Jeff Tweedy

Let's Go (So We Can Get Back). Una storia di dischi e discordie con i Wilco (e non solo)

Autore: Jeff Tweedy
Titolo: Let's Go (So We Can Get Back). Una storia di dischi e discordie con i Wilco (e non solo)
Editore: Edizioni Sur
Pagine: 320
Prezzo: Euro 19

bigsur_jefftweedy_cover409x637_02“Non avere problemi a mostrarmi vulnerabile è molto probabilmente il mio superpotere.”
Così scrive, a un certo punto di questa sua autobiografia, Jeff Tweedy, leader dei Wilco e, a suo tempo (eravamo a cavallo tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta) degli Uncle Tupelo, formazione fondata insieme a Jay Farrar, amico di scuola cui lo legò, nell'immediato, la comune passione per il punk.

Tweedy non esita a mettersi a nudo nelle oltre trecento pagine di “Let’s Go (So We Can Get Back)”, un libro che, oltre a rivisitare alcuni dei momenti più importanti della sua vita privata  (il rapporto col padre alcolista, i problemi con le droghe, la lotta contro la depressione, la scoperta dell’amore e l’impossibilità di chiudere definitivamente i conti con uno strisciante senso di solitudine etc.), ripercorre le tappe fondamentali prima dell'avventura degli Uncle Tupelo e, poi, di quella dei Wilco, una formazione che, all’inizio di questo millennio, realizzò un tassello fondamentale del folk-rock moderno con l’eclettico “Yankee Hotel Foxtrot”.

La versione dei fatti di Tweedy è sempre intrigante e schietta, e colpisce soprattutto per la sua capacità di alternare passaggi seriosi e più o meno toccanti ad altri scolpiti con brillante ironia. Ma tra queste pagine troverete anche le idee e le emozioni di un songwriter che continua a stupirsi dinanzi alla forza evocativa di una canzone, alla sua capacità di generare mondi attraverso un ineffabile equilibrio di musica e parole.

Non diventai un autore di canzoni quando azzeccai la prima rima perfetta, o quando provai la giusta quantità di dolore. Diventai quello che sono quando mi resi conto che scrivere canzoni, anche se significava sviscerare il mio io di fronte a degli sconosciuti, lasciar uscire fiotti di emozioni pulsanti e rendermi ridicolo con le mie stesse parole, era esattamente quello che volevo fare nella vita.