Nei primi Novanta l’incontro tra le basse frequenze del
doom e gli innesti
avantgarde di certo
metal estremo (i
Celtic Frost di "Into The Pandemonium" su tutti) dà il "la" a una serie di gruppi per spingersi, progressivamente, sempre più ai margini dei canoni del genere, realizzando dei veri e propri ibridi con il gothic-rock.
E’ per loro che viene inizialmente coniato il termine gothic-metal, ed è su di loro che si concentra questa “top ten”, andando a pescare dieci lavori di confine, alcuni di successo, altri rimasti dei
cult semi-nascosti
.Le virgolette stanno a indicare la natura – per forza di cose - non esaustiva della selezione: non troverete, ad esempio, la variante
sinfonica di Theatre Of Tragedy e Nightwish, troppo distante nel
mood e nelle sonorità.
Lo spazio per i commenti attende come sempre le vostre considerazioni e segnalazioni.
My Dying Bride - The Angel And The Dark River (1995) Il debito del metal
oscuro nei confronti di
Ozzy e soci è innegabile: il loro è un gruppo “gotico" anche all'anagrafe, grazie al
moniker che omaggia il capolavoro di
Mario Bava "I Tre Volti Della Paura", giunto in terra d'Albione proprio come "Black Sabbath".
A un paio d'ore di viaggio dalla loro Birmingham troviamo Bradford, West Yorkshire, la "base" dei My Dying Bride, band che esordisce nel 1992 con il doom-death monolitico di "As The Flower Withers".
L'enfasi conferita al violino (e al piano) di Martin Powell e le clean vocals di Aaron Stainthorpe nel successivo "Turn Loose The Swans" (1993) preludono alla "svolta" di "The Angel And The Dark River", dove il cantato growl viene del tutto abbandonato. Un'opera dalla forte coesione stilistica, intrisa di romanticismo decadente e malinconia.
Degno di nota anche "Like Gods Of The Sun" (1996), che ne prosegue le coordinate sonore con piglio maestoso e solenne.
Nightingale - The Breathing Shadow (1995) Creatura dello svedese Dan Swanö, polistrumentista e tecnico del suono, vera e propria figura-chiave della scena estrema scandinava, con all'attivo innumerevoli collaborazioni e produzioni.
I Nightingale nascono appunto come suo progetto solista, dedicato all’esplorazione delle sonorità gothic-rock, ma già dal successivo "The Closing Chronicles" si spostano verso lidi 70's
progressive.
"The Breathing Shadow" resta un ottimo esempio della riuscita commistione tra il background
metal del musicista e la sua passione per le sonorità
dark. In questo caso emerge l'influenza dei
Sisters Of Mercy, nome che per ovvi motivi ricorre più volte in questo articolo, ma l'album dimostra spiccata personalità nel delineare atmosfere più che mai cupe, umbratili.
Registrato agli Unisound Studios, di proprietà dello stesso Swanö, l'album è uscito per Black Mark Productions, etichetta nota principalmente per aver pubblicato la discografia di
Bathory.
Type O Negative - October Rust (1996) Dopo un incipit di carriera nei violenti thrasher Carnivore, Peter Steele fonda a fine anni Ottanta questo gruppo gothic/doom-metal. Un progetto dalle caratteristiche uniche, grazie alle vocals di Steele (che definire profonde è un eufemismo), al "concept” dei testi - perennemente in bilico tra dark humour, romanticismo e scurrilità - e a un cocktail sonoro inedito.
Già, perché il
sound dei
Type O Negative manifesta tutte le influenze del caso: "soliti noti" come i Black Sabbath, appunto, ma anche nomi “insospettabili” come
Beatles e
Doors.
E in effetti la sensibilità pop non manca, veicolata in maniera ardita da un metal granitico: "October Rust", il loro capolavoro, rappresenta una sintesi perfetta dell'amalgama che è il Type O Negative-style.
