Progetto varato nel 2016 in quel di Seattle dalla cantante e polistrumentista Joy Von Spain e dal sound artist Masaaki Masao, entrambi già membri degli Eye of Nix, formazione, quest’ultima, con all’attivo già tre Lp in bilico tra black, doom e sludge-metal atmosferico, To End It All (nome preso in prestito da un verso di “Gloomy Sunday” di Billie Holiday: “My heart and I have decided to end it all”) si muove a cavallo tra dark-ambient, death-industrial e neoclassical darkwave. “Il nostro obiettivo, all'inizio, era quello di creare un grande suono con un piccolo allestimento, insomma pezzi musicali più brevi basati su una singola idea per canzone”. Nel bagaglio delle loro influenze, la Von Spain include, oltre a un sestetto costituito da “dolore, ansia, bellezza, rinuncia, resilienza e oblio”, anche il synth-pop e la musica del compositore americano Donald Erb (1927-2008), famoso soprattutto per i suoi lavori per grandi orchestre.
In prima battuta, i To End It All pubblicarono due Ep (uno omonimo e Lure, entrambi del 2017), seguiti, un anno dopo, dall’esordio sulla lunga distanza, emblematicamente intitolato Scourge Of Woman (8 tracce; 34:55), cioè “il flagello della donna” e già decisivo nell’imporli all’attenzione degli appassionati più curiosi di scandagliare il sottobosco statunitense. Influenzata tanto dalla prima stagione dell’industrial, quanto dalla sua variante death, nonché figlia di sicure escursioni in territori black-noise e ultra-doom, la musica dei To End It All – che, se ancora non fosse chiaro, sta a indicare l’atto del “farla finita”, insomma del suicidio – è uno spaventoso affresco del dolore e della sofferenza umana, soprattutto di quella femminile.
“A un certo punto della storia, una falsa dottrina di supremazia maschile si è diffusa in quasi tutto il mondo”, dichiara la Von Spain. “Si tratta di una malattia nata dall’avidità di potere, e i suoi più accaniti sostenitori hanno imposto all'umanità uno stile di vita che sta letteralmente uccidendo tutto. Questi uomini di potere hanno sempre imposto la lingua della crudeltà come lingua fondamentale della specie e le persone di tutti i generi hanno finito per usarla, sia perché guidati dalla paura, sia perché anch’essi spinti dalla brama di potere”.
Aperta dalla declamazione della Von Spain, che passa in rassegna azioni quali “infiammare conflagrare, cauterizzare, erodere, desiderare” e via di questo passo, “Lure” contrappone cupi rimbombi a un senso di minaccia incombente, mentre la voce pianta la sua bandiera insanguinata in una terra di confine tra Diamanda Galás e Lingua Ignota. La messa nera, con controcanto industrial-noise, di “No Hero’s Death” è dedicata a quanti credono ci sia qualcosa di eroico nella morte. Tutto quello che appare, invece, è una lenta, devastante putrefazione: “Nessuna morte da eroe/ Il fetore del vomito di bile/ O putride viscere sciolte/ Sul letto umido e puzzolente/ Una malattia grigia macchiata di sudore/ Che si contorce nel suo disordine”.
I To End It All rivaleggiano, quanto a immaginario disturbante, con tutte quelle formazioni solitamente raccolte sotto la cupola del goregrind. Se nell’apocalisse di “Beast Filth”, la strega Von Spain è sempre più preda di forze demoniache, in “Mouths Searching For The Breast” la cantante guadagna il centro del palcoscenico con una performance dai toni vagamente operistici, mentre Masaaki puntella il tutto con un mix di droni aleggianti e schianti metallici. Nel testo, il mondo continua a essere raffigurato come un luogo orribile, dove la compassione è un lusso che non ci si può permettere, mentre l’uomo si consuma come una “cicatrice” cieca nella sua sofferenza.
Involuntary power, demanding competition
So dire, encompassing all
Erasing compassion
Grappling, claws extended
Smile bared, she slices
Instill fear, nudity of hatred
Mouths searching for the breast
Hungry, futility steeped in anger
She sliced me
A scar now festers
Blind in suffering,
This mewling maw still clings, still searches
Teeth digging, she slices
Parlando di “Mouths Searching For The Breast”, la Von Spain, solitamente restia a discutere il significato dei suoi testi, ci ha confessato che in questo brano ha provato a evidenziare “una correlazione tra il comportamento degli animali, che abitano il mondo naturale, e le dinamiche emotive tra gli individui”, e questo perché “l'istinto e il bisogno sono sempre presenti”.
