LA SETE - La Sete Ep (2014, autoprodotto)
pop-rock
Il progetto La Sete nasce nel 2012 a Milano con l'incontro di David Moriconi (voce), Alex Roggero (basso), Roberta D'Elia (violino e voce), Fabio Maggioni (chitarra), Emanuele Cappa (batteria) e Federico Martucci (tastiere e tromba). L'omonimo Ep segna l'esordio assoluto del sestetto lombardo: quattro canzoni che spaziano dal pop-rock al cantautorato gentile – “Rospo”, in odore di Le Vibrazioni – fino al folk (“Tra la gente a posto tutto scorre normalmente”, che starebbe bene in un album dei Pan del Diavolo). Piace il valzer malinconico “Trentenni in pausa pranzo”, peraltro ben arrangiato. Un quarto d'ora che basta a farci scorgere una nuova, interessante proposta. L'Ep è stato registrato in regime di autoproduzione e masterizzato da Giovanni Versari. Disponibile in free download sul soundcloud della band (Fabio Guastalla 6,5/10)
MANGARAMA – Alieno (2014, Libellula)
dream-rock
Quartetto astigiano attivo dal 2001 ma che arriva solo ora al debutto discografico sulla lunga distanza. L’idea della band sembra essere quella di proporre un rock dal suono pulito ma allo stesso tempo gentilmente distorto in modo da risultare concreto e sognante allo stesso tempo. Per ottenere lo scopo, la parte musicale è arricchita con discrezione da mirati effetti elettronici. Nel corso del disco, questa idea di base viene sviluppata in modo diverso, con ogni brano che si distingue dagli altri per tempi ritmici, robustezza sonora e grado di serenità o di inquietudine espresso. L’unico problema è il timbro vocale, una sorta di metà strada tra Marco Mengoni e Giuliano Sangiorgi, mentre per il resto tutto funziona egregiamente e la band mostra grande chiarezza di idee, capacità di spaziare con fantasia e coerenza all’interno del contesto stabilito e una buona ispirazione melodica. Una bella sorpresa per ora: rimaniamo in attesa di capire se il cantante saprà adattarsi meglio al respiro internazionale e alla profondità emotiva della parte musicale (Stefano Bartolotta 6,5/10)
FRANCESCO CERCHIARO - A piedi nudi (2014, DischiSovietStudio)
cantautorato
Un paio di Ep alle spalle, il cantautore veneto Francesco Cerchiaro giunge all'esordio sulla lunga distanza con “A piedi nudi”, undici brani frutto di tre anni di lavoro in studio di registrazione. La formula è quella di un cantautorato pop scarno e immediato, corredato da liriche che parlano di infanzia, maturità e vecchiaia tra spaccati melanconici (“Rebecca”, “Cammino da solo”) e sagaci rimandi alla scena italiana (“Il mio cane in una stanza” che fa il verso a Gino Paoli). Anche l'attualità fa capolino tra un verso e l'altro, come nel caso di “Cara Laura”. Nel complesso un disco non privo di spunti, capace all'occorrenza di cambiare pelle in cerca di altre soluzioni stilistiche: i rimandi folk di “Filastrocche per bambini”, le atmosfere d'antan de “Ultimo valzer a Teheran”. Da ascoltare (Fabio Guastalla 6,5/10)
SHAME – Entropia (2014, autoprodotto)
grunge