I newyorkesi pubblicano sette album nel giro di una ventina di anni; l’ultimo,
“Dead Again”, esce nel 2007, tre anni prima della prematura scomparsa del carismatico
frontman, a causa di un aneurisma, a soli 48 anni.
Paradise Lost - One Second (1997) I veri e propri "padri" del filone: è stato lo stesso Nick Holmes, frontman del gruppo, ad ammetterlo in un'intervista a Kerrang! qualche anno fa: "Everyone wanted to describe what type of something was so we went 'Okay, we've got The Sisters of Mercy elements in our music, let's call it goth metal'".
Il sesto lavoro in studio dei britannici segue una doppietta che aveva sancito la transizione verso uno stile più melodico e appunto gotico: "Icon" (1993) e "Draconian Times" (1995).
Con "One Second", i nostri ripuliscono ulteriormente
sound e
vocals, avvicinandosi - complici i corposi innesti tastieristici - persino ai
Depeche Mode, un azzardo ai tempi per un gruppo proveniente dal metal.
"Say Just Words", singolo per il quale venne realizzato anche un video, rende bene l'idea dei "nuovi" Paradise Lost, che strizzano l'occhio alle melodie oscure senza rinunciare a un'oncia della precisione “tecnica" del loro sound.
Babylon Whores – Cold Heaven (1997) "Cold Heaven" è l'esordio di questa formazione finlandese, autodefinitasi "death-rock" all'epoca. Nel loro caso il termine è probabilmente la crasi fra i generi death-metal e
hard-rock, ma il risultato finale è in qualche modo affine proprio al dark-punk statunitense.
La foto nel booklet ritrae il gruppo, in foggia bohémien, seduto a un tavolo colmo di superalcolici e narghilè; un'immagine in linea con le lyrics da poeti maledetti, tra spleen e satanismo, citazioni letterarie e occultismo.
Catchy e oscuro, "Cold Heaven" è senza dubbio diverso da tutto quanto propone la scena metal finlandese del periodo; gli fanno seguito due ulteriori full-length, l'ultimo dei quali risale al 2002, dopodiché le loro apparizioni divengono sempre più sporadiche.
Il cantante Ike Vil presta ora la sua voce al progetto Sleep Of Monsters, collettivo goth/psichedelic che lo scorso anno ha dato alle stampe "II: Poison Gardens".
Sundown - "Design 19" (1997) Prima di essere il moniker di questo gruppo svedese, "Sundown" è stato il titolo del quarto album dei Cemetary, band che ne condivideva il frontman Mathias Lodmalm e il gusto per le atmosfere dark.
In effetti i Sundown rappresentano un ulteriore distacco dal metal degli esordi: il sound di "Design 19" è pulito e potente; supportato dalle tastiere, si colloca perfettamente a metà tra i due filoni.
I Sundown accolgono in formazione anche Johnny Hagel, transfugo dai Tiamat (di cui si parla più sotto) e pubblicano solo due album (il successivo "Glimmer", del 1999, accentua la componente elettronica) prima del ritorno dei Cemetary.
Tutti gli album dei Cemetary sono stati pubblicati dalla Black Mark Productions, mentre i Sundown sono usciti esclusivamente su Century Media; con quest'ultima Lodmalm ha inoltre pubblicato, nel 2003, un disco a nome "Cemetary 1213".
Moonspell - Sin/Pecado (1998) I portoghesi
Moonspell si distinguono sin dagli inizi per la peculiarità della loro proposta: un
black-metal viscerale, distante dalle atmosfere "grim and frostbitten" del filone norvegese; non meno epico, però: concepito sotto al sole cocente, é impregnato di pathos mediterraneo.
I primi due album, "Wolfheart" (1995) e "Irreligious" (1996) proseguono il discorso iniziato con il demo "Under The Moonspell", con un progressivo avvicinamento a sonorità sempre più gotiche e "contaminate".
