Are teenage dreams
so hard to beat?
“Chiunque abbia visto in azione le prime punk-band ricorderà che era uno standard fare cover di canzoni anni Sessanta, assicurandosi però di suonarle al doppio della velocità”. Può darsi che l'affermazione del bassista Michael Bradley, contenuta nel recente libro di memorie, non vi risulti particolarmente rivoluzionaria. Eppure, per capire una band come i suoi Undertones, non si può che partire da qui: dall'avvento del punk e dalla dissacrante idea secondo la quale si può prendere, manipolare, distruggere ciò che si vuole, come si vuole. Anche se a malapena si riesce a imbracciare uno strumento.
Nel 1975, quando gli Undertones si formano, il punk sta velocemente raggiungendo le coste britanniche: è in quello stesso anno, ad esempio, che si formano i Sex Pistols. Qualche centinaio di chilometri a nord-ovest, a Derry, i fratelli Damian e John O'Neill, entrambi chitarristi, il batterista Billy Doherty, il cantante Fargal Sharkey e il già citato bassista Michael Bradley hanno però forse ben altri motivi per gettare tutte le loro energie sulla musica. Il ricordo della “bloody sunday” è ancora più vivo che mai, ma soprattutto quell'episodio ha riacceso il focolaio dello scontro tra le milizie britanniche e gli attivisti dell'Ira lungo le strade della seconda città più popolosa dell'Irlanda del Nord. Non bastasse, a rendere il clima ancora più lugubre è un tasso di disoccupazione ai massimi storici: nella band, l'unico ad avere un lavoro stabile è Sharkey.
In ogni caso, è proprio l'avvento del punk a indicare la via agli Undertones. Il repertorio iniziale comprende una serie di classici rock'n'roll anni Cinquanta e brani garage anni Sessanta, ma poi arrivano Buzzcocks e Ramones e nulla è più come prima. Per ascoltare musica dal vivo a Derry ci si può affidare soltanto a due locali gestiti dagli stessi proprietari ed esistenti sulla medesima via. Nel più grande dei due, The Casbah, gli Undertones iniziano a farsi le ossa suonando ogni volta che possono. Fino a quando, un giorno, decidono che è ora di iniziare a scrivere pezzi propri.
Non si può dire come possa nascere un inno rock. Da quale alchimia di fattori, da quale attimo fuggente sgorghi il riff vincente. Un attimo prima sei un ragazzo con una chitarra, quello dopo hai firmato una canzone leggendaria. E il bello è che nemmeno te ne rendi conto, perché non sei tu a decidere che cosa resterà nella storia, ma qualcun altro là fuori. Quando John O'Neill butta giù gli accordi di “Teenage Kicks”, ha in mente la hit dei compatrioti Them, “Gloria”, interpretata dall'idolo locale Van Morrison. “Ho pensato che sarebbe stato grandioso scrivere una canzone come quella, un brano che ogni garage-band potrebbe suonare, anche se è agli inizi”.
In cinque minuti, “Teenage Kicks” è pronta, ma ci vorrà diverso tempo per vederla incisa su nastro. Nel giugno del 1978, dopo aver partecipato a una Battle of the Bands a Belfast, gli Undertones varcano la soglia dei Wizard Studios della capitale nordirlandese. In tasca hanno duecento sterline che gli bastano per restare in sala una manciata di ore. Con la fretta di chi non ha tempo da perdere, registrano quattro canzoni con l'intenzione di farne un Ep. La prima di queste è “Teenage Kicks”.
Per la prima volta, i cinque possono contare su uno studio vero e dotato di una strumentazione professionale. Il budget, però, è quello che è: nel giro di soli tre giorni, le quattro canzoni sono registrate e mixate. E in fondo, che importa se è pieno di imperfezioni? È un album punk, e il punk non si cura dei dettagli. L'Ep esce per una piccola etichetta di Belfast, la Good Vibrations Records, il cui proprietario, Terri Hooley, è anche il gestore dell'omonimo negozio che sorge su Great Victoria Street. Si dice che Hooley all'inizio sia piuttosto riluttante a scritturare gli Undertones, ma alla fine non solo si convince, ma decide addirittura di prendere con sé qualche decina di copie per portarle a Londra, là dove ci sono le sedi delle etichette importanti e delle compagnie di distribuzione. Quel viaggio rappresenterà il più grande successo della sua vita, e ovviamente di quelle dei cinque di Derry.
