Reads

Stories From The Border

2011 (self released)
alt-pop

Nasce già come un cult-album l'esordio dei gallesi The Reads, con un suono adulto e raffinato adatto a raccogliere consensi maggiormente tra i fan dei Porcupine Tree e degli Elbow che non tra i seguaci di nuove leve quali Arctic Monkeys o Horrors. "Stories From The Border" è, infatti, un album rock elaborato e lontano dalle effervescenze indie: armonie ricche di spazi vuoti e prive di urgenza evocano il suono classic-rock dei Pink Floyd e il pop dei Coldplay in un melange sonoro comunque piacevole.

È difficile raccontare un album come "Stories From The Border": il suono raffinato e la padronanza tecnica dei musicisti catturano l'attenzione e celano alcune ingenuità tipiche di un esordio. L'album, perfettamente in bilico tra risvolti pop e tentazioni sperimentali, raccoglie i frutti di anni di attività concertistica con un tono aulico che spesso sconcerta e a tratti entusiasma.
La prima traccia "Good Omens" definisce i contorni del sound, un crescendo armonico e romantico dal finale epico e robusto, un tono elegiaco che il gruppo conserva nonostante la evidenti diversità. Elementi prog e folk si fondono nelle elaborate "12 Lines Of Life" e "The Book", con spunti creativi lodevoli che evocano Steven Wilson e i suoi Porcupine Tree.

In tutto l'album i Reads si dimostrano abili nel gestire sonorità familiari con classe e autorevolezza, una padronanza che riesce a donare varietà ad una situazione sonora apparentemente uniforme. Scivola il piano tra le note notturne ed elettro-acustiche di "The Soil Life", si incastrano trame ritmiche pulsanti di basso in "Broken Backs", che accoglie altresì un buon assolo di trombone, e non mancano leggere influenze country in "Galaxy Egg".

Senza alcun dubbio il passato dei musicisti e la loro frequentazione dell’elite discografica risuonano nelle dodici tracce dell'album: non c’è ingenuità o candore, ma consapevolezza. È questa la forza che sostiene canzoni apparentemente flebili come "AMB" e "Avalon", trasformandole in piccoli mantra pop. La produzione eccellente di Frank Arkwright (Smiths, Arcade Fire, Gomez) alterna spessore e delicatezza dando un godibile equilibrio all'album e sottolineando le tracce più raffinate ("Nothing Bound" e "Supersaver Returns") con un sapore agrodolce, che seduce ma lascia gli scettici perplessi.

28/10/2011

Tracklist

  1. Good Omens
  2. 12 Lines Of Life
  3. Broken Backs
  4. The Soil Life
  5. AMB
  6. Nothing Bound
  7. Galazy Egg
  8. Chunky Truffle
  9. Avalon
  10. Orange Days
  11. The Rock
  12. Supersaver Return

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