Dieci Piccoli Italiani

Dieci Piccoli Italiani - N. 25

di AA.VV.

miavagadilaniaMIAVAGADILANIA – Fuochi (2013, autoprodotto)
alt-rock

Dopo tre anni dall’ultimo lavoro in studio, i milanesi Miavagadilania tornano a descrivere scenari emozionali attraverso cinque nuove tracce pregne di musica obliqua, a cavallo fra shoegaze, sperimentazioni e psichedelia. E’ il terzo lavoro del progetto lombardo, dopo l’EP “Sei nata” (2007), un viaggio introspettivo di tensioni trattenute, e “Il mare ci salirà negli occhi” (2010), più ampio e dai tratti maggiormente spigolosi e distorti. Esperimenti e forma canzone sono le due linee che da sempre guidano nella composizione Claudio Papa (autore di tutti i testi) ed Elena Capolongo, e che trovano qui grandi conferme, anche grazie alla preziosa collaborazione di Riccardo Madoi (basso) e Luca Oliverio (batteria). I ragazzi si muovono con passo sicuro fra il melmoso post rock ambient di “Hvalur”ed il crescendo ipnotico ad alto contenuto emozionale di “Muoversi Muovere Muovermi”, non lontanissimo dagli aromi dei Verdena più introversi. Ma fra questi solchi si concretizzano anche gli appunti presi durante gli ascolti dei brani più soffusi dei Marlene Kuntz (“Fuochi”), i languori minimalisti della conclusiva “Il sogno”, e l’aspirazione di diventare i nuovi Afterhours (“Trascinami”). Con “Fuochi” i Miavagadilania si mettono definitivamente in luce come una delle nuove realtà più interessanti della nostra penisola: da seguire con estrema attenzione (Claudio lancia 7/10).


colettiiriondoPOLVERE - The Polvere's Farewell (2013, Old Bycicle & Fabrizio Testa Produzioni)
fingerpicking, avant-folk, avantgarde

Nell’aprile 2013 due sperimentatori nell’ombra ma di un certo culto, Mattia Coletti e Xabier Iriondo, fanno uscire a nome Polvere la cassetta “The Polvere's Farewell”, un catalogo di folk acustico che spazia in duetti con voci cavernose e frenetiche (“Ice, Strings and Skin”), lamenti elettronici resi astratti, cataloghi di lacerti sonori e rumori (“Bubbles”), trance tibetane (“Butt in a Cave”), hare krishan militareschi con canto di donna indiana (“From India to the Scalatheatre”), suoni di detonazioni che incorniciano folk arcani (“Little Girl in Chains”). Le ultime pièce sono più meditative e rilassanti, debordanti nell’amatoriale; il picco è invece “The Dust Folk Songs”, di 7 minuti, un incrocio tra raga acustico e distorsione rimbombante, cui si aggiunge un battito che alza la baraonda fino a lasciare una cornamusa tra le macerie. Non un grande significato, e anzi molti episodi lasciati allo stato larvale di studi, ma una leziosa variazione sul caos: lo spettro dei rumori elettronici, tra tutto, fa lo sceneggiato migliore. La tecnica di Coletti è una diligente imitazione del folk pre-bellico, qui in visibilio. Quattro anni di produzione e missaggio (Michele Saran 6,5/10).


etruschiETRUSCHI FROM LAKOTA – I Nuovi Mostri (2013, Phonarchia)
alt-rock

“I nuovi mostri” è il disco d’esordio degli Etruschi From Lakota, quintetto pisano che propone un vivace alt-rock, per mezzo del quale si dipanano piccole e grandi storie di provincia, racconti personali resi universali attraverso i testi cantati da Dario Canal, in grado di interpretarli con diversi registri. La band si muove fra cantautorato e hard rock, spiazzando a tratti per l’eterogeneità della proposta. Fra armadietti di medicinali, guerre tra poveri, panorami musicali provinciali, insetti e politici alternativi, fa sfoggio di sé anche una personale reinterpretazione della celeberrima “Vengo anch’io”. Li abbiamo già segnalati qualche settimana fa, dando spazio all’anteprima del loro singolo e video “I nipoti di Pablo”, ora poniamo la nostra attenzione sull’intero album, in grado di certificare la crescita di una formazione che presto saprà far parlare molto di sé. Intanto si son portati a casa l’affermazione all’Italia Wave Toscana, e vista la vivacità della scena locale, è considerabile impresa tutt’altro che facile (Claudio Lancia 6,5/10).


spleenflipperSPLEEN FLIPPER - The Will To Kill (2013 - Samoan Records)
blast-core