Dal canto suo, “Instinctual Force” è una sorta di trattato di psicologia del rumore, laddove in “Future Aborted” la voce risuona didascalica e carica di eco, evocando una delle malattie più terribili del nostro tempo, quell’“infezione virale dell'autocompiacimento e dell'odio” che si diffonde a macchia d’olio. Sullo sfondo di un paesaggio come sempre cupissimo, scolpito da rumori e sample, il futuro appare terribilmente lontano, anzi del tutto “abortito”.
A pale menacing burst of aggression is rapidly approaching the surface.
This spill of awful force first burst forth from a fissure long ready to crack open as the beak of foul ego
tapped and tapped and tapped its own white shell. Viral infection of self-aggrandizement and hatred
spreading.
Curtains, walls, lies and iron bars climbing up and slamming down.
Handcuffs, razor wire, barbs and wiretaps encircling bodies and blood-fueled reality.
Cranes of progress ever toppled by shovel after shovel after shovel of fearful blind belief, disturbing
the ground on which future relies. Future aborted.
“In Cases Of Rape And Incest” ricorda, invece, che “ci sono alcuni peccati di cui non ci si può purificare”, come quello di “aver violato una madre”, “una sorella”, una madre e il suo bambino”. Peccati inconfessabili. E, così, la fornace harsh-noise di “Burning Rapists” suggerisce quale destino meriterebbero gli stupratori.
Nella versione Lp dell’album è presente la bonus track “Cages Bleed Shiver And Shake”, ancor più demoniaca nel suo non fare sconti a nessuno.
Nel 2022, i To End It All pubblicano il Live At Teatro De La Psychomachia/ Strength Is Nothing - A Partial Soundtrack For Andrei Tarkovsky’s "Stalker", diviso in due tracce da venticinque minuti ciascuna: la prima, costituita dall’esecuzione di alcune delle loro prime prove in studio; la seconda, una versione live della loro partitura parziale scritta per sonorizzare il capolavoro del grande cineasta russo, e sospesa tra neoclassica, drone-music, folate di noise e un’atmosfera sempre tetra. Tale partitura, scritta insieme al newyorkese Zvi (al secolo Ron Varod), era destinata alla compilation, mai uscita, “Death As A Reflection”, edita dalla Black Horizons.
“Non avevamo molta familiarità con il lavoro di Tarkovsky (forse a causa della scarsa esposizione all'arte sovietica, essendo cresciuti negli anni 80), ma è stato un grande piacere poter visionare le sue opere che sono davvero ipnotiche. Dopo aver visto i suoi film, ci siamo concentrati su quanto si dice in ‘Stalker’, e cioè che la ‘forza è niente’. Ciò può essere davvero illuminante per i nostri tempi. Vorrei che tutti i giovani ne facessero tesoro e non s'indurissero nei confronti degli altri e di ciò che li circonda. Nei film di Tarkovsky, c’è molto da esplorare. Alla fine della partitura, ho voluto inserire una parte vocale che è venuta fuori in studio così, casualmente, e probabilmente non riuscirei più cantarla in quel modo”.
Nell’aprile di questo 2024, il duo è tornato in scena con Of Blood And Memory (8 tracce; 45:13), un Lp in cui la musica continua a causare ferite nell’anima.
“Abbiamo iniziato a comporre le canzoni di questo album principalmente tra il 2019 e il 2020, in un vortice fatto di diversi lutti che ci hanno riguardato da vicino, ma anche nel bel mezzo della pandemia da Covid-19, di una politica squilibrata, di notizie riguardanti la violenza della polizia e, come se non bastasse, di incendi e gas lacrimogeni che hanno lambito la nostra sala prove. Perciò, ci è sembrato fossero necessarie più modalità espressive per sviscerare appieno il cuore di queste canzoni. Ma anche più strumenti, più tempo in studio, più esposizione. La scrittura melodica/armonica è il mio forte e si è impadronita più spesso del centro della scena in questo album. Al contrario, ‘Scourge Of Woman' era più radicato negli ambienti brutali di Masaaki”.
Coadiuvati dal cantante/chitarrista A.K. O'Neill e dalla violoncellista Lori Goldston (già al lavoro con gli Earth e che nel 1993 ebbe l’onore e la fortuna di suonare in alcuni brani di “Mtv Unplugged in New York” dei Nirvana), Masaaki e Von Spain cesellano canzoni che assomigliano, sono parole loro, a “templi di lutto, di fuoco, di sangue, di ricordi”, iniettando in ogni loro anfratto emozioni cupe e viscerali.
