Attivi dai primi anni Novanta, i toscani Strange Flowers approdano al quinto album in studio della loro carriera, registrato a Roma con la produzione di Federico Guglielmi, firma storica del Mucchio Selvaggio nonché apprezzato produttore di area punk-garage negli anni Ottanta, soprattutto con l’etichetta High Rise.
“Vagina Mother” si presenta così come una sorta di semi-concept trasversale sulla maternità, all’insegna di uno pysch-rock classicamente atteggiato, intriso di riverberi amniotici e di un’indole densamente introspettiva che si ripiega su sé stessa nella bolla contemplativa di una calma placentare. I riferimenti si innestano in un tessuto più o meno stratificato di citazioni che vanno dai Church ai Ride, passando per Warlocks, Dead Meadow o Verve, con pennellate di chitarra cariche di colore acidulo e linee ritmiche abbastanza distese e dilatate (anche se non mancano episodi dal taglio più rock’n’roll, come, a titolo d’esempio, “The Followers Of Fame”).
Tra i pezzi che colpiscono di più, la cover ulcerata di “Hollywood” di Madonna, o “Powder Tears” (disponibile come bonus track anche in una versione ricantata in italiano, “Polvere”), ma convincono anche i disegni più ipnotici di “A Rose In Your Mouth” (che ricorda a tratti i Kula Shaker) o di “Underneath Electric Wires”.
Sebbene la proposta della band poggi in definitiva su una sintassi e una semiologia sonora abbastanza “di genere” (con tutti i limiti di prevedibilità annessi, com’è ovvio), il tutto tende comunque a non scadere mai in un banale didascalismo, grazie a una scrittura agile, robusta e perfettamente fruibile, che accarezza lo spirito e si lascia cantare con discreto trasporto.
12/01/2010