Spleen Flipper HC da Crema: il mantra, l'appellativo che la formazione guidata dai fondatori Topper (voce) e Katta (chitarre), ripeteva in continuazione sui palchi dell'intera penisola. Un verbo al passato perché la band, che nasce nei 2000, ha costruito la metamorfosi musicale macinando chilometri su gomma, continuando nervosamente ad ingoiare sangue amaro e pregno di rabbia; partiti dallo ska-punk degli esordi, i cinque della presente formazione giungono al blast-core di "The Will To Kill" passando per l'hardcore italiano prima maniera (Negazione, Sottopressione) e il metal-core ibrido tra States e nord Europa. "The Will To Kill" è un disco che mostra chiaramente l'affiatamento dei cinque, caricandosi sulle spalle i santoni della heavy music come i Pantera in "No Hopes" oppure le tracce indelebili degli ascolti su musicassette con scritta Iron Maiden ("Blind People"). La linearità del blast-core ("Friendship & Loyality", "The Execution") è intervallata da escursioni in territori black norvegesi (la title track "The Will To Kill") e personali visioni della scena HC ("Never Draw Back", "Don't Forget") che attraverso le sfuriate isteriche delle chitarre, i rimbalzi primitivi delle pelli e il potente ringhiare della voce forgiano la tempra degli Spleen Flipper (Stefano Macchi 6,5/10).


reoffender(RE)OFFENDER - The Pouring Rain (2013, autoprodotto)
wave, alt-pop

Avevamo incontrato i (Re)Offender giusto un anno fa, quando fummo piacevolmente sorpresi dal loro omonimo esordio. Oggi i sei giovanissimi musicisti di Frosinone tornano con sei nuove tracce che prendono il via dalle lievi note del pianoforte che caratterizza la strumentale title track. Da lì il discorso si dipana più o meno delicatamente verso gli stessi lidi del passato, ma con una capacità compositiva che va facendosi sempre più focalizzata e matura. Rimandi wave e slanci alt-pop sono le coordinate principali di un lavoro dal taglio decisamente internazionale, che sa farsi ora riflessivo (la suggestiva “Sometimes Love Is Not Enough”, la conclusiva “Death Becomes Her”), ora più ritmato (“The Soul Surfer”, “Swans And Lies”), colpendo perfettamente il bersaglio e regalando la perfezione formale nell’intrigante “Falling Lovers”. Oramai ci attendiamo molto dai (Re)Offender, fra qualche mese raccogliere in un album i loro due primi egregi Ep potrebbe essere il next step (Claudio Lancia 6,5/10).


loverslane16 LOVERS LANE – Propaganda (2013, autoprodotto)
wave

Nati nel 2008, prima come duo, poi divenuti un trio, ed oggi un quartetto, i veronesi 16 Lovers Lane (nome preso in prestito dal sesto album degli australiani Go-Betweens) esordirono nel 2011 con l’Ep distribuito in download gratuito “Don’t Try To Push Me”. Ora arriva il loro primo album, proprio mentre Federico Di Fonte (voce e basso) si è appassionato alla meditazione, Giorgia Quaggiotto (voce e tastiere) ha litigato con i fantasmi della sua adolescenza, Michele Segàla (voce e chitarra) ha evitato tutta la musica indie che poteva, iniziando a convivere con la new wave. E quando Mela Guariento (batterista che fino a pochi mesi fa ascoltava fusion) si è unito alle registrazioni il gioco era fatto. “Propaganda” racconta di circostanze avverse e di persone di buona fede, tutto riassunto in dieci tracce che ci rifiondano indietro nel tempo, a quando amavamo visceralmente la scena new wave inglese, anche quella più cupa e sintetica (“Bad Poetry” e gli svolazzi pianistici di “Hell” ne sono una compiuta conseguenza). In mezzo ci sono soprattutto le nostre piccole vite, le guerre degli anni 90 e le paure dell’ultimo decennio, raccolti in un lavoro intenso ed evocativo, con la voce di Giorgia in grado di dipingere scenari di rara bellezza (“William III”). L’unico limite potrebbe essere riscontrabile in certi passaggi troppo ossessivamente lenti, ma chi si è fatto grande divorando i protagonisti della scena dark saprà apprezzare (Claudio Lancia 6/10).


landoLANDO - Over (2012, Mad Chopin Records)
grunge

Quella degli anni 80 è stata una generazione che cavalcava l'onda nuova di gente come Depeche Mode, Cure e chi volete voi; l'altra fetta di quella generazione, aspettando qualche tempo ancora, si immergeva nel periodo del "rinnego", quei 90 dal ritorno di chitarre distorte che hanno avuto come casa base la città più piovosa degli States, Seattle nello stato di Washington. I Lando - formazione lombarda non certamente di primo pelo - possiedono l'anima di quei nineties, colei che si tiene ben stretta il quiet and loud e la sonora malinconia popular di gruppi come Alice In Chains, Nirvana, Soundgarden e Pearl Jam. "Over" è un disco anomalo, da tracce lunghe per il genere grunge in cui la media si aggira tipicamente sui tre e mezzo, quattro e qualcosa; ascoltandolo è difficile non accostare le linee vocali e il timbro della voce di Fabio Viscardi a Layne Staley, quando intona "Unborn Son" accompagnata dalle chitarre alla Pixies di Roberto Carioni oppure anche con la seguente "Refuck". Il "singolo" è certamente "Dry", pezzo "da strada", menefreghista mentre prosegue con fierezza il suo percorso dall'inizio alla fine; caduta di stile con "Small Steps", una stonata pianistica che poco azzecca con il concerto dell'LP. Buone idee invece quando ascoltiamo la particolare "Souvenir From Milan", identificativa di un possibile sviluppo per un ideale post-grunge dei Lando (Stefano Macchi 6/10).


