musicali del pianeta. “Cummins – spiegano i curatori dell'opera – non è stato un semplice testimone di questa storia, l'ha vissuta da protagonista e ha contribuito a scriverla; era, ed è, amico di tutti gli artisti immortalati nei suoi scatti, così veri e intimi. Ha vissuto, mangiato e suonato con loro e, tuttora, è considerato una delle icone che tengono vivo il mito di Manchester. […] Con questa mostra ONO Arte vuole quindi non solo raccontare una delle più importanti fasi della storia della musica popolare del Ventesimo Secolo, ma anche quella di una rivoluzione sociale e culturale partita dal basso, l'espressione della “fame” di una città intera, della voglia di cambiare le cose e lasciare il segno”.