28/03/2008

Selezioni Iw Campania - La Finale

SudTerranea, Napoli


Eccoci qui, siamo giunti alla conclusione. Per gli altri resoconti abbiamo cercato di far respirare ai lettori l'atmosfera di queste serate di selezione; di farli entrare con noi in un mondo musicale poco visibile eppure più che vitale. Stavolta voglio cambiare approccio. Niente "siamo arrivati alle sette e abbiamo mangiato la torta", insomma. I giochi sono fatti, ormai; il concorso è finito, il vincitore è stato proclamato. Abbiamo cercato di farvi vivere il percorso che ci ha portato qui: ora voglio fare una presentazione dei sei finalisti, indicandone i pregi e i difetti che abbiamo avuto modo di conoscere in questi mesi, trattandoli da pari, pienamente pari, con le band più rinomate (ma non per questo migliori) di cui si parla abitualmente su queste pagine. Procedo, dunque, nello stesso ordine di scaletta della finale, eccezion fatta per i trionfatori, i Sula Ventrebianco.

Rosso Rubino: Vincitori della categoria "etno"; sestetto di Benevento (Lorenzo Catillo voce, Giovanni Francesca chitarra, Pasquale Pedicini piano e fisarmonica, Dario Miranda contrabbasso, Luca Aquino tromba, Aldo Galasso batteria). Band nata nel 2003 ma rivoluzionata nel 2007; età media 30-35 anni, dieci brani (un autoprodotto, "Tecniche d’approccio") come biglietto da visita. Substrato autoriale, sfumature jazz, canzone pop: i Rosso Rubino sono una mescola ben calibrata di tutto ciò. Peccano senz'altro in originalità, ma non ne è inficiata la godibilità. Nella resa live hanno mostrato grande compattezza, atmosfera e indubbia padronanza strumentale (raggiungendo l'apice nella finale). Un occhio va dato anche ai testi, fotografie sulla quotidianità, con un filo di snobismo, di ironia e, perché no, di poesia (da "Atletico Sposalizio": "quanta grazia in questo amore mancato, in questo idillio abortito, in questo strazio fugato, non hai retto ad un atletico sposalizio, sei scampato a un supplizio di cultura accennata"). Il problema maggiore dei Rosso Rubino, che non me li ha fatti preferire fino in fondo, è che sono bravi; ma bravi e basta. Non hanno sbavature particolari, ma nemmeno vette: manca quella capacità di arrivare, in un modo o nell'altro, dritti al cuore. Quando riusciranno a colorare le loro canzoni anche in profondità saranno una band da ascoltare e non più solo ascoltabile.
Brano consigliato dallo space: Domenica sera

Natege: Duo elettronico, Enzo Lanza (Melke) da Scafati e Giuliano Orlando (Maegen und Craft) da Pompei, entrambi al laptop e mixer. Poco più che ventenni, danno vita al progetto comune nel 2007. Abbiamo scelto il duo rispetto ai solisti per la finale perché somma ai pregi dell'uno i pregi dell'altro; e limita i difetti di entrambi. L'indiscutibile gusto melodico di Lanza si sposa benissimo alla ricerca ritmica e ambientale di Orlando. Le esibizioni live, con tanto di televisione al centro, sono state evocative e profonde, e hanno con questo nascosto il maggior limite della band: pochi brani, soluzioni ancora troppo simili e poco sfaccettate. Già la presentazione della nuova "Switch", più ballabile, ritmata e rumorista, mostra la presenza di vie alternative, che, semplicemente, non sono state approfondite per la natura stessa della band (un progetto parallelo di recente formazione). La loro IDM cerebrale, che strizza l'occhio anche alle sperimentazioni degli anni '70, è ancora in cerca di forma definitiva, ma la strada imboccata è senza dubbio quella corretta; e, cosa essenziale, il talento c’è. Non resta che lavorarci su.
Brano consigliato dallo space: Geburt

Naadir: Quartetto di Salerno (Diego Dati voce, Emilio Pantuliano chitarra, Stefano Esposito basso, Fabio Liguori batteria). Band formatasi nel, purtroppo, lontano 1999 ma che trova forma compiuta (come elementi e come sonorità) nel 2006; età media 25 anni. Ammetto che non avevo inizialmente considerato molto la band: tutti sbagliano. Si sono giocati la vittoria finale fino all'ultimo, e con merito. Fanno, un bel casino, fanno. Hardcore, funk, ma anche hard-rock e metal, nel loro miscuglio. Riferimenti chiari, Faith No More, System of a Down; ma anche qualcosa di diverso, di personale, specie nel modo di usare l'elemento funky, più puro rispetto agli illustri riferimenti. Nelle esibizioni live hanno mostrato grande carica e potenza, finanche strabordante la prima volta (meglio in finale dove, contenendosi un po', sono stati più concreti). Quello che devono affinare ancora sono i passaggi fra potenza e melodia, a volte un po' scollegati o resi con poca precisione. Emanciparsi maggiormente nella scrittura dei pezzi servirà invece a fargli fare il salto di qualità.
Brani consigliato dallo space: La Delta; Booby Prize