altaretotemicoALTARE THOTEMICO – Sogno Errando (2013, Maracash)
neo-prog, jazz

A quattro anni di distanza dall’omonimo album di debutto, tornano gli Altare Thotemico, formazione bolognese inizialmente legata alla scena neo-prog, oggi protagonista di un netto cambio di direzione. Gli scenari disegnati risultano ancora più ambiziosi, grazie al felice connubio fra gli aromi dell’esordio e nuove decisive propulsioni jazz. “Sogno errando” custodisce ancora la tensione poetica interpretata da Gianni Venturi, inserendola però in un contesto dove l’improvvisazione diviene padrona. In tal senso fondamentali si sono rivelate le figure del pianista Leonardo Caligiuri, ideatore delle chiavi di lettura idonee a coniugare le varie anime della band, e di Emiliano Vernizzi, responsabile della sezione fiati, stavolta in grandissima evidenza. Si è generata così una sorta di follia creativa, ottenuta grazie all’estro ed alla fantasia di tutti i musicisti coinvolti (gli altri sono Valerio Venturi al basso, Max Govoni alla batteria e Gabriele Toscani al violino). L’album è composto da sette brani (alcuni piuttosto lunghi) rappresentativi di un’ideale sintesi fra improvvisazione, free form, canzone d’autore, jazz elettrico ed enfasi teatrale. Un anomalo concept album, figlio non tanto di una storia raccontata con più testi, quanto di importanti concetti guida: le correnti sotterranee, le culture dimenticate, l’alce nero, la terra, la memoria, la profondità. Se poi il riff strumentale della prima traccia (“Le correnti sotterranee”) vi ricorderà molto da vicino i Gentle Giant, sarà la riprova che certe radici ti restano cucite sulla pelle (Claudio Lancia 6/10).


bakuninBAKUNIN - Bakunin EP (2013 - Stringa Records)
punk'n'roll, garage-rock

Spingere, spingeranno. Questi cinque ragazzotti dell'ibrida e bassa zona che segna il confine tra Veneto e Lombardia, sono molle cariche, trappole a scatto che lasciano poco respiro sul breve periodo. Nulla di nuovo dal punto di vista musicale: un revival in chiave indie della vecchia scuola garage e punk, pescando qua e là tra Rancid e i Green Day di "Dookie". Pur non concentrando le forze sul carattere innovativo i cinque pezzi filano lisci, con un suono però ripetitivo che depersonifica il carattere degli anarchici delle pianure. L'EP omonimo si autoalimenta con pezzi psychobilly ("Mum", "Street") o con classiche saracinesche garage-rock, vedi la traccia d'apertura "I Love You", intervallato da richiami di street-punk ("I Wanna Get You") e dalle veloci sgommate boogie di "Party Show". L'amalgama è discretamente consistente, condita dalla generosa quantità di pepe buttata dalla voce, azzecata, del frontman. Pare quindi che per cuocere al meglio la torta serva solo la giusta temperatura del forno: attendiamo l'esordio di lungo ascolto per assaggiare e valutare(Stefano Macchi 5.5/10).


iononsonobogteIO NON SONO BOGTE - La Discografia È Morte E Io Non Vedevo L’ora (2012, autoprodotto)
alt-rock

I romani Io Non Sono Bogte debuttano nel novembre 2012, dopo un paio di anni di gavetta e riconoscimenti, con “La Discografia È Morta E Io Non Vedevo L’ora”. Una raccolta verbosa - troppa voce offusca la preparazione tecnica degli strumenti - con una contraddizione insanabile, ma anche affascinante: il vecchio, il rock italiano finto-depresso legato al britpop, sempre più ammuffito stereotipo anche se qui aggiornato all’era della crisi, contro il nuovo, la distribuzione su chiavetta USB (cancellabile, non protetta, e serigrafata con artwork di cassetta analogica), in un concept extra-musicale e meta-musicale legato al titolo. Due formati: mp3 e wav senza perdita (Michele Saran 5/10).

Discografia

MIAVAGADILANIA – Fuochi (2013, autoprodotto)
POLVERE - The Polvere's Farewell (2013, Old Bycicle & Fabrizio Testa Produzioni)
ETRUSCHI FROM LAKOTA – I Nuovi Mostri (2013, Phonarchia)
SPLEEN FLIPPER - The Will To Kill (2013 - Samoan Records)
(RE)OFFENDER - The Pouring Rain (2013, autoprodotto)
16 LOVERS LANE – Propaganda (2013, autoprodotto)
LANDO - Over (2012, Mad Chopin Records)
ALTARE THOTEMICO – Sogno errando (2013, Maracash)
BAKUNIN - Bakunin EP (2013 - Stringa Records)
IO NON SONO BOGTE - La Discografia È Morte E Io Non Vedevo L’ora (2012, autoprodotto)
Pietra miliare
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