Trio brianzolo attivo dal 1996 ma giunto solo ora al secondo LP, a sei anni di distanza dal primo. Definiscono il loro stile come “extremely powerful grunge” e queste semplici parole bastano a far capire che la band ha come scopo esclusivo quello di fare semplicemente la musica che preferisce, senza troppa ricerca di novità o di personalità. Basta dire che sono una versione grunge e potente – appunto – dei Soundgarden e il lettore capirà benissimo a cosa andrà incontro se vorrà ascoltare questo disco. Un lavoro per soli amanti del genere, quindi, però va detto che il contenuto è solido e fondamentalmente inattaccabile da ogni punto di vista. Il songwriting è onesto, il timbro vocale sufficientemente espressivo, la parte strumentale non è piatta e ha il giusto dinamismo e c’è anche una buona varietà tra i brani, che non suonano affatto tutti uguali. Se non vi interessa niente della personalità e volete ascoltare del grunge credibile fatto bene, questo disco fa per voi (Stefano Bartolotta 6/10)
THE MENTOS – ComedySkaPunkHeroes (2014, autoprodotto)
demenziale, ska-punk
Quarto disco in sette anni per la band ska-punk si Sabaudia, oramai in formazione allargata a sei elementi, con tanto di fiati a punteggiare gli incalzanti pezzi che delineano curiose situazioni e piccoli personaggi (talvolta amici dei musicisti) raccontati in maniera divertente ed iper ironica, esagerati a tal punto da diventare simpaticamente irreali. Una sfilata di bozzetti corrosivi e ritmatissimi, sempre inappuntabili dal punto di vista stilistico, con un mix di suoni che va dallo ska al rock, passando per il reggae ed il pop più spensierato, con ludiche puntatine sixties e disco. I The Mentos non sono un nome nuovo sulle nostre pagine, e nel loro autoprodotto targato 2014 confermano tutto ciò che di buono hanno sin qui seminato. Disimpegno e leggerezza all’ennesima potenza, ma dietro si sente il background di chi di musica ne ha consumata tanta. C’è chi chiede loro un disco più maturo dopo anni di canzonette, ma quando una formula funziona così bene perché cambiare? Soprattutto se con brani come questi si continuano a riempire i locali del litorale laziale… (Claudio Lancia 6/10)
CECCO E CIPO - Lo Gnomo e lo Gnu (2014, Labella)
songwriter, folk-pop
Duo di giovanissimi cantautori dell’empolese, Simone “Cecco” Ceccanti e Fabio “Cipo” Cipollini, torna con “Lo gnomo e lo gnu”. Il vocabolario di stili è aumentato, la tenerezza che li contraddistingue è rimasta. I due scandiscono i loro stornelli in vaudeville alla Cochi e Renato con banjo (“Orazio”) e con fiddle e fischietto (“La scatola”, poi persino danza sfrenata messicana), in mazurke guidate dal piano in crescendo (“Panini”), persino in zydeco (“Ziguli”) e garage-pop da spiaggia (“Trottola”), fino a trovare un apice di cantabilità e ballabilità contagiosa in “Ninna”. Il folk-pop a più voci di “La licenza di tuttologo” e la ballata amorosa di “Be’” appartengono al loro miglior stile consolidato, mentre fuori contesto e misura suonano il puerile techno-pop di “Hanno fatto un monumento al grasso” e una generica “Minestrone” (che all’inizio plagia “La canzone del sole” di Battisti). Dopo il cristallino quasi-concept di debutto “Roba da Maiali” (2011) i due si ripetono con arrangiamenti appena più spessi, ritornelli ancor più amabili che suonano e danzano come filastrocche per bimbi: niente soda caustica generazionale nelle loro storie ma un fiabesco e incontaminato ricordo. Camei di Lodo Guenzi (Lo Stato Sociale), Tommaso Spinelli (L’Orso), i Sushi Rain, Ragazzi Scimmia, Fantomatik Orchestra, mamme, fidanzate, sorelle. Partecipazione a X-Factor 2014. (Michele Saran 6/10)
I GOLDONI – Un diversivo (2014, autoprodotto)
demential pop-rock
