Guillemots

La musica attraverso il vetro

intervista di Magda Di Genova

Mi rendo conto che come introduzione potrebbe essere lunga, ma secondo me ne vale la pena.
L'intervista mi viene fissata direttamente al locale dove i Guillemots si esibiranno stasera.
La prima cosa che noto è che, nel locale, viene diffusa una canzone dei Portishead e che Aristazabal Hawkes (ho fatto copia-incolla dalla bio del gruppo, sì), la contrabbassista, la sta cantando. Noto anche che il loro tecnico del suono sta macchinando con il mixer che ha qualche problema. Ai suoi piedi la cassetta degli attrezzi aperta e al suo fianco un ragazzino che fa la spola tra il locale e il negozio di ferramenta all'angolo. La canzone viene interrotta bruscamente, ma Aristazabal continua a cantarla, solo che non sa le parole quindi utilizza tutte le parolacce che conosce. Poi mi guarda e sorride. Un secondo dopo ha in mano una rivista di quelle sparse per il locale e scova la recensione del loro disco d'esordio. Corre da un ragazzo dell'organizzazione e gli caccia la rivista in mano: "Traduci!" e il ragazzo traduce. Intanto io recupero un'altra rivista dove so troverò un articolo che presenta il concerto di stasera e gliela porto: "Ah, questo lo leggo io!" Ovviamente rinuncia alla terza parola e comincia a leggere quello che pensa ci sia scritto: "Venite a vedere il concerto dei Guillemots! I Guillemots sono il più grande gruppo di sempre, suoneranno quattro ore spaziando dal jazz al reggae, passando per boombastic. I Guillemots sono un gruppo super-fico. In particolare la contrabbassista che sembra un angelo e quando suona spacca il culo ai passeri." ...Ok, "spacca il culo ai passeri" è un po' parafrasato, ma vi assicuro che il senso era quello.
Intanto sento il tecnico del suono avere un crollo nervoso e mettersi a singhiozzare. Riparte la musica, questa volta un po' più allegra e Aristazabal (ctrl+v) si mette a ballare mentre mi si avvicina l'addetto alla promozione: "Qualcosa mi dice che le cose andranno per le lunghe. Magari facciamo l'intervista prima del check. Il manager ha proposto il tour-bus e mi sa che quello è il posto più tranquillo". "Va bene, andiamo".

Vengo accolta nel salottino del tour-bus, dove ci sono due sedili lunghi, uno di fronte l'altro. Sul primo c'è sdraiato il batterista con la sciarpa che gli fascia il volto e copre gli occhi, infatti dorme e a tratti russa un pochino. Poi c'è il sassofonista che legge e che sentirò spesso sorridere durante l'intervista (capirò solo alla fine che sorride per quello che ci diciamo io e Fyfe, e non per quello che sta leggendo). Sul secondo sedile c'è un signore sulla sessantina dal sorriso sincero che mangia un pezzetto di pizza probabilmente fredda e Fyfe Dangerfield stravaccato che fa finta di ricomporsi quando mi vede entrare.
Fyfe è veramente magro e la carnagione chiarissima, i capelli più lunghi da un lato e più corti dall'altro e la barba incolta, ma non lunga. Indossa un maglione a grandi strisce grigie e verdi. Il maglione ha i buchi e i pallini perché comincia a essere liso. Indossa anche un paio di pantaloni Principe di Galles, un paio di calzini colorati ma spaiati e un paio di scarpe bianche. E, per tutta l'intervista, non starà un attimo fermo: tirerà le gambe sul divano, cambierà posizione di continuo, giocherà con i calzini o con i capelli e non smetterà mai di sorridere.


Che belle scarpe!
Grazie! Loro sono... le mie scarpe da magnaccia... potrei definirle così. Un incrocio tra John Travolta e uno sfruttatore.

Innanzitutto ti comunico che avevamo un'intervista fissata tre mesi fa, ma che poi è saltata, quindi se delle domande ti sembrano vecchie di tre mesi c'è un motivo.
D'accordo, facciamo questo salto indietro nel tempo.

