Maya Shenfeld è una giovane compositrice nata a Gerusalemme ma residente a Berlino, divenuta recentemente una delle protagoniste principali della sempre più vitale scena sperimentale berlinese, chiamata new classical music o semplicemente new music, che si differenzia dalla modern classical di Max Richter o Jóhann Jóhannsson per un maggiore spirito avant, un legame meno saldo con la melodia e un minore interesse verso la creazione di atmosfere potenzialmente cinematiche.
Cosa si celi dietro un termine così generico non è facile da spiegare, ma di certo l'ascolto degli album di Maya Shenfeld può chiarire le idee. La compositrice israeliana proviene da una formazione classica (è laureata all'Accademia di Musica e Danza di Gerusalemme e all'Università delle Arti di Berlino, dove ha completato un Master in chitarra classica e composizione di musica contemporanea), ma si allontana enormemente dalla musica classica tradizionale per un approccio decisamente sperimentale e innovativo, per l'utilizzo di strumenti elettronici adottati per realizzare composizioni minimaliste di breve e media durata, arricchiti da momenti barocchi che sembrano legare la rivoluzione sintetica di Wendy Carlos alle recenti evoluzioni della musica d'avanguardia (Kali Malone, Caterina Barbieri), all'elettronica sperimentale contemporanea (Fennesz, Tim Hecker, Rafael Anton Irisarri) con la musica ambient di Brian Eno (in particolare quella cosmica di “Apollo: Atmospheres And Soundtracks”).
Esordisce nel 2020 con Sine Wave Meditations - un lavoro autoprodotto registrato dal vivo nel 2016. Queste due meditazioni sulle onde sinusoidali possono essere descritte come evoluzione del minimalismo di La Monte Young, con lunghi bordoni che cercano di creare diverse gamme di frequenze correlate alle onde cerebrali alfa e theta, associate a diversi stati di pensiero o di esperienza. Un lavoro molto ostico, poco interessante, che non preannuncia quasi nulla del futuro di Maya Shenfeld.
Nel frattempo i suoi studi continuano e passa dalla chitarra classica alla chitarra elettrica, da Gerusalemme a Berlino e inizia a interessarsi (con pessimismo) ai problemi sociali e ambientali. Questi cambiamenti portano alla pubblicazione del primo vero Lp, In Free Fall, che l'avvicina decisamente alle recenti evoluzioni della musica d'avanguardia di artiste della sua generazione come Kali Malone o Caterina Barbieri. Il titolo ispirato allo scrittore Hito Steyerl ci parla subito del pessimismo che avvolge la visione del mondo di Shenfeld.
Si parte con “Cataphora”, otto minuti di synth e fiati che evolvono con estrema lentezza, quasi come un presagio di eventi inimmaginabili. La lentezza non ha legami con la musica ambient, ma sembra più che altro uno strumento che utilizza i cambiamenti per creare una tensione costante, come fa anche il brano finale gemello “Anaphora”. La vicinanza alla musica elettronica anni 70 è presente nei brani più prossimi a Brian Eno, come "Voyager" - che sembra strappato da “Music For Films” (1978) - o a “Body, Electric", musica da videogame, deliziosamente vintage. Le restanti composizioni si dividono in tentativi di elettronica orchestrale vicina alla poetica del Tim Hecker di “Love Streams” (“Mountain Larkspur”) o alla drone-music sinfonica di “Sadder Than Water”.
Se In Free Fall trova un punto d’incontro tra l’elettronica dei primi pionieri e la musica sperimentale contemporanea, Maya Shenfeld riesce a fare di meglio con Under The Sun, album che - nonostante una certa freddezza e austerità complessiva - regala armonie di grande impatto evocativo senza avvicinarsi alle consuete melodie della modern classical. “Sedek”, ad esempio, è qualcosa di difficilmente accostabile a qualunque genere, sembrando persino psichedelica con influenze orientali, ma il risultato finale è un’atmosfera straniante che per Shenfeld rappresenta una meditazione sulla natura (il disco è stato registrato in parte in Portogallo in una delle miniere di marmo più profonde del mondo) alle prese con le continue minacce provocate dalla presenza umana e dalle leggi del mercato. E’ questo il tema di Under The Sun e l’intro di organo (della chiesa di San Matteo di Berlino) di “A Guide For The Perplexed” suona come un oscuro presagio. I battiti industrial di "Tehom", le marezzature ambient di “Geist” come l'elettronica cosmica di “Interstellar” elaborano diverse grammatiche musicali con personalità.
I momenti più evocativi si raggiungono in “Light, Refracted" e soprattutto in “Analemma”, sette minuti di canti angelici e trance religiosa (nel senso laico del termine) che diventano una preghiera per scongiurare i nefasti presagi evocati in precedenza. Che ci sia una speranza per la natura e quindi per l’uomo stesso non ci è dato sapere, la musica di Maya Shenfeld con la sua originalità è uno strumento per aprirci a nuove riflessioni.
Sine Wave Meditations(autoprodotto, 2020) | 5 | |
In Free Fall (Thrill Jockey, 2022) | 7 | |
Under The Sun(Thrill Jockey, 2024) | 7,5 |
Body, Electric (videoclip da In Free Fall, 2022) |
Interstellar (videoclip da Under The Sun, 2024) | |
Light Refracted (videoclip da Under The Sun, 2024) |
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