Jeff Tweedy

WARM

2018 (dBpm) | alt-country, americana, folk-rock

Tagliato il traguardo dei primi 50 anni, è giunto per Jeff Tweedy il momento di tirare le somme, di tracciare il bilancio di una vita che lo ha imposto come uno dei più autorevoli songwriter americani della propria generazione. Per farlo ha scelto la strada del racconto autobiografico a doppia mandata: da una parte “Let’s Go (So We Can Get Back)”, l’imperdibile memoriale a cuore aperto mandato in stampa finora solo in lingua originale, dall’altra “WARM”, secondo disco pubblicato a suo nome (terzo se consideriamo anche il progetto Tweedy) dopo “Together At Last” del 2017, ma a tutti gli effetti prima collezione di inediti, giacché il predecessore si limitava a una rivisitazione nature di alcuni classici della navicella madre.

Unendo la tradizione alt-country degli esordi (impossibile non scorgere fra questi undici affreschi di Americana i rimandi all’epopea degli Uncle Tupelo o alle immagini roots evocate da “A.M.” e “Being There”) alla matura consapevolezza di uno status quo inoppugnabile, la parabola artistica di Jeff Tweedy - rappresentata sovente da una Chicago suonata dentro un loft fatto di mattoni rossi e finestre dalle imposte bianche - compie con “WARM” un ulteriore passo avanti nella ridefinizione di una scrittura asciutta ed essenziale, solida e spogliata da qualsiasi artifizio di sorta. Un approccio del tutto privo di quelle fughe trasversali che avevano animato alcune memorabili composizioni targate Wilco, ma dove ogni movimento è colorato con classe e impareggiabile stile, veicolato da una spinta emozionale sincera e profondamente reale. 

Uno degli episodi emblematici, in tal senso, è rappresentato dall’opener “Bombs Above”, costruito su raffinate dinamiche e contrappunti, con la pedal steel a fare la parte del leone (e così sarà per buona parte dell’album): una beatlesiana (come spesso accaduto sin dai tempi di “Hummingbird”) apertura in cui Tweedy introduce alcuni dei temi più intimi e difficili del disco senza lesinare in versi spietati e sofferenti (“I've lost my way but it's hard to say/ What I've been through should matter to you”). Gli altri snodi fondamentali sono rintracciabili nelle armonie circolari che contraddistinguono la toccante “Don't Forget”, un altro imporante tassello nel disegno lirico generale (“Don't forget sometimes we all think about dying”), e nella poesia sussurata al cuore straziato dalla devastante chitarra acustica in “How Hard It Is For A Desert To Die”. Da “Some Birds” e “I Know What It's Like”, i due convincenti singoli apripista, destinati a diventare dei classici minori del catalogo, emerge con forza la difficoltà nello svincolare il giudizio dall’ingombrante fardello rappresentato dal passato artistico di Tweedy. In particolare “Some Birds” porta con sé eco consistenti di “Schmilco”, il più recente lavoro in studio degli Wilco.

In questa raccolta di confessioni intime e dolorose non si scorgono però momenti davvero epocali, e in qualche circostanza si ha la sensazione (la medesima presente in “Star Wars”) di trovarsi di fronte a sketch che avrebbero meritato sviluppi più approfonditi. Si dimostrano così poco riusciti il ridondante mantra obliquo di “How Will I Find You?”, la scanzonata “Let's Go Rain” e il crescendo incompiuto di “The Red Brick“, una sorta di prologo per la title track, o meglio la sua metà oscura. Nonostante ciò, "WARM" (al quale hanno contribuito il fido Glenn Kotche e Spencer Tweedy, il figlio di Jeff) si impone come la testimonianza autentica di un grande autore che non ha timori di mostrarsi insicuro, spaventato, dubbioso.

Se in passato (specie in “A Ghost Is Born”) aveva già lasciato filtrare le difficoltà derivanti dalle complicate questioni personali, opponendovi un’appassionata ricerca di speranza e fiducia, mai come questa volta Jeff si mette a nudo, con estrema schiettezza e amara lucidità (“I know it’s a lie when you say it’s okay”, rivela malinconicamente in “I Know What It's Like”). Tweedy ci parla come se stessimo trascorrendo una serata assieme, contemplando uno stormo di uccelli (magari quelli di "Sky Blue Sky") in fuga verso un posto migliore, mentre ci confessiamo tutte le paure dell’essere vivi. Ed è nel titolo, in quel “WARM” urlato in maiuscolo, già di per sé una dichiarazione d'intenti, che si annida tutto il senso di un album semplice e reale, senza filtri, un disco per tenerci al sicuro e continuare a sentirci veri.

(08/12/2018)

  • Tracklist
  1. Bombs Above
  2. Some Birds
  3. Don’t Forget
  4. How Hard It Is For A Desert To Die
  5. Let’s Go Rain
  6. From Far Away
  7. I Know What It’s Like
  8. Having Been Is No Way To Be
  9. The Red Brick
  10. Warm (When The Sun Has Died)
  11. How Will I Find You?




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