Nembrot: Terzetto di Saviano, Napoli (Pasquale Pierno e Gregorio Cassataro chitarre, Carmine Morelli batteria). Nascono nel 2001 ma si ricompongono nell'attuale formazione nel 2005; età media 30 anni. Il trio lavora sul lato più avanguardistico della musica rock, cercando di creare composizioni alternative alle sue tradizionali forme classiche (la canzone ma anche la suite progressive), incanalandosi in uno dei filoni che oggi ha il maggiore incremento percentuale di appassionati, il noise. Su disco i Nembrot ancora mostrano limiti, in parte connaturati alla difficoltà di ascolto del tipo di musica in sé per sé. Dal vivo, però, è un altro discorso. La prima esibizione è stata la migliore in assoluto fra tutte quelle che abbiamo ascoltato; in finale hanno pagato il taglio dell'elemento percussivo su cui avevano giocato la prima volta (incroci fra lamiera e batteria), con un live che puntava più sull'ipnosi che sulla fisicità; e il risultato ha rapito solo a tratti. L'impressione, come disse Francesco qualche tempo fa, è che manchi qualcosa a livello strumentale: lui proponeva un violino, e la proposta è tutt’altro che peregrina. Non è una band che venderà mai chissà quanti dischi; ma la sperimentazione che conducono è di buona qualità e può condurre a risultati ancora migliori.
Brano consigliato dallo space: La vecchia storia dell’incudine e il martello.

She's a Man: Vincitori della categoria "urban", secondi classificati assoluti; terzetto di Napoli (Gianfranco Pellegrino voce, Mirko Iapicca e Vincenzo Miele laptop e mixer). Band formatasi soltanto nel novembre 2007; età media 22 anni e già una decina di brani composti. L'elettro-soul del trio si basa su ritmiche ficcanti, che sanno essere al tempo stesso armoniose e sporche, cupe e sensuali; e su una voce black e femminea. Acerbi, vero, ma già con personalità e una grossa quantità di buone canzoni in cascina; qualche imperfezione nel live, specie nella serata finale, è rimediata dall'atmosfera che la loro musica è capace di creare. Look, idee e musica in Inghilterra avrebbero messo orde di discografici sulle loro tracce, e magari sarebbero seguiti anche suggerimenti preziosi su come irrobustire e variare lo stile e il suono delle loro creazioni (fiati, chitarre). Qui chissà che futuro avranno. Intanto voi ascoltateli.
Brani consigliato dallo space: Seventh Sense; Carnal Red Desire

Sula Ventrebianco: Vincitori della categoria "rock" e Vincitori Assoluti; quartetto di Bacoli, Napoli (Sasio Carannante voce e chitarra, Peppe Cataldo chitarra, Marco Torrese basso, Aldo Canditone batteria). Band nata nel 2007; età media 24 anni. Il loro modo di porsi verso il rock è lo stesso di non poche altre rock band nostrane: cercare di mescolare chitarre, di matrice anche varia, e melodia di radice italica. Quando devo fare un esempio prendo sempre gli Afterhours. Le loro chitarre, pur venendo dopo il grunge, non suonavano grunge; ma erano figlie di un tipo di rock ideale, in realtà non esistente, di sentito ma non di vissuto: e che quindi finivano per essere qualcosa di diverso. In più hanno sempre avuto una sorta di attitudine cantautoriale, dai tempi di "Dentro Marylin". I Sula si muovono lungo questo solco: hanno dentro un po' di hardcore, ma non lo sono; di noise-rock, ma non lo sono; di indie-rock, ma non lo sono; di hard-rock, ma non lo sono. E portano dentro la melodia, anche prettamente napoletana (vedasi la ballata "Fix"). Li ho messi in cima alle mie preferenze per questo: e perché i loro pezzi sono i migliori, pur non avendo ancora trovato una formula perfetta (da curare soprattutto i passaggi da rock a lento); e proprio per questo potenzialmente ancora migliori. Nei live hanno mostrato grandissima carica ed energia e qualche passaggio ancora da migliorare (ripeto, alcuni a causa della stessa struttura dei brani); ma in quei tratti in cui filavano lisci hanno esaltato. Andranno ad Italia Wave, e da lì passerà un buon treno per la visibilità; in realtà quello che più mi preme è che lavorino, lavorino, lavorino e trovino la formula perfetta, che non è poi così lontana.
Brani consigliati dallo space: Contorni e muri; Cosa

Chiudo qui, dopo aver ringraziato il mitico Gino Fastidio, che ha chiuso la serata con una versione in ginocchio e a cappella della sua mitica "Buste". Vi invito a dare un ascolto alle band che più vi sembrano vicine ai vostri gusti; e a cercare sotto casa vostra: anche lì ne avete, e hanno bisogno di una mano. Altrimenti che nessuno si lamenti più degli Amari.

(03/04/2008)

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