L'Ep si apre con la canzone che dà il titolo all'opera, “Teenage Kicks”. Gli altri tre brani, nell'ordine, sono “True Confessions”, “Smarter Than U” ed “Emergency Cases”. Soltanto uno, però, sarà destinato a restare in eterno negli annali del rock. In meno di due minuti e mezzo, “Teenage Kicks” racchiude l'essenza di un'epoca: i ritmi frenetici del punk, le chitarre garage, gli stilemi power-pop, e poi una frivolezza che sottende non solo le linee melodiche, ma anche e soprattutto le liriche. Non c'è bisogno di parafrasi per intuire il messaggio sillabato da Fargal Sharkey in una delle sue prove più ispirate: i teenage kicks non sono altro che gli impulsi sessuali scatenati da una ragazza appena arrivata nel quartiere e subito oggetto dei desideri, al punto da non far dormire la notte e spingere a prendere immediatamente in mano il telefono per fissare un appuntamento. “I need excitement, oh I need it bad”: certo non è roba da Shakespeare né da Yeats, ma – nella sua più sincera brutalità – un'affermazione che racchiude tutta la carica, e magari la frustrazione, dell'età giovanile. Eppure, a fianco di pensieri come questo, compare anche una domanda così urgente e in un certo senso filosofica e universale da poter essere presa in prestito dai teenager di qualsiasi epoca e luogo, come in effetti sarà: "Are teenage dreams so hard to beat?"
Quando arriva a Londra, Terri Hooley bussa a tutte le porte che contano: Rough Trade, Emi, Cbs e via dicendo. Nessuno, però, sembra mostrare il benché minimo interesse verso il debutto di cinque nordirlandesi scapestrati e dall'improbabile appeal. Almeno fino a quando l'Ep non arriva tra le mani di un popolare deejay di Bbc Radio 1, John Peel, che non solo ascolta le tracce, ma ne resta talmente affascinato da proporle tutte in fila, una dopo l'altra, nella trasmissione del 12 settembre 1978. Non bastasse, per la prima volta in vita sua ripropone la prima canzone una seconda volta nel corso del programma, spiegando la scelta con una semplice frase: “It doesn't get much better than this”, ovvero “Non c'è niente di meglio”. La canzone è “Teenage Kicks”.
Il resto è, come sempre, storia. “Teenage Kicks”, ristampato in fretta e furia da Sire Records nell'ottobre del 1978, entra in classifica nel Regno Unito posizionandosi al 31° posto. Per la cronaca, non sarà il migliore successo commerciale degli Undertones: “My Perfect Cousin”, nel marzo del 1980, raggiungerà la nona posizione; “Wednesday Week” toccherà l'undicesima piazza, “Jimmy Jimmy” la sedicesima, “It's Going To Happen” la diciottesima. Non sono però le classifiche – grazie al cielo - a determinare l'immortalità dei brani, ma la le loro melodie, la carica, quella strana alchimia che rende certe note e certe canzoni epocali. “Teenage Kicks” è stata suonata ed è ancora suonata da migliaia di band in ogni angolo del mondo. In quanto a John Peel, in un'intervista rilasciata qualche anno prima della morte, ebbe a dire che non riusciva ad ascoltare questa canzone senza farsi venire le lacrime agli occhi. Al suo funerale, nel 2004, il feretro uscì dalla chiesa sulle note di “Teenage Kicks”, la sua canzone preferita. Sulla sua tomba, giusto sotto il nome e le date di nascita e di morte, un'epigrafe recita: “Teenage dreams so hard to beat”.
Are teenage dreams so hard to beat
Everytime she walks down the street
Another girl in the neighbourhood
Wish she was mine, she looks so good
I wanna hold her, wanna hold her tight
Get teenage kicks right through the night
I'm gonna call her on the telephone
Have her over 'cause I'm all alone
I need excitement, oh I need it bad
And it's the bes I've ever had
I wanna hold her, wanna hold her tight
Get Teenage kicks right through the night, all right
Are teenage dreams so hard to beat?
Everytime she walks down the street
Another girl in the neighbourhood
Wish she was mine, she looks so good
I wanna hold her, wanna hold her tight
Get teenage kicks right through the night
I'm gonna call her on the telephone
Have her over 'cause I'm all alone
I need excitement, oh I need it bad
And it's the bes I've ever had
I wanna hold her, wanna hold her tight
Get Teenage kicks right through the night, all right
I wanna hold her, wanna hold her tight
Get Teenage kicks right through the night, all right
Autore: John O'Neill
Etichetta: Sire
Pubblicazione: 14 ottobre 1978
Durata: 2:28
Musicisti:
Feargal Sharkey - voice
John O'Neill - rhythm guitar, vocals
Damian O'Neill - lead guitar, vocals
Michael Bradley - bass, vocals
Billy Doherty - drums
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