Tre album in vent'anni, i Bubblemath, di Minneapolis, non possono certo definirsi degli stacanovisti della pubblicazione discografica. Nondimeno, sono tra le voci più originali e sorprendenti del progressive rock contemporaneo, con uno stile che unisce all'intricatezza avant-prog un inguaribile slancio melodico.
Da sempre votati a un immaginario intriso di scienza, avevano scelto il titolo del loro primo album autoprodotto, "Such Fine Particles Of The Universe", in modo che potesse essere scritto attraverso sigle di elementi della tavola periodica. Il secondo disco, pubblicato per la label di riferimento dell'avant-prog mondiale, Cuneiform Records, ha un titolo palindromo che rimanda alla chimica e alle biotecnologie. In occasione dell'uscita del loro ultimissimo "Turf Ascension", il tastierista e paroliere Kai Esbensen ha risposto ad alcune domande.
Prima di tutto: il vostro nome. Trovo che "Bubblemath" rispecchi la vostra musica davvero perfettamente, ma... Da dove viene? E qual è l'origine del titolo del nuovo album, "Turf Ascension"? Questa volta niente palindromi o giochi di parole riguardo alla chimica?
Il nome "Bubblemath" è un omaggio alla branca della fisica che studia la matematica della tensione superficiale e delle interfacce di separazione, oltre che le forze che le governano. Quando ho ideato il nome, nel 1995, il World Wide Web era ancora un'assoluta novità, e non c'era ancora nulla di simile all'ottimizzazione dei motori di ricerca; pensavo fosse importante che una band avesse un nome sufficientemente unico che, se qualcuno lo avesse cercato in Rete, avrebbe trovato solo pagine effettivamente collegate al nome della band. In più cercavo un nome che fosse abbasttanza strano da risaltare in un'ipotetica lista con altre band. Il nome "Bubblemath" era perfetto! Inoltre credo racchiuda molto della musica che facciamo - "math" ovviamente rispecchia la nostra tendenza alle composizioni intricate e incentrate sui tempi; "bubble" invece ha a che fare con la sensibilità molto melodica e pop che permea il tutto, così orientata alle sequenze tanto strambe quanto carine e orecchiabili. Parlando poi di tensione superficiale, il titolo "Turf Ascension" è uno spoonerismo (scambio di sillabe, ndr) sulla pronuncia della prima traccia dell'album "Surface Tension". Alcuni anni fa, durante una prova, stavamo per suonare quella canzone e il nostro chitarrista Blake Albinson la ha chiamata "Turf Ascension" anziché "Surface Tension", e la cosa ci ha fatto molto ridere. Ho pensato potesse essere un ottimo titolo per l'album, perché tutte le canzoni hanno a che fare in un modo o nell'altro con l'"ascendere" da qualche genere di "torba" (turf); in alcuni casi letteralmente, in altri figurativamente, e in qualche altro in entrambi i modi! Quindi si sposava perfettamente.
Fin dal vostro primo album, la vostra musica mi ha colpito per il suo carattere stravagante e mind-bending. È una sensazione che ricercate attivamente, o questo elemento "da mal di testa" (che sorprendentemente non manda all'aria l'orecchiabilità!) è solo un mezzo per rendere possibile esprimere altre sensazioni?
È certamente vero che la musica dei Bubblemath rientra nella categoria di "cerebrale" o "complicato", ma in realtà noi tendiamo a non pensarla in questo senso. Il modo migliore per spiegare la cosa è che cerchiamo di scrivere musica che ci coinvolge quando la suoniamo, e ci diverte quando la riascoltiamo. Temo che abbiamo tempi di attenzione piuttosto brevi. Ma in fin dei conti quel che vogliamo è semplicemente fare musica che sia divertente e interessante. Il risultato è il sound dei Bubblemath. Ci auguriamo che non siano troppe le persone a cui provoca mal di testa!
Quest'album contiene la traccia più lunga che abbiate mai pubblicato, e anche le altre sono tutte da qualche parte attorno ai dieci minuti... Il primo album, al contrario, era fatto di canzoni brevi, mentre il secondo era grosso modo una via di mezzo. Ascoltando la vostra ultima uscita, trovo che la vostra musica si sia arricchita di sfumature e fatta più graduale nelle evoluzioni, almeno se paragonata coi voltafaccia continui di cui infarcivate i pezzi brevi. Che cosa vi ha spinti a esplorare questa direzione diciamo più "paziente"?
Credo abbia a che fare col nostro bisogno di sfidare noi stessi a rimanere coinvolti e divertiti, musicalmente parlando, senza però ricadere nei nostri schemi giù collaudati. Nel passato, e in particolare nel primo disco, cambiavamo ingranaggi e saltavamo da un mood all'altro di continuo per mantenere le cose interessanti per noi stessi. Non c'è nulla di male, ovviamente, ma credo che abbiamo finito per perdere l'opportunità di sviluppare e lasciare evolvere certi temi. Ribaltare tutto e cambiare repentinamente ci viene facile, ma la sfida è: "come facciamo a mantenere le cose interessanti senza basarci sempre sui cambi d'atmosfera a fuoco rapido?". Questa sfida ci risulta interessante, già di per sé. È una sfida su una sfida! Inoltre, è bello scoprire dove questi temi ci portano, quando diamo loro modo di evolversi col loro passo.
