Tre album in vent’anni: non esattamente un record di velocità. Ma non essere rockstar ha i suoi vantaggi, e quello di poter seguire il proprio passo lo è senz’altro - specialmente in un territorio come il progressive rock. Un genere esigente non solo per la sua nota propensione al contorsionismo, ma anche per l’obiettiva difficoltà di creare qualcosa di nuovo, “progressivo” nel più proprio senso del termine e non soltanto nei rimandi stilistici.
“Turf Ascension”, ultima uscita del quintetto di Minneapolis Bubblemath, certamente suona diverso da qualunque altro album prog abbiate ascoltato finora. A meno che siate già familiari con la musica dei Bubblemath, s’intende (ma neanche su questo c’è da giurarci!).
Sia chiaro, il gioco dei riferimenti lo si può tranquillamente fare. Genesis, Steely Dan, Gentle Giant, Echolyn, Cardiacs (riguardo agli ultimi due la band nega); mettiamoci pure Rage Against The Machine e Dream Theater, anche se un po’ tirati. Ora però concentriamoci su come il disco suona davvero. Avete presente quei sogni in cui tutto sembra procedere in modo ordinato, ma l’atmosfera e l’ambientazione cambiano senza che, inizialmente, ve ne accorgiate? I quattro pezzi di “Turf Ascension” funzionano (anche) così. Precedentemente maestri nell’arte del voltafaccia improvviso, i cinque musicisti a questo giro perfezionano una skill differente: quella di cambiare il tappeto sotto i piedi.
I quattro lunghi brani che compongono il disco evolvono una parte alla volta, partendo da un clima e minuto dopo minuto modificandosi verso altre direzioni. Come con il labirinto mutaforma del film “Labyrinth”, la posta si alza a ogni trasformazione: le costruzioni strumentali si fanno più ardite, le linee melodiche più tortuose, e il punto d’inizio si perde in lontananza, fino a che risulta impossibile ricordare da dove tutto fosse cominciato. Anche i testi, scritti dal tastierista Kai Esbensen, partecipano al funambolico dipanarsi dei brani: emblematica in tal senso è la (quasi) title track, “Surface Tension”, che esordisce come racconto della noia scolastica e, mutazione dopo mutazione, prende una forma epica, post-apocalittica e fantascientifica.
I temi del progresso e del rapporto col futuro sono centrali anche nei brani restanti, che hanno decisamente più il taglio della riflessione poetico-filosofica che della narrazione comunemente intesa. Riguardo al rapporto musica-parole, Kai Esbensen ci spiega nell’intervista andata online in questi giorni: “Mi sento super-deluso se la qualità delle parole non è all'altezza di quella della musica. […] Il mio scopo nello scrivere i testi è che quelle parole meritino musica come quella dei Bubblemath”. Anche il suono degli strumenti riflette la proiezione scientifico-tecnologica della band: benché nel disco abbondino timbri da pianoforte elettrico e colori riconoscibilmente fusion, chitarre e synth sono alla costante ricerca di toni fantasiosi e dal gusto decisamente hi-tech. È ancora Esbensen a chiarire: “Creo sempre da zero i miei suoni di synth, perché voglio essere sicuro che tutto suoni il più fresco possibile. […] Per quanto riguarda le parti di chitarra, Blake Albinson e Jon Smith dedicano molta cura alla modellazione del loro sound con ampli ed effetti. Spesso questi timbri di chitarra e tastiera confezionati su misura si intersecano in una maniera che rende difficile capire quale strumento stia suonando quale linea”.
Il mixaggio, pulito ma mai eccessivamente enfatico, valorizza le onnipresenti armonie vocali e gli intarsi math-jazz del quintetto e dà loro, oltre che una dimensione avvolgente, anche una distinta personalità alternative. E d’altra parte, senz’altro alternativo è l’approccio di una band che, lavorando in sostanziale autonomia dalle dinamiche discografiche, sceglie di darsi tutto il tempo del mondo per dar forma alla musica che vuole proporre. Uscito, comunque sia, per l’etichetta di punta in ambito jazz/avant/prog - Cuneiform Records - “Turf Ascension” sarà senz’altro fra gli album più presenti quest’anno nelle classifiche di settore. Le carte, tuttavia, ci sono tutte anche per un apprezzamento meno di nicchia. Provare per credere.
11/07/2022