Internazionale nel Dna e nel suono, BIRTHH è una delle artiste più interessanti del panorama underground italiano e non solo. “WHOA” è l’ultimo lavoro che ha riscosso successo di pubblico e critica e che la porterà di nuovi sui palchi. Lo stop imposto dal coronavirus la vede in stand-by negli Stati Uniti da dove ci ha rilasciato questa intervista...
Il tuo ultimo lavoro, "WHOA", è stato molto acclamato all’estero e anche in Italia sta unendo pubblico e critica. Cosa ti ha ispirato nella stesura?
Tutto ciò che mi circonda mi ha ispirato in un modo o nell’altro, è un lavoro di assimilazione e rielaborazione, mi piace rincorrere la bellezza in tutte le sue forme e penso che ciò mi influenzi tantissimo nella scrittura.
Hai detto che "WHOA" è una sorta di espressione di stupore: da quello per una stella a quello per una buona pizza. Quanto c’è di concreto e quanto di etereo in questo album?
Trovare l’equilibrio tra queste due dimensioni è stato uno dei punti principali, mi piace pensare di averlo trovato quindi direi un 50/50.
Il tuo è stato definito un “pop cosmico”, me lo contestualizzi?
Sono ultra-appassionata di ciò che ha a che fare con l’universo e la dimensione cosmica delle cose, nei miei testi parlo spesso di pianeti, di costellazioni, di volare, ed è qualcosa che ricerco anche quando produco in un modo o nell’altro. Allo stesso tempo, però, molte delle mie melodie rimangono comunque di stampo pop, quindi, ecco, pop cosmico mi sembra una buona sintesi di qualcosa che faccio fatica a spiegare a parole.
Hai detto: “Non voglio che l’ascoltatore si annoi”. Un presupposto che sembri aver colto in pieno in questo lavoro per dinamicità e eterogeneità delle tracce. Quale è l’elemento fondamentale di questo album?
Forse proprio questo, ho davvero cercato di rendere l'imprevedibilità più fluida possibile, le dinamiche aiutano molto in questo caso.
BIRTHH come nascita (con due h per eludere la dispersività di Google): perché per Alice Bisi è così importante il punto d’inizio?
Per me non è tanto importante il punto d’inizio in sé ma il fatto che ci sia un inizio, il fatto che in un modo o nell’altro siamo qui, siamo vivi e possiamo esplorare, ascoltare, scoprire eccetera.
Hai suonato in spettacoli e festival insieme ad artisti del calibro di PJ Harvey, Mac DeMarco, Andrew Bird, Benjamin Clementine, Nick Murphy e gli Imagine Dragons. Con chi sogni di esibirti e quale esperienza è stata più segnante?
Non ho grandi pretese in questo senso anche se mi piacerebbe tantissimo fare due chiacchiere con Stevie Wonder dopo un suo live. In generale, si impara veramente tanto dai concerti di altri musicisti. Benjamin Clementine mi è rimasto nel cuore, siamo stati ore a parlare dopo il concerto di film, musica, della vita in generale, è veramente un artista straordinario.
“La nascita non è mai sicura come la morte. E questa la ragione per cui nascere non basta. È per rinascere che siamo nati”, diceva Pablo Neruda. Sei d’accordo?
Penso che morte e nascita siano necessari nello stesso modo, di fatto la morte è il contratto che firmiamo con la vita quando nasciamo e il fatto che abbiamo un tempo limitato da vivere sulla Terra è proprio ciò che rende vivere così prezioso. Quindi, sì, sono d’accordo con Neruda, non basta nascere, bisogna vivere sapendo che un giorno moriremo.
In questo momento di grande caos ti trovi negli Stati Uniti, come si vive l’emergenza Coronavirus a livello musicale oltreoceano e quando potremo riaverti in Italia per il nuovo tour?
Qui a New York le strade sono deserte, anche se ancora mi sembra che non tutti abbiano compreso la gravità della situazione in cui ci troviamo. Il tour è stato spostato in autunno e sono molto fiduciosa!
Born In The Woods (We Were Never Being Boring, 2016) | ||
WHOA (Carosello,2020) |
Queen Of Failureland (videoclip da Born In The Woods, 2016) | |
Supermarkets (videoclip da WHOA, 2020) | |
Yello / Concrete (videoclip da WHOA, 2020) |
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