Dark Sky - Turisti alla console

intervista di Giuliano Delli Paoli

Attivo dal 2009, il duo inglese Dark Sky, formato da Matt Benyayer e Thomas Edwards, negli ultimi otto anni ha remixato un po' di tutto: dai celebri The xx a Maya Jane Coles, passando da etichette come Black Acre, Tectonic, e Pictures Music fino a stabilizzarsi presso la Monkeytown degli amici Modeselektor. Le loro escursioni sonore sono figlie di certa Idm, tra derive danzanti e trovate maggiormente introspettive. Giunti al secondo album in carriera, intitolato "Othona", i due dj-producer inglesi si apprestano a girare nei vari club del Vecchio Continente. Li abbiamo raggiunti per fare il punto della situazione e scoprire qualcosa in più sulla loro musica.

Black Acre, 50WEAPONS, Tectonic and Mister Saturday Night: avete cambiato diverse label importanti, a conferma anche della vostra bravura. A cosa è dovuto questo continuo girovagare?
Grazie per le parole gentili. Sì, sono tutte etichette che rispettiamo tantissimo ed è stato veramente speciale per noi poter far parte di loro. Siamo grandi appassionati dei più differenti stili di musica, non credo che possiamo costringerci a un suono specifico, al di là dell’indirizzo del momento. Una grande parte di questo nostro vagare è stata quella di continuare a sperimentare e di svilupparci come artisti, ma è stato importante trattare ogni uscita a sé stante, e abbracciare questo atteggiamento ad ogni singola occasione.

L'album trae spunto anche da alcuni viaggi che avete fatto, con immagini di luoghi incantevoli e antichi rimaste impresse dentro di voi, come Bradwell-on-Sea, la parrocchia civile inglese che giace nell'Essex, e costruita su un forte romano chiamato Othona, da cui poi prende il nome l’album. Potreste parlarmi un po' di questo legame tra immagine e suono.
Certo, abbiamo sempre avuto un occhio di riguardo per l’aspetto visivo, soprattutto dopo aver scattato copertine per i nostri spettacoli NTS nel corso degli anni. Abbiamo l'abitudine di raccogliere i vari scatti che facciamo mentre viaggiamo. Volevamo partire da un approccio diverso per scrivere il nostro secondo album, così durante le prime fasi del processo di scrittura Tom ha portato alcune foto allo studio che aveva preso mentre era in visita da suo padre a Essex. Alcune foto hanno provocato una risposta emotiva forte, al punto da farci cominciare a scrivere roba subito dopo averle viste. E' stato sicuramente un approccio rinfrescante rispetto a quando eravamo intenti a scrivere seguendo esclusivamente l'istinto. Dopo aver messo in piedi l'album, abbiamo visitato il posto con il nostro grafico Harry Cresswell per raccogliere oggetti fisici, altre foto, così da ottenere un aspetto ancora più concreto del luogo e dei suoi dintorni. Siamo stati anche affascinati dalla storia che era collegata a questo posto, c’è questa energia che proviene dal passato e che ha aiutato tutti noi a fare qualcosa di nuovo.

Il genere techno, e in generale la musica elettronica inglese è in continua mutazione. Voi stessi passate dal 2step ad altro con una certa scioltezza. A parte le varie definizioni, come percepite dall'interno il vostro marchio di fabbrica?
In continua evoluzione.

A cosa è dovuta la scelta del nome “Dark Sky”?
La scelta era tra “Black Ties” e “Dark Sky”, ma quest’ultimo suonava meglio.

A differenza di quanto accadeva in "Imagin", stavolta avverto un suono più corposo e pulsante. Voi cosa ne pensate? Che strumentazione avete usato per questo secondo album?
Grazie. Siamo stati sicuramente più consapevoli nel rendere questo album più coerente; abbiamo lavorato assieme con le foto, gran parte di ciò che ha formato il suono proviene dagli strumenti che stavamo usando in quel momento e dal modo in cui sono stati creati. Alcuni pezzi traggono linfa dal suono di vecchie strumentazioni analogiche, come DSI Tetra, Korg Volca, Novation Bass e poi sono stati filtrati attraverso il Roland SP-303 e RE-20 eco, fino all’elaborazione definitiva utilizzando il campionatore di Ableton. Abbiamo anche sperimentato pesantemente il sequenziamento di questa attrezzatura utilizzando applicazioni di iPad come Xynthesizr che ci hanno aiutato ad apprezzare alcuni percorsi inaspettati, ma gratificanti.

Ascoltando tracce come "Badd" o "Field Tower", si percepisce la sensazione del viaggio. Un viaggio sonoro però pulito, tutt'altro che sporco. C'è una linearità avvolgente. Siete d'accordo? Quando arriva il momento in cui considerate pronta una vostra traccia nella sua interezza?
Ci piace molto la musica in grado di trascinare l'ascoltatore in un viaggio. Tale approccio ha avuto sicuramente influenza su di noi a livelli di subconscio nel momento in cui abbiamo creato determinate tracce. Quando pensiamo che una traccia sia terminata? Questa è l’eterna domanda che ci facciamo in studio, ed è una lotta senza fine. La verità è che non sai mai veramente quando una traccia è finita. Ognuno ha la propria interpretazione di quando qualcosa è finito, ma è qualcosa che puoi migliorare solo con l’esperienza acquisita nel tempo.

Da dove nasce “Domes” e cosa vuole rappresentare?
“Domes” è stata ispirata da una fotografia scattata da Tom che ritrae le torri di spia di Teufelsberg a Berlino. Sono enormi torri abbandonate che furono utilizzate durante la guerra fredda per spiare i russi. Ci è sembrato che ci fosse una connessione tra questa foto e quella della torre di Essex. Entrambe sono strutture artigianali disgregate, che oggi non hanno alcun scopo. Eppure, per qualche motivo ci hanno spinto a interrogarci su di esse.

Come vi coordinate e che come avete organizzato il vostro tour?
Siamo entrambi sempre molto impegnati, nessuno ha dei set pre-configurati, e faremo sempre ciò che ci viene più naturale.

Come arricchite il vostro suono? Avete dei segreti da svelarci? Qual è il vostro strumento preferito, ma soprattutto chi sono i vostri più grandi amori musicali?
Penso che il nostro suono sia arricchito dal lavoro maturato durante il nostro show NTS. E’ una grande occasione anche per individuare sempre nuove musiche. Cerchiamo di imparare nuove tecniche e approcci per fare musica, YouTube è una risorsa incredibile per questo. Siamo anche affascinati dalla musica di culture e tradizioni diverse e dagli strumenti e dalle varie timbriche che usano. Alcuni dei nostri più grandi amori musicali sono Can, Cemetery, David Axelrod, J Dilla, Drexciya, Boards of Canada, Radiohead, Holden, FlyLo e Theo Parrish.

Programmi per il futuro?
La speranza più grande è di continuare a fare musica. Poi ci piacerebbe andare in viaggio per cercare di registrare alcuni musicisti, questo è sempre stato un nostro sogno. E forse avviare un'etichetta, ma vedremo...

Discografia

Imagin(Monkeytown, 2014)6,5
Othona(Monkeytown, 2014)6
Pietra miliare
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