L’estate, si sa, è la stagione dedicata al disimpegno ed alla leggerezza, ed anche in musica qualche nota dissacrante e demenziale non ci sta affatto male, anzi. Poi c’è chi questo lavoro sa farlo bene, un pochino meglio degli altri, e di tanto in tanto spunta qualche nome nuovo da tenere sott’occhio. I Goldoni suonano assieme da un paio d’anni, si tratta un trio composto da batteria minimale, chitarra acustica e voci. Partiti come gruppo da sottofondo per aperitivi o situazioni raccolte, hanno presto iniziato a scrivere pezzi propri per rallegrare le serate del proprio pubblico. E si sono trovati a proprio agio soprattutto nel raccontare piccole storie universali che narrano dei ventenni 2.0 di oggi. I toni sono al contempo sarcastici e amari, il piglio scanzonato, i testi spesso arricchiti da tipiche inflessioni dialettali romane. Come ad un ipotetico incrocio fra Elio e le Storie Tese e Mannarino. I Goldoni sono Nando, Faj e Zezzy. Ha contribuito alla realizzazione del disco l’ex Desert Motel Massimo Gresia, che ha suonato basso e tastiere in alcune tracce. Un distillato di spensieratezza, anche se poi alla fine è la sagace razionalità a prendere il sopravvento, come è giusto che sia in questi tempi difficili (Claudio Lancia 6/10)
VOSTOK - Vostok (2014, Blotch)
alt-rock
I Vostok, quartetto livornese, debuttano con “Vostok”, che, tra gli altri, arriva a scimmiottare i Queens Of The Stone Age (“Sui tuoi passi”, “Eva”, ballata più personale), con il punto di maggior lirismo nel refrain di “La sindrome di Danuz”. Minestra riscaldata di hard-rock e grunge italiota, ma le canzoni non sono scritte male e l’esecuzione ha una carica che in taluni momenti - “Baudelaire” (anche primo singolo) - è quasi punk (Michele Saran 5,5/10)
PUSH BUTTON GENTLY – Uru Ep (2014, autoprodotto)
alt-rock
Un mash-up dai contorni arty e un’attitudine da jam psych-garage sono alla base del progetto lombardo Push Button Gently, che presenta qui il suo nuovo Ep, “Uru”, seguito di quest’anno dell’unico Lp pubblicato (nel 2013). La netta propensione istrionica Albarn-iana del frontman Julio Speziali si agita sullo sfondo indie-rock dei pezzi, a volte un po’ datato (“You Are You”). Le velleità “art” già citate non sempre si rivelano corredate da idee musicali sufficienti (unica eccezione parziale il biascicare sognante del cabaret di giocattoli in “Disappearing”), rimanendo larvali suggestioni quiet-loud come in “Tarpit Cock And The Bazoukie Returns”, che passa dai Fugazi ai Guided By Voices, fino a dissolversi in un abbozzato groove psichedelico. Piuttosto lontani dall’idea di musica che forse vorrebbero proporre (Lorenzo Righetto 5,5/10)
KEIN - In Bloom (2014, Audiobulb)
electro
Già membro dei Flug e affermato soundartist, Kein, moniker foresto ma italianissimo d’origine (Molise), debutta con i meccanismi digitali dell’Ep di 4 tracce “Suburban Turntablism” (2007), cui segue l’Ep di 5 tracce “Fondle” (2009) dove invece approccia per la prima volta i ritmi. Una fusione dei due arriva con il primo album “In Bloom”, ottenendo un buon risultato nella lugubremente scandita “Untitled”, sovrastata da brezze di suoni da camera riprocessati, e in misura minore nella melodia ambientale per tastiere di “Look After Me”. Quindi il compositore scivola nei luoghi comuni del glitch e dell’IDM, e a poco servono gli abbellimenti come le atmosferiche fluttuazioni elettroniche della title track, i sovratoni organistici di “Brixton Rd”, l’oscura cappa breakbeat di “Ostalgie”. Albo breve, una durata che non supera di molto i precedenti Ep, che spreca il già poco, tutta palestra di campioni e suoni e quasi niente composizione. Masterizzato al prestigioso Skyline Tonfabrik di Dusseldorf. Artwork a cura di Civico 32 (Michele Saran 5/10)