A darci il benvenuto (si fa per dire!), è la liturgia negativa della “Introduction”, cui segue il rituale industrial-noise del brano eponimo, continuamente sferzato da ruvide figure di chitarra, che aleggiano come banchi di nebbia putrescente e avvolto da sciami di synth prefiguranti il Giudizio Universale. Più vicina alle atmosfere di Scourge Of Woman, a quel suo voler percorrere una corda tesa sul baratro che separa, ma solo idealmente, il tormento ultra-doom dei Khanate e gli incubi death-industrial/black-noise di Pharmakon, “Hunt (Root Out The Source)”, che si spinge oltre i nove minuti di durata, è infestato di droniche prefigurazioni di catastrofi prossime venture: la voce della Von Spain è un rantolo feroce che è tutto un profluvio di veleni, distruzioni e implosioni, al fine di “sradicare la fonte di tutta questa miseria”. La coda, un baratro elettroacustico: nero, dissonante, senza fine. Come l’inferno sotto la pelle.
Hunt, hunt, hunt
With poisons, swords, and guns
Hunt, hunt, hunt
Implode, explode, destroy
Hunt, hunt, hunt
Root out the source of all this misery
Hunt, hunt, hunt
With poisons, swords, and guns…
Durante i primi secondi di “Foreign Tissue”, il violoncello di Lori Goldston appare, nonostante il suo timbro malinconico, come un raggio di sole, anche se è poi impossibile godersene il calore, perché la voce della Von Spain torna subito a riecheggiare dalle profondità più abissali, muovendosi in un vasto territorio che va dalla solita Nico fino alla Fursaxa di “Kobold Moon”, una voce che è prospettiva aperta su dimensioni “vaghe e indefinite” e che al dolore chiede di essere avvolta, per essere guidata verso la comprensione dello stesso. Comprensione che è conforto. Comprensione che è pazienza per annegare nelle profondità del proprio Io, lì dove si trova forse l’“unico posto in cui non entra nulla”, come ripete, lentamente e ossessivamente, la Von Spain nel cerimoniale spettrale di “The Drink Of Silence”.
Nella più impetuosa “A Year Of Lapidation”, brano che i Black Tape For A Blue Girl avrebbero sicuramente apprezzato, la cantante si interroga, invece, sulla possibile inutilità dell’amore (“Useless love/ Is it all for nothing?”).
La sonata per pianoforte e archi di “Oyasumi” è “una ninnananna giapponese, cantata dal più anziano al più giovane”. Alla fine della vita, le loro età si invertono: l'anziano diventa dipendente, così, con lacrime e tenerezza, il giovane gliela canta per tenerlo lontano dall’angoscia”. Quando tasti e corde smettono i loro panni, un turbine harsh-noise invade il palcoscenico. “Si tratta di un requiem per un caro membro della famiglia portato via troppo, troppo presto dalla vita. La offriamo a tutti coloro che tengono la mano del morente e baciano la sua fronte”.
L'operistico attraversamento gotico di “Elegy” è l’atto finale di questo serrato confronto con la morte. I synth si gonfiano e con essi la voce, intenta a inseguire “le tracce della giovinezza”, che lentamente si dissolvono, per trasformarsi “in una monetina” dispersa “tra i bassifondi della mente”.
On this, my final day
Traces of youth ease away
Slowly turning on a dime
In the shallows of the mind
I fall, I fall, I fall
And when I call
I hear, I hear, I hear
Nothing at all, at all
On this, your final day
Traces of youth ease away
Slowly turning on a dime
On the gallows of the mind
You fall, you fall, you fall
And if you call, you call
You hear, you hear, you hear
No voice at all, at all
Di Of Blood And Memory è uscita anche una edizione “remixed”, con una versione acustica di “Oyasumi” e interventi di, tra gli altri, Xiphoid Dementia, Test Frenzym, irr.app.(ext.) e The Unbodied Air.
Intanto, per l’inverno del 2024, il duo ha già programmato il missaggio del nuovo album. “Si tratterà di una sorta di ritorno alla brutalità accennata nel nostro primo Lp”, ci confessa la Von Spain. “Questa volta, insieme ai nostri collaboratori, abbiamo creato una bestia che speriamo divori il mondo e ponga fine alla miseria dell'umanità”.
Non resta che aspettare, insomma.
To End It All (autoprodotto, 2017, Ep) | |
Lure (autoprodotto, 2017, Ep) | |
Scourge Of Woman (autoprodotto, 2018) | |
Of Blood And Memory (Roman Numeral Records, 2024) | |
Of Blood An Memory Remixed (Roman Numeral Records, 2024) |
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