Un elemento che apprezzo molto, e che vi distingue da molte altre band progressive passate e presenti, è la vostra attenzione ai timbri. Sia con le parti di tastiera che con quelle di chitarra, mi capita spesso di chiedermi "da dove diamine esce 'sto suono?". Come scegliete e progettate il sound dei vostri strumenti?
Oh, grazie per l'osservazione, mi fa molto piacere che tu lo abbia notato! Creo sempre da zero i miei suoni di synth, perché voglio essere sicuro che tutto suoni il più fresco possibile. Inoltre, spesso mescolo fra loro diversi synth, così anche se la musica è ascoltata da esperti di sintetizzatori non è facile identificare questo o quell'altro modello di strumento. Assicura che l'ascoltatore non si sieda. Per quanto riguarda le parti di chitarra, Blake Albinson e Jon Smith dedicano molta cura alla modellazione del loro sound con ampli ed effetti. Spesso questi timbri di chitarra e tastiera confezionati su misura si intersecano in una maniera che rende difficile capire quale strumento stia suonando quale linea. Ovviamente, però, puoi sentire distintamente ciascuna linea, perché ci assicuriamo che il mixaggio dei dischi consenta a tutte le singole parti di essere distinte. Ma quando lo si prende nel complesso, i suoni non sono istantaneamente identificabili.
Quando ascolto la vostra musica, sento elementi che mi ricordano molte band diverse: i Gentle Giant, i Genesis, i Cardiacs (sì, lo so che questi due non sono stati influenze dirette sul vostro sound!), perfino i Rage Against The Machine e i Dream Theater! Ma non suonate mai davvero come una di loro. Quali sono le principali esperienze che hanno plasmato il vostro approccio alla musica? Non intendo soltanto artisti, ma anche cose che abbiate fatto, o eventi nella vostra vita come band...
Abbiamo tutti background significativamente differenti quando si esamina la musica che ci ha ispirato, quella con cui siamo cresciuti. Ciascuno di noi ha fra i preferiti musica che agli altri non piace. Quindi anche un sacco di cose diverse, spesso incompatibili, che ognuno di noi apprezza. Ma allo stesso tempo tendiamo a restare insoddisfatti per le stesse cose: cambi di accordi prevedibili, cliché nei testi, eccetera. Magari non andiamo sempre d'accordo su cosa ci piaccia, ma il più delle volte concordiamo su ciò che non ci va bene. Alla fin fine è questo che ci lega, e che ci spinge a creare insieme la musica dei Bubblemath. Ci sforziamo sempre di dar vita a musica che ci risulti interessante in modo divertente, è soprattutto questo a darci l'ispirazione quando scriviamo nuove tracce. Di nuovo: siamo molto guidati dal nostro desiderio di evitare di annoiarci, e dunque cerchiamo sempre di considerare nuovi approcci alle cose.
Come nascono le vostre composizioni? Le scrivete, vengono fuori durante le prove, da un singolo autore, con una Digital Audio Workstation?
Per il nostro primo album, molta della musica era stata scritta da uno o due di noi; poi la portavamo alle prove e la insegnavamo agli altri membri. Chiaramente le canzoni si sviluppavano in modo collaborativo; il loro punto di partenza però non nasceva dalla band nel suo complesso, il più delle volte. Per "Edit Peptide", un po' c'era ancora quel meccanismo, ma ci siamo tutti permessi di contribuire maggiormente alle canzoni altrui con le nostre idee. In più, parecchia musica si è sviluppata dal vedere come la band suonava insieme e dal provare a scombussolare un po' le cose. Per "Turf Ascension", le canzoni sono emerse in modo molto collaborativo - è per questo che abbiamo accreditato tutta la musica a nome Bubblemath questa volta, anziché a singoli autori. E onestamente vorrei avessimo fatto così fin dall'inizio. Perché anche se scrivo una canzone intera da solo, e poi la insegno alla band spiegando cosa suonare, sono poi il modo in cui la band suona il pezzo e le decisioni che ciascuno prende ciò che determina il prodotto finale che viene registrato, e che fa della band ciò che è. Quindi credo abbia davvero senso riconoscere tutti quanti nei credits della musica.
Le vostre canzoni hanno davvero un mucchio di parole per una prog band. Quanto le senti legate alla componente musicale?
In molte canzoni che capita di ascoltare, di altre band, i testi sembrano un'aggiunta, quasi un ripensamento. Come se una volta creata la musica, la band si fosse detta: "Vabbe', diciamo una cosa qualunque, tanto a chi importa!". Beh, a me importa! E la cosa mi ha sempre dato da pensare, in particolare se la parte musicale mi piace davvero molto - mi sento super-deluso se la qualità delle parole non è all'altezza di quella della musica. Quindi voglio essere sicuro che questo non accada coi Bubblemath. Il mio scopo nello scrivere i testi è che quelle parole meritino musica come quella dei Bubblemath. Che poi abbia successo o meno nel mio intento, dipende dal punto di vista degli ascoltatori, ovviamente. Ma per quanto riguarda la mia opinione, i testi di "Turf Ascension" raggiungono l'obiettivo.
