Rogers Sisters

Laura e Jennifer Rogers (rispettivamente batteria e chitarra e voce), a differenza dei Ramones, sono sorelle davvero. A completare la formazione, seppure non vanti nessuna parentela con le fanciulle di cui sopra, troviamo Miyuki Furtado (al basso e alla voce). Questo, già di suo, spiega il grande affiatamento del trio, che inzuppa tutto il loro suono. Per tutto "Three Fingers" ci si rende conto di essere in presenza di un gruppo fortemente legato a partire prima dal piano personale e solo poi professionale. Il suono è minimale e le voci non sono mai "doppie voci" o semplici "cori", ma un vero e proprio botta e risposta tra i componenti del gruppo. A volte si ha l'impressione di assistere a una scenata, altre volte a una rimpatriata, ma si ha sempre la percezione del loro forte legame.

The Rogers Sisters esordiscono negli Stati Uniti con l'album "Pure Evil" nel 2003, un disco che ha un impatto tale nelle scene underground newyorkesi da portarli ad aprire i concerti di Yeah Yeah Yeahs, Liars e The Kills. L'anno dopo danno alle stampe per il mercato statunitense "Three Fingers", un Ep di sette tracce che ora possiamo gustarci nell'edizione europea con quattro bonus track .

Il suono è compatto, pressato. Le chitarre stridono, gracchiano e graffiano. Le voci sono alte, come quelle di chi si diverte un mondo o urla al mondo.
A metà strada tra i B52's e i Pussy Galore, passando per i Chrome Cranks, le Rogers Sisters non si risparmiano e non ci risparmiano: il buon rock newyorkese non ha mai conosciuto stagione migliore, nonostante la Blues Explosion.

Tocca alla voce di Miyuki aprire il disco, facendo sue le due tracce iniziali: "Freight Elevator" e "45 Prayers" che non lasciano dubbi sul potere del trio (abbiate pazienza, non sono proprio riuscita a resistere!), mentre "Fantasies Are Nice" passa a Jennifer, canzone in cui Miyuki deve per forza dire la sua: il risultato sembra essere una vera e propria litigata in presa diretta con conseguente picco del disco. Se è risaputo che sono le donne a portare i pantaloni, ne è una riprova la seguente "The Secrets Of Civilization" dove è Jennifer a spuntarla. La voce è di nuovo la sua, mentre quella di Miyuchi vorrebbe attirare l'attenzione dell'ascoltatore per far conoscere anche la sua versione dei fatti, con tanto di canzonatura da parte delle donzelle alle sue spalle. Jon Spencer si chiede come mai non scrive più canzoni come "Check Level" e mentre anche noi ce lo domandiamo, passiamo "Five Months": un altro dei picchi dell'album, forse il più alto e non poteva essere altrimenti per una canzone che tanto si discosta dal resto del disco. Con loop elettronici e un tappeto bucherellato di tastiere, l'atmosfera si fa da aggressiva a surreale, si rimane immobili nel buio sperando che il fantasma si accontenti di Jennifer e non venga a cercare anche noi.

Dopo questa avventura, Jennifer è decisamente provata, e tocca a Miyuchi rassicurarci: "You Won't Believe It" (infatti non crediamo ai fantasmi quando non ne abbiamo paura) ci riporta alle chitarre stropicciate e potrebbe essere una risata isterica di chi ha appena lasciato una soffitta infestata e tenta di convincerti che non aveva paura. Ci crediamo?
Si giunge ora alle quattro tracce che compaiono solo per l'edizione europea. Le prime due sono cover: "Zig Zag Wanderer" di Captain Beefheart e "Object" dei Cure. Possiamo dire che il risultato non è affatto male: versioni completamente stravolte e personalizzate, ma che senso ha una cover uguale all'originale? A concludere l'album, una strepitosa versione in francese di "Fantasies Are Nice" e una in giapponese di "45 Prayers".

"Three Fingers" non è certo un disco lungo: appena 33 minuti, ma nessun secondo è inutile e una durata maggiore, ammettiamolo, poteva anche rischiare di diventare noiosa a danno del prodotto stesso che, assolutamente, merita attenzione.
Per chi rimpiange i Pussy Galore e per chi crede che i Kills siano il meglio in circolazione: andranno fieri di questa perla.

15/11/2012