Orion Club
Ciampino (Roma)
10 giugno 2012

E' già una piccola grande "hard working woman in show-business" (ciao, James, non pensare che ti abbiamo dimenticato, eh), con uno stile naturale nel sapersi mantenere in controllo, nonostante il sudore la bagni e le spalle del vestito vadano aggiustate a ogni fine canzone, e sembrino fatte più per un Festival di Sanremo che per un club di periferia buio e caciarone, dove in genere transitano gruppi indie.
Eppure è proprio questo il bello, la sintesi di tutto: la Nina sa far tutti e due, grandi platee televisive e piccoli locali, "Per Sempre" alla Mina e "At Last" di Etta, sa esser insieme sciantosa e ragazza della porta accanto, laurearsi allo IULM e discettare con competenza della Grande Storia del pop italiano, Morandi/Mina/Celentano, o di quella nera, Otis e Temptations e Aretha, senza dimenticare i Clash, lo ska, il punk.
Nina, o Chiara come la chiamano ancora quelli della posse che la accompagna, è davvero uno strano ibrido. C'è di tutto nei suoi 30 anni, romantic girl emigrata innamorata diciottenne a Chicago con appartamento di fronte alla House of Blues e i pomeriggi nei negozi di dischi dove la sua spacciatrice di vinile la istruiva su tutto il passato black. Un primo disco bello ruspante, pieno di reggae e ska, sodalizio di affinità elettiva con Giuliano Palma, soul sista che paga i suoi tributi a certe cose, cose dell'anima intendo, quelle che non muoiono mai. Co-conduttrice con Red Ronnie nel Roxy Bar (vabbe', nessuna è perfetta) e poi con Panariello in prime time (vabbe', fatti gli opposti prima o poi troverà il centro). Grandi eventi live, da Rock in Roma al 1° Maggio. Secondo album (forse oggi si dice secondo download) molto più melodico, più violini che fiati, anche ballatone senza tempi in levare, sempre scritto e arrangiato in buona parte da lei stessa, forse era già ora di uscire dalla nicchia.

C'è molta ironia citazionista, in questo atteggiarsi a rediviva Diana Ross-in-Gordy, o forse rinata Ronnie senza più Spector, o forse reincarnata Dusty quando andava, lei diva del pop inglese (la loro Mina, insomma), a incidere a Memphis, in cerca di soul e nuova linfa (la solita, quella all'origine di tutto, peraltro). O forse tutte insieme, e di più. Nina è coquette e un po' teen-idol, sciantosa e ammaliatrice, consapevolmente ammiccante. Fotogenica oltre il ragionevole, icona pop esportabile al Festival nazionale, ma in fondo ancora innamorata di rock e reggae e ska, sangue blue & rhythm che scorre nelle vene.
"Hai visto che è punk?", ti accoglie dopo fuori del camerino, mentre truppe di ogni provenienza carrambano contenti, "Defluite, di là", li spinge nel secondo camerino, chissà se apri una porta e sali su un low-cost per Harlem, o Memphis, o Kingston. Punk nell'energia, ma tante altre cose ancora, la Zilli. Meglio al Porretta Soul che a Sanremo, ma questo è un fatto di gusti. Good God ce la conservi a lungo, e lustrate le dancing shoes. Anche stasera si balla, la Nina Zilli Soul Revue is coming to town.