Il vostro primo disco, "Such Fine Particles Of The Universe", è uscito vent'anni fa. Com'è cambiato il mondo prog in tutto questo tempo?
Credo ci sia molta più tolleranza - direi perfino "accettazione" - del progressive rock di questi tempi, rispetto a vent'anni fa. E quando dico "progressive rock" intendo nel senso più letterale del termine "progressive": non un rimaneggiamento della musica degli anni Settanta, ma musica che trova la sua via per esplorare i confini e sfidare le aspettative delle persone in un modo moderno. Credo che, con la comodità dello home recording e l'enorme quantità di musica che esce in ogni momento, sia diventato più facile che mai trovare cose davvero interessanti, e ho impressione che ci siano più persone pronte e desiderose di appassionarsi a proposte di questo tipo. Più che in qualunque momento del passato, onestamente. Ovviamente anche il mondo della musica in generale è cambiato moltissimo, e purtroppo la musica registrata è sostanzialmente priva di valore monetario, oggi come oggi. Lo streaming ha ucciso le vendite fisiche e ha in linea di massima ucciso anche "l'album" come forma d'arte in sé e per sé. Sono favorevolissimo a cambiare coi tempi che cambiano e non rimanere ancorati a un paradigma ormai superato, ma credo anche al valore dell'ascoltare una sequenza di canzoni in un dato ordine, nel modo in cui l'artista l'ha pensato. Mi spiace che quei giorni stiano sparendo, sempre che non siano già scomparsi!
E voi, come siete cambiati in questi due decenni? Dal punto di vista musicale, intendo.
Il mio corpo ha deciso di prendere tutti i capelli dalla testa e convertirli in pacett— Ah! Si diceva dal punto di vista musicale... Giusto! Pardon. Sul piano musicale, siamo molto più sciolti l'uno con l'altro, quando si tratta di accettare l'apporto altrui e collaborare, lasciando che le canzoni evolvano in direzioni che magari all'inizio non erano affatto nel nostro orizzonte. Un tempo eravamo piuttosto stressati e possessivi riguardo alle nostre idee, e certamente la cosa aveva un suo perché, ma spesso questo avveniva a spese della possibilità che ciascuno si sentisse preso in considerazione. Oggi tutti ci sentiamo ascoltati, e le sessioni in cui componiamo sono molto più godibili.
Tra il vostro primo disco e il secondo c'è un intervallo di quindici anni, poi cinque tra il secondo e il terzo; se faccio due conti e estrapolo una progressione, posso affermare che il prossimo album uscirà fra... Un anno e otto mesi!? Mi sa che eccedo con l'ottimismo?
Ahah, i dati sono insufficienti, estrapolazione inaffidabile! No, beh, seriamente: sarebbe fantastico se avessimo da sempre avuto questo piano e avessimo saputo che da un album all'altro il tempo si sarebbe ridotto di un fattore costante. Purtroppo non è così. Non so quando sarà il prossimo album. Però abbiamo un sacco di musica in lavorazione; certamente non ci mancano le idee o il potenziale materiale! Va osservato anche che "Turf Ascension" sarebbe uscito prima se la pandemia non ci avesse messo i bastoni fra le ruote. Chissà che ci porterà il futuro, ora poi, con l'incertezza associata al nostro mondo ancora legato alla pandemia? È davvero difficile fare ipotesi. Ma in ogni caso: azzardo un "2024" per il nostro prossimo album, perché no? Non è una promessa, sia chiaro!
Un gap prima di quindici e poi di cinque anni fra le release suggerisce decisamente che il progetto Bubblemath non vi stia dando un lavoro full-time come alt-prog-rocker. Di cosa vi occupate nella vita e come conciliate tutto ciò con le esigenze della band?
Certo, abbiamo tutti impieghi non-Bubblemath che esigono la gran parte della nostra attenzione. Il nostro bassista Jay Burritt è parquettista. Il batterista, James Flagg, lavora nel doppiaggio e nella produzione audio/video. Il cantante e chitarrista Jon Smith insegna musica e produzione in una scuola pubblica. L'altro chitarrista, Blake Albinson, è autista per una compagnia di trasporto privata. E io sono a capo del controllo qualità in un'azienda di software. Questi lavori sono il modo in cui facciamo quadrare i conti, finanziamo le nostre vite e fra le altre cose i Bubblemath; la qual cosa, ironicamente, porta via ai Bubblemath una discreta quantità di tempo.
C'è qualche speranza di poter ascoltare i vostri nuovi pezzi dal vivo (magari online)?
Ci piacerebbe senz'altro suonare in qualche festival. Sperabilmente succederà l'anno prossimo. Altrimenti, stiamo comunque pensando di fare una performance virtuale/online. Per avere aggiornamenti, seguiteci su Facebook!
Such Fine Particles Of The Universe(autoprodotto, 2002) | ||
Edit Peptide (Cuneiform, 2017) | ||
Turf Ascension (Cuneiform, 2022) |
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