18/11/2014

Ought + Kult Country + Alex G

Sound Control, Manchester


Manchester, si sa, è una delle più magiche capitali della musica britannica. Culla di band come The Smiths, Oasis, Stone Roses e Joy Division (per citarne solo alcune), vanta location musicali che l'hanno fatta diventare più che legittima portatrice di questa fama. C'è la celebre Factory, che ha portato al successo la band di Ian Curtis e in seguito gli Happy Mondays. C'è la Haçienda, club frequentato negli anni Ottanta e Novanta dai fratelli Gallagher e dagli Stone Roses. C'è il Salford Lads Club, davanti al quale gli Smiths si fecero fotografare per l'artwork del loro album "The Queen is Dead". I luoghi che hanno fatto la storia della musica di questa città sono tantissimi. Il Sound Control, nel suo piccolo, è uno di questi. Un tempo celebre e rinomato negozio di musica in cui gli Oasis avrebbero acquistato le loro prime chitarre, è oggi un accogliente club e sala da concerti su tre piani. Sul suo palco questa sera si esibivano tre artisti in un modo o nell’altro molto diversi tra loro.

A dare inizio alla serata è stato l’americano Alex Giannascoli, in arte Alex G, che ha debuttato ufficialmente quest’anno con l’album "DSU", uscito da pochissimo per la Orchid Tapes. Molto presto, davanti a un pubblico ancora poco numeroso, il cantautore ventunenne di Philadelphia inizia l’esibizione senza troppi annunci e introduzioni, circondato dalla sua band. Alex si presenta sul palco davvero come le sue canzoni: semplice, sincero e senza fronzoli. Nei trenta minuti scarsi di esibizione l’attenzione del pubblico è completamente rivolta a lui, alla sua chitarra e alle sue parole, ogni tanto cantate e ogni tanto inaspettatamente urlate, come a voler dare maggiore enfasi alle frasi più sentite. Il suo talento è palese, tutti nella sala sembrano genuinamente colpiti dal suo modo di cantare e divertiti dalla sua franchezza e semplicità che lo accompagnano fino alla fine del concerto. Dopo una conclusiva, appassionante "Hollow", Alex G lascia il palco nello stesso modo sfuggente in cui era arrivato, per cedere il posto ai Kult Country.

Davanti a un pubblico ormai molto numeroso, questa band di Manchester si mostra fin dall’inizio estremamente a proprio agio sul palco, probabilmente anche per via della partita giocata in casa. In tutte e sette le canzoni, il pubblico li segue con attenzione facendosi trasportare dal loro sound pulsante, ricco di elementi shoegaze. Tra lenti e sognanti riff di chitarra, un basso a tratti funky e una voce costantemente riecheggiante, i Kult Country non annoiano mai e la loro più che convincente esibizione (di circa quaranta minuti) sembra finire fin troppo presto. Ma grazie all’energia e al calore trasmessi dal loro live, ora chiunque è prontissimo per il main act, gli Ought, che all'inizio di questo mese avevano suonato in Italia per tre date.

La loro esibizione si può dire che inizi in medias res con il potentissimo singolo "Today More Than Any Other Day", che arriva al pubblico con un'energia ancora più forte di quella che emana dal disco. Dopo alcuni minuti di una misurata, persistente parte strumentale, il cantante/chitarrista Tim Beeler esordisce con la frase d'apertura "We're sinking deeper" e quasi chiunque nella stanza si lascia già andare a movimenti dinamici e sfrenati, non così scontati per le 21.30 di un tranquillo martedì sera. Tutte le altre sette canzoni della scaletta si susseguono come scariche di adrenalina pura, con un Tim Beeler che, pur non essendo forse il tipico frontman pieno di fascino e carisma, riesce a far pendere il pubblico dalle sue labbra. Il suo modo di cantare è infatti conciso, intenso, pieno di momenti di genio dovuti soprattutto alle abili parole capaci di tagliare ogni suono che la band nel suo insieme crea. Con lui, anche tutti gli altri componenti del gruppo si fanno assolutamente notare per la loro bravura. In particolare, il batterista Tim Keen nel breakdown di "Clarity!" e Matt May con le sue tastiere dissonanti in "The Weather Song". L’ultimo brano è l’inedito "Beautiful Blue Skies", perfetta conclusione per questo live tanto valido quanto il loro album.

Con origini, sound e modi di stare sul palco molto diversi, le tre band ospitate questa sera dal Sound Control hanno saputo mettere insieme un live intenso e pieno di energia, da cui si esce soddisfatti e in qualche modo ricaricati; un live totalmente all’altezza dell’ambiziosa scena musicale da anni al centro di questa storica patria della musica che è Manchester.

Setlist

Alex G

  1. After Ur Gone
  2. Harvey
  3. Sorry
  4. Rejoyce
  5. Icehead
  6. Black Hair
  7. Mary
  8. Animals
  9. Hollow

Ought

  1. Today, More Than Any Other Day 
  2. The Weather Song 
  3. Clarity! 
  4. Habit 
  5. Pleasant Heart 
  6. New Calm, Pt. 2 
  7. Gemini 
  8. Beautiful Blue Skies 

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