La prima cosa che vorrei chiederti è se la stampa inglese, che ha il vizio di catalogare ogni singolo suono, ha avuto problemi a catalogare anche voi come gruppo.
Ci hanno provato, ma... pensiamo di essere un miscuglio di generi. Qualcuno ci ha descritti come "stravaganti" e altri tentano di considerarci in maniera un po' più seria. Penso che il nostro mescolare molti generi confonda la parecchie persone, ma queste sono le persone che tendono ad analizzare troppo quello che facciamo quando, in realtà, non ce n'è affatto bisogno.
Non saprei come descrivere la nostra musica: è molto difficile. Facciamo "pop". (lo dice facendo spallucce)

E tutto questo vi diverte o vi innervosisce?
Potrebbe anche essere frustrante, ma ti rendi conto che non può esserlo e smetti di pensarci perché pensarci non serve a nulla.

I membri dei Guillemots, prima di entrarne a far parte, hanno suonato quanto di più diverso: dal jazz all' heavy-metal passando per la musica classica e il folk. Come hanno deciso di essere un gruppo?
Credo che si sia trattato di fortuna. Ci siamo trovati.
Avere dei percorsi tanto diversi è sempre molto interessante perché si riesce sempre a imparare molto gli uni dagli altri.

Andate incontro a tanti compromessi nel momento in cui scrivete una canzone?
No! Non c'è mai stato nessun compromesso, assolutamente. Più che altro riusciamo a tirar fuori alcuni nostri aspetti un po' più nascosti.

Quindi il suono particolare che vi contraddistingue è qualcosa che semplicemente emerge in maniera naturale, non è frutto di una decisione ponderata?
No, no, no. Si tratta di qualcosa di molto istintivo. Non parliamo mai di quale suono avere: semplicemente ci diverte fare musica insieme e forse trovare dei suoni che non ti aspetteresti mai di sentire.

C'è qualche artista o gruppo attuale che ti piace particolarmente?
Sì, ce ne sono alcuni...

E non pensi che la scena musicale attuale ti influenzi in qualche maniera?
Sei influenzato da qualsiasi cosa. Non direi che sono più influenzato dalla musica attuale più di qualsiasi altra cosa: se sento qualcosa che mi piace può avere un influenza su di me, ma anche quello che non ti piace può avere la stessa influenza. Soprattutto quando si tratta di musica: può influenzarti qualcosa di quattro anni fa come qualcosa di quattrocento anni fa.

Sino ad ora, voi: siete stati nominati nella prestigiosa "Mojo Honorous List"; siete stati "disco del mese" per Onda Rock"...
Davvero?

Sì. Però, tesoro, non interrompere.
Scusa.

...avete vinto il "2006 Best Newcomer Award" di Mojo; siete stati nominati per il "Mercury Prize"; eravate al n. 5 della classifica "Sound of 2006" della BBC News.
Più che non essere niente male per un gruppo all'esordio, questo è niente male per qualsiasi gruppo!

E ne siamo molto contenti, ma in un certo senso non puoi prestare troppa attenzione a questo tipo di cose, perché sai che con il prossimo disco potremmo essere qualcosa di superato.
È lusinghiero ma fa parte anche della natura della stampa e i giornalisti musicali tendono sempre a esagerare.
È entusiasmante leggere così tante recensioni positive, ma non puoi credere a tutto quello che leggi, altrimenti perdi la vera prospettiva delle cose.

Mmhh... perdonami, ma non sono sicura di riuscire a darti troppa ragione... Sai, se le recensioni positive fossero solo un paio e si trattasse di un solo premio...
Sì, ma sai, ci sono tanti altri gruppi che hanno ricevuto lo stesso trattamento e altri che meriterebbero più attenzione e... Sto solo dicendo che tutto questo non significa poi molto. Ci sono tantissimi gruppi in Inghilterra che catalizzano un'attenzione notevole, sono candidati per tutti i premi, sono nominati in ogni sondaggio, si parla di loro in continuazione e riescono a piazzare un disco nella top 5, ma nel giro di poco tempo nessuno parla di più loro... Questo succede per una tendenza sociale o una moda.
Le opinioni individuali sono quelle a cui presto più attenzione, le reputo più attendibili di quelle che leggo sulle riviste, perché c'è un responso veritiero e che non viene influenzato dalla politica della linea editoriale della rivista.
Significa molto, per me, accorgermi che ai nostri concerti il pubblico è molto vario: ci sono adolescenti e anche i loro genitori (sorride). Sono queste le cose a cui presto più attenzione.
Non sto dicendo che essere nominati per un premio non significhi nulla, sto solo dicendo che se leggi che i tuo disco è il disco migliore dell'anno non è necessariamente detto che lo sia davvero: si tratta solo di un'opinione.

