Per Cadaveri & Papere, distribuito da Delta Dischi, esce
questo "Se", primo lavoro degli Zoldester, nell'arte di Fabrizio Panza e
Francesco de Napoli, ex componenti dei Quarta Parete.
Già il cd si presenta
bene, con digipack superlusso e cover concettuale, così come le foto all'interno
del booklet , che rimandano a un immaginario di sentimenti
esteriorizzati e violentati dalla superficialità del mondo esterno, veloce e
incessante nel suo divenire, incurante delle sensibilità e dei bisogni
individuali.
La stupidità di un "mondo di plastica", come da soundgardiano ricordo, nel vitreo
video promozionale di "Black Hole Sun"; e ci perdoneranno i ragazzi se abbiamo
errato l'analisi del concept, ma ne dubitiamo vista la grana esistenziale dei
testi. Alla fine, ciò che riluce è la musica, quella sì, certamente di buona
qualità.
Suonano rock italiano gli Zoldester, della miglior foggia, con
rimandi ben rintracciabili ad Afterhours e Interno 17, soprattutto per
ciò che concerne quell'alternarsi/incastrarsi di suoni acustici ed elettrici,
comunque ancorati alla tradizione della canzone italiana di un Raf chitarroso
che carteggia con Cristina Donà.
E infatti "Ninna nanna della fine" sarebbe stata canzone vincente di un
ipotetico festival di Sanremo rinsavito, un dolce/amaro girotondo battistiano
impreziosito da violini che come colombe a primavera planano su un tappeto di
docili arpeggi ammaestrati. Si replica alla grande nella successiva "Dicevo di
sì", melodia a presa rapida modello "ultimo bacio" della Carmelina nazionale. E' la strada che
devono seguire i ragazzi, quella della ballata agrodolce, a metà tra memorie
anglosassoni e retaggi della tradizione canzonettara peninsulare; riescono nel
territorio di mezzo, come dimostra ancora la splendida "Si avvicina il cielo",
tre minuti di estasi e rimpianto.
Fuori fuoco risultano, invece, i pezzi
più energici, indecisi tra la velocità del punk e i cerchiobbottisti
mid-tempo grungettari; eccezione è l'ottima "attraverso", elettrico
bluesaccio alternative alla Eleven.
Sono canzoni semplici, con belle
melodie e suoni ammaestrati all'asservimento totale del flusso di coscienza che
sottende la narrazione, quasi pensieri espressi ad alta voce. Manca la
stonatura, la nota fuori posto, il colpo di genio e la produzione risulta fin
troppo pulita, ma le canzoni ci sono.
Quindi, più che buona la prima, ma
viste le premesse ci aspettiamo ancora di più alla prossima tornata.
10/12/2006