Sulla scia dei Ministri e del loro heavy-garage punk'n'roll sporcato di sana incazzatura civile, sboccia questo stortissimo trio toscano che risponde al nome S.U.S. (acronimo per “Succede Una Sega”). Forti di un repertorio frenetico e linguacciuto, a base di chitarre sminuzzanti, bassi metallici che gorgogliano incattiviti e una voce abrasiva che bercia i suoi nevrotici proclami mistico-apocalittici, in bilico tra l'astruso e lo sboccato, i S.U.S. mettono in cascina un bel dischetto scorbutico e infiammabile, che sembra quasi configurarli come la crasi imperfetta di Bluvertigo e Killing Joke, o, se se si preferisce, delle Vibrazioni e dei Fall (provare per credere). L'approccio cerebrale e velenoso della band alla fine convince, soprattutto quando si lascia iniettare di acido cinismo e livorosa perversione. Del resto, come dicono loro: “Cerco una cura che non sia fare festa”.
29/08/2010