Il successivo "Sin/Pecado" è esemplare in questo senso: un lavoro peculiare, dai pesanti innesti elettronici, che non nasconde ma anzi sfoggia la volontà di sperimentare dei lusitani. Nel disco i Moonspell maneggiano con dimestichezza l'alternanza tra rumorismi ambientali e brani densi di groove, melodici ma non certo stucchevoli.
All'epoca criticato su più fronti, complice la difficoltà dei "puristi" a digerire tutte le varie "svolte" che avevano coinvolto la scena metal. Riascoltato a distanza di una ventina di anni, "Sin/Pecado" resta un lavoro di rottura e "trasversale", a conferma della solidità del songwriting della band di Fernando Ribeiro.
Shadow Dancers - Equilibrio (1998) Unico album pubblicato da questa formazione norvegese, creatura di Stian "Culto Cultus" Johansen, già
frontman - per un breve periodo - dei
Mayhem post-Dead. Quest'ultima nota biografica è probabilmente alla base della (limitata) diffusione in ambito esclusivamente metal di un lavoro che - di fatto - è un'opera gotica
tout court.La musica della band di Johansen, composta esclusivamente da
black-metaller (tra cui alcuni membri dei Ragnarok), è influenzata dai lavori di
Fields Of The Nephilim e simili, ma si tratta solo di un'ispirazione. Già, perché le undici tracce di "Equilibrio" sfoggiano un
sound molto personale, dalle contaminazioni più disparate: hard-rock, progressive, psichedelia... abbinato a una prova vocale davvero di spessore.
Lavoro rimasto nell'ombra, anche in epoca internettiana, ragion per cui gli Shadow Dancers non possono che essere definiti una cult-band.
Katatonia - Tonight's Decision (1999) Nella Scandinavia dei primi anni Novanta, caratterizzata dall'ondata del black-metal norvegese e dalla scuola death-metal svedese, si distingue questo ensemble di Stoccolma che nel giro di tre album abbandona il cantato growl e vira verso un metal gotico dal tono marcatamente pessimista. Titoli di album come "Discouraged Ones" o di brani come "I Break" o "Saw You Drown" rendono bene l'idea dell'universo cupo e intimista descritto dai Katatonia.
"Tonight's Decision" è il loro quarto
full-length, quello dove si compie del tutto la transizione tra le ruvidità degli esordi e un "secondo corso" all'insegna di
clean vocals e melodie cupe ma affascinanti, magnetiche. Un riuscito crossover con le sfumature di nero della
wave, marchiato da cavalcate chitarristiche potenti e malinconiche.
Un lungo viaggio, quello dei
Katatonia, ma sempre fedele al proprio
concept; in "Tonight's Decision" c'è spazio anche per una cover di
Jeff Buckley: e pensare che agli esordi venivano talvolta accostati proprio al sopra citato black-metal!
Tiamat - Skeleton Skeletron (1999) La transizione dagli esordi "extreme-metal" nel caso degli svedesi Tiamat inizia presto: già nel 1992 "Clouds" incorpora elementi gothic-rock, e i successivi "Wildhoney" (1994) e "A Deeper Kind Of Slumber" (1997) sono due capolavori intrisi di psichedelia, di difficile catalogazione. Nel 1999 arriva "Skeleton Skeletron" e l'allontanamento dalle radici metalliche si fa ancora più marcato: qui e là fanno ancora capolino robusti riff di heavy scandinavo, ma sono i Sisters Of Mercy (ancora loro) l'influenza principale, declinata con grande personalità per merito della voce profonda di Johan Edlund e del suo songwriting poetico, epico e al tempo stesso tenebroso.
I successivi lavori proseguiranno su questa scia, con qualche ritorno alle sonorità abrasive degli esordi; Edlund, unico membro fondatore rimasto, ha dato sfogo alla sua passione per le sonorità oscure remixando, qualche anno fa, alcuni brani dei
Rammstein e dei
goth-glamster losangelini London After Midnight.