Lamb

Backspace Unwind

2014 (Strata Music)
trip-hop, synth-pop, folktronica

Devono averci preso gusto, i Lamb. Se tre anni fa "5" li aveva riportati miracolosamente in vita dopo lo smantellamento della band avvenuto nel 2004, l'arrivo di questo secondo parto post-reunion sembra inaugurare ufficialmente una nuova era nella loro quasi ventennale carriera. Pare infatti che Andy Barlow e Lou Rhodes abbiano raggiunto un equilibrio stilistico e personale ben più armonioso rispetto al passato; se un tempo i due si prendevano letteralmente a seggiolate per decidere quale direzione imporre ai propri album, oggi sembrano in grado di comunicare le proprie idee l'un l'altra con uno sguardo appena, e di conseguenza rendere il processo creativo ben più piacevole da condividere (oltre all'avere tempo libero a disposizione per viziarsi cucinandosi manicaretti macrobiotici tra una sessione e l'altra).

Tuttavia, il problema di "Backspace Unwind" risiede proprio in questa nuova calma che lo pervade, una meditazione autunnale in perfetta sintonia con la stagione attualmente in corso, ma che suona troppo ripulita per lasciare un segno sulla lunga distanza. Ovvio che non si può rimanere teste calde per sempre, ma svanite una volta per tutte le tempeste che avevano reso unici album come "Lamb" e "Fear Of Fours", il sesto capitolo fa poco più che guardare al precedente (e già ampiamente maturo) "5" senza variare di troppo la formula. Serissima e catartica come sempre, Lou snocciola ogni parola come se stesse rivelando il quarto segreto di Fatima, mentre Andy riveste le canzoni di strati e substrati di elettronica tanto avvolgente quanto calibrata fin troppo al dettaglio.

Certo, i bei momenti non mancano. La delicatezza di una "As Satellites Go By", col pianoforte in primo piano e un bel finale a sorpresa, ha sempre il suo discreto fascino, così come il curioso canto medievale "Only Our Skin" e la spettrale "The Caged Bird Sings". Ma il pezzo forte è indubbiamente "Doves & Ravens", melodia tra le più fragili ed emozionanti ascoltate quest'anno e che non sfigura certo col canzoniere del passato, anzi.

Ma per il resto "Backspace Unwind" è pervaso da una sensazione di ordinaria amministrazione che è difficile scrollarsi di dosso. Così, anche se la title track cantilena ricordando lo stile di Suzanne Vega, "Nobody Else" fa uno stranissimo verso a James Brown (?), o su "In Binary" e "We Fall In Love" Andy compie il "reato" di regolarizzare il ritmo spostandosi verso lidi quasi synth-pop, l'impressione è che l'album non spicchi mai veramente il volo come faceva con insostenibile leggerezza una "What Sound" a caso (ci prova semmai "What Makes Us Human" col suo bel tappeto sonoro in sottofondo, ma il risultato non convince del tutto). Decisamente tamarra invece "SH9 Is Back", una caduta di stile mai registrata prima d'ora nella loro carriera.

Cos'era lecito aspettarsi nel 2014 da un duo reduce dell'era post-trip-hop di fine anni 90? Di certo non un'altra "Gabriel" né un album come lo storico esordio, di questo sono coscienti anche i Lamb che difatti proseguono per la loro strada con calma e integrità. Ma dopo il comunque riuscito "5", questo "Backspace Unwind" suona poco più di un'appendice.

24/10/2014

Tracklist

  1. In Binary
  2. We Fall In Love
  3. As Satellites Go By
  4. Backspace Unwind
  5. Shines Like This
  6. What Makes Us Human
  7. Nobody Else
  8. Seven Sails
  9. Doves & Ravens
  10. Only Our Skin
  11. SH09 Is Back
  12. The Caged Bird Sings

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