Goldheart Assembly

Wolves And Thieves

2010 (Fierce Panda)
country-pop

L'ennesimo ensemble in cerca di gloria in bilico tra musica pop mainstream e attitudini indie-rock, con spurie contaminazioni folk e orchestrali che citano glamour, country e rock'n'roll senza vergogna: ecco la formula dell'esordio dei Goldheart Assembly, sei musicisti ancora inebriati di oneste e vibranti pulsioni sonore dopo i successi al festival di Glastonbury, ancora lontani dalle tentazioni di magniloquenza che hanno corroso la creatività dei Magic Numbers, il gruppo più affine alle atmosfere di "Wolves And Thieves".

Le delizie zuccherine e le armonie corali delle dodici tracce dell'album richiedono rispetto e attenzione, poiché sotto la loro apparente fruibilità si celano passione e vitalità, fattori che rendono godibile un album altrimenti prevedibile. Non è agevole citare Everly Brothers, Supertramp, Byrds, Beach Boys, Fleetwood Mac, CSN&Y e perfino Toto ed Electric Light Orchestra senza sporcarsi le mani, ma i Goldheart Assembly lo fanno con una sequenza di belle canzoni che convincono e fanno ben sperare.
Solare e contagioso, il pop dei Goldheart Assembly non disdegna la lezione prog-pop dei Supertramp e degli E.L.O. nel vivace singolo "King Of Rome" e mostra tutta il suo fascino nelle trame folk della deliziosa "Last Decade", tra sognanti sonorità di autoharp, organo e glockenspiel, riproponendo inoltre tutta l'adorazione dei gruppi inglesi per il country-rock nella elaborata "Engraver's Daughter".
La varietà resta una delle migliori caratteristiche di "Wolves And Thieves": è impossibile resistere alle delizie anni 50 e 60 della dondolante melodia di "Anvil", che sposa praterie e spiagge assolate con armonie corali di rara bellezza, incanto che si ripropone con "So Long St. Christopher", nella quale la magia degli Everly Brothers rivive senza nostalgia o imbarazzo.

In bilico tra il pop pre-A.O.R. e le prime incursioni nei territori della manipolazione da studio l'album dei Goldheart Assembly perde un po' di smalto nella rievocazione del pop-rock più Adult, corrompendo le buone intuizioni di "Reminder" con confuse e ripetitive soluzioni strumentali, che appesantiscono anche le trame naif di "Carnival 4". Si tratta di piccoli nei in un album comunque suggestivo e ricco di eccellenti intuizioni, come le atmosfere notturne e malinconiche di "Jesus Wheel", la spensieratezza di "Under The Waterway", più convincenti di un intero album dei Mumford & Son - e la conclusiva "Boulevards", che introduce il loro pop vibrante verso scogliere più elaborate senza perdere in freschezza. 

C'è molto da apprezzare in questo esordio dei Goldheart Assembly; una sequenza di sei piccoli gioiellini pop come quella di "Wolves And Thieves" garantirebbe a qualsiasi gruppo di vivere di rendita, ma la sensazione che il meglio sia da venire ci fa godere di queste dondolanti delizie pop con più gusto ed enfasi. Grazie a questi giovanottini inglesi possiamo rivivere le emozioni che ci regalava il "sognare la California".

24/02/2011

Tracklist

1. King Of Rome
2. Anvil 
3. Last Decade
4. Hope Hung High 
5. So Long, St. Christopher
6. Engraver's Daughter 
7. Jesus Wheel 
8. Reminder
9. Under the Waterway
10. Interlude 
11. Carnival 4 (The Carrying Song)
12. Boulevards 
13. Oh Really (iTunes Bonus track)

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