C'è un artista che ti piace particolarmente in questo periodo?
In questo periodo continuo ad ascoltare Fionn Reagan. Il suo disco mi piace tantissimo perché è semplice e lui ha molto gusto. Gli arrangiamenti sono interessanti e trovo che i testi siano bellissimi.

E avete partecipato a Top of the Pops.
Sì ed è stato bellissimo, ci siamo divertiti molto. Un sogno diventato realtà! Sai, per la nostra generazione (Fyfe ha 26 anni. Lo so, gliel'ho chiesto) è un punto d'arrivo. È tutto dal vivo, sai, quindi fa un po' paura...

Ora ti faccio una domanda per il booklet del cd perché, devi sapere, sono un po' fissata per questi dettagli.
Ve ne siete occupati voi, giusto?

Sai, per il primo disco si hanno tantissime idee su qualsiasi cosa e volevamo assecondarle tutte. E poi, essendo il primo disco, sentivamo la necessità che emergesse chiaramente chi siamo, mettere subito in chiaro che nessuno ci stesse dicendo cosa fare. Siamo stati noi a disegnare l'artwork e occuparci di ogni piccolo dettaglio.
Sicuramente non è necessario che venga fatto per ogni disco, ma per il nostro debutto abbiamo sentito lo fosse.

Forse eravate anche meno impegnati.
Vero. Sì... Sì.

Avete già qualche idea per l'artwork del prossimo disco?
Sì! Penso che dovrebbe essere rosso!

State già lavorando al vostro prossimo disco?
Sì, lo stiamo scrivendo. Cominceremo a inciderlo il mese prossimo nello studio che ci siamo fatti costruire a Londra.
Sai, non hai molto tempo di scrivere quando sei in tour, nell'ultimo mese abbiamo avuto un po' di tempo per trovarci in una stanza tranquilla e scrivere qualcosa. Abbiamo scritto due canzoni in un paio di giorni e le suoneremo durante questi concerti. Le trovo molto belle.

Ho la vaga impressione che con i videoclip non andiate molto d'accordo.
Cosa intendi?

Mah, per il video di "We're Here" avete usato una serie di paesaggi e non siete voluti apparire e per il secondo avete indetto un concorso sul vostro sito. Eh, non mi sembra che moriate dalla voglia di trovarvi su qualche set cinematografico.
Sì, ma questo non significa che non ci piacciono. Il fatto è che ci sono milioni... no, sono più di milioni... di video in cui vedi il gruppo suonare.
Il video per "We're Here" è stato un disastro commerciale. Infatti in molti, compresa la nostra casa discografica, pensava fosse una schifezza... beh, magari non proprio una schifezza... diciamo che in molti pensavano fosse un errore. ...La verità è che quella è una canzone su quanto l'uomo sia insignificante in confronto alla vastità della natura, non certo in un senso deprimente, ma se ci pensi bene ti rendi conto che siamo semplicemente parte del paesaggio e avere un video con dei primi piani strettissimi sui nostri volti mi sembrava contraddittorio. Per me aveva più senso avere il video che poi è stato girato.
Per quello che pensavi fosse il secondo video, invece, è successo che stavamo per pubblicare un Ep e volevamo un video per ogni canzone. È stato questo il motivo per il quale abbiamo deciso di coinvolgere altre persone.

Tempo fa hai fatto una dichiarazione che vorrei tu commentassi: "Non ci saremmo mai potuti permettere di avere un'orchestra sul nostro disco se non fossimo sotto una major. Eticamente non sarà proprio l'ideale, ma la domanda è se vogliamo avere una carriera musicale o meno". Ecco, mi ha spiacevolmente sorpresa quell' "eticamente non sarà proprio l'ideale".
È una domanda molto difficile... Se dovessi essere eticamente coerