Nine Inch Nails

Year Zero

2007 (Interscope Records)
rock, industrial
6.5

Sorprendendo tutti, sé stesso per primo, per la rapidità con cui un nuovo album dei Nine Inch Nails è giunto tra noi (nemmeno due anni sono trascorsi dall'interlocutorio "with_teeth") Trent Reznor fa mostra di rinnovate ambizioni e ispirazioni in questo "Year Zero", il suo album in assoluto più diretto e "politico", acri invettive e adrenalina pura senza troppi giri di parole. Ciò non significa che Trent rinunci all'eleganza che ha sempre contraddistinto le sue canzoni: la sua speciale capacità di rendere altamente sofisticata la materia più rozza e brutale grazie a soluzioni sonore e melodiche sempre all'avanguardia, trova qui alcune delle espressioni più felici della sua intera carriera, particolarmente in un brano come "The Beginning Of The End".

Ad aprire il sipario c'è la folgorante "Hyperpower" al cui interno, ma anche soltanto nello stesso titolo, troviamo già ben espressi i temi portanti della nuova fatica di Trent: "Year Zero" si nutre di caos, disgusto, guerra, catastrofi attuali e future. Opera ampia e più compiuta dell'altalenante "with_teeth", "Year Zero" svaria lungo un raggio di contrastanti coordinante sonore: i fan dell'industrial duro e puro possono gioire sguazzando in quella pozza di rifiuti tossici che è la micidiale "Vessel"; splendida e classica "The Good Soldier" soddisferà invece chi vuole un Trent più "synthetico" e accessibile.

A mettere d'accordo tutti magari ci pensa "In This Twilight", perfetta via di mezzo. Certo anche in tutti questi ottimi episodi, una cosa è da mettere in chiaro: non ci troviamo più davanti il Reznor capace di rendere epocale ogni suo gesto e pensiero: quel Reznor non sarebbe mai inciampato in un pastrocchio come "Capital G", ad esempio. E non avrebbe nemmeno avuto bisogno di plagiare senza troppa fantasia il suo stesso passato (ciò che era il difetto principale di "with_teeth") come fa nel pur godibile singolo "Survivalism", riciclando senza troppo pudore i brani più accesi del vecchio "Broken" (1992), in particolare "Gave Up" e la solita "Wish". Tempi davvero lontanissimi che oggi ci vengono riproposti in una forma impeccabile ma priva di vero mordente. Molto meglio semmai quando in quel gioiello di atmosfera che è "The Greater Good" il nostro rispolvera i fantasmi della sua maturità, quelli che popolavano i capolavori di "Fragile".

Sorvolando sul solito, scontato, straordinario lavoro sui suoni che ormai è diventato il vero segno distintivo della premiata ditta Reznor & Moulder, "My Violent Heart", "The Warning", la clamorosa "Meet Your Master" sono tutti brani perfetti, che Trent dovrebbe ormai essere in grado di sfornare col pilota automatico. Non parliamo di "God Given" un ritornello e un impianto sonoro di quelli che solo i Nine Inch Nails sanno sfornare. L'aspetto da sottolineare maggiormente di questo nuovo album è in ogni caso la ritrovata urgenza espressiva che lo alimenta dall'inizio alla fine, laddove "with_teeth" si reggeva solo sul mestiere. "Year Zero" sazia e soddisfa, rapido, compatto e (quasi) infallibile come un missile teleguidato: lungo la strada non mancano passaggi a vuoto, o evitabili, ma Reznor si dimostra pur sempre capace di sorprendere, tanto nei momenti più riflessivi che in quelli più violenti. Soprattutto "Year Zero" è una prova di indistruttibile onestà artistica, da parte di un musicista che non ha più nulla dimostrare.

17/04/2007

Tracklist

1. Hyperpower
2. The Beginning Of The End
3. Survivalism
4. The Good Soldier
5. Vessel
6. Me, I'm Not
7. Capital G
8. My Violent Heart
9. The Warning
10. God Given
11. Meet Your Master
12. The Greater Good
13. The Great Destroyer
14. Another Version Of The Truth
15. In This Twilight
16. Zero-Sum

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