Si sono fatti le ossa in giro con The Magic Numbers, The Go! Team, Starsailor, Ed Harcourt e Joanna Newsom. Hanno dato discreta
prova del loro country-rock macchiato con gocce di indie chitarristico
nell'Ep "Donkey Stock". E oggi tornano con un altro mini-album. Guidati dalla
carismatica voce di Dan Michaelson, gli Absentee suonano tutt'altro che
innovativi e originali, come milioni di altre band in giro per il pianeta -
isole comprese. Tuttavia, hanno almeno il merito di indovinare giusto un paio di
numeri di qualche interesse, come l'iniziale "Weasel", pop scaturito da qualche
misteriosa collaborazione tra i Pavement e Lou Reed, ma in vacanza al mare.
Chitarre duellanti come in una giostra medievale, coretti femminili sensuali e
sbarazzini, melodie che si incrociano con nonchalance . Insomma, davvero
tre minuti saporiti e di tutto rispetto che, non a caso, sono usciti anche su
singolo. Stessa scorza succosa possiede "Truth Is Stranger Than Fishing", che,
però, - e qui casca l'asino! - più che tentare nuovi percorsi, non trova di
meglio che sviluppare qualche piccolissimo tratto melodico della prima traccia.
Una copia carbone bella e buona, per farla breve.
Formula vincente non
si cambia, pare ovvio! E, quindi, perché starsene lì a menare il can per l'aia,
se possiamo succhiare il midollo finché ce n'è? Ecco, quindi, servita "You Try
Sober", vero e proprio plagio del plagio, se non fosse per una più spigliata
cantabilità chitarristica. Ci stanno prendendo per i fondelli, è evidente.
Eppure, in fondo, sono simpatici, dai! A trovarli in strada, verrebbe voglia di
bere qualcosa insieme. O, magari, prenderli a calci. Chissà!
Finalmente,
dopo dieci minuti buoni, arriva qualche spiraglio di luce. Niente di
trascendentale, certo. Bisogna accontentarsi…e quindi una ballatona tutta
sentimento e lieve nostalgia, con la voce di Michaelson che scivola su macchie
d'olio Waits-iane, ci va più che
bene ("A Roll In The Hay"). Suonano senza sprecare idee, questi giovanotti.
Vogliono fare gli spocchiosi. Magari hanno qualche buon asso nella manica e
continuano a passare la mano. Chi non risica non rosica, diceva mia nonna. Ma -
c'è sempre un "ma" - sul finire, prima del traguardo, la lunga elegia "scura" di
Rosie finisce per farci tornare il sorriso. Tutto è delicato, soffice, fragile.
Se non fai attenzione, ti crolla il mondo addosso. Hanno indovinato un altro
brano e noi rischiamo di rompergli le uova nel paniere! Malinconia a manetta,
qualche lacrimuccia piccola piccola (se proprio dovete, non ne abbiate
vergogna…) e persino un organo "ti-ricordi-gli-anni-sessanta" che sfavilla
delizioso e lontano. E ora che è finito, che si fa? Riascoltiamo la prima e la
quinta traccia e poi via al mercatino dell'usato. Magari rimedio i soldi per un
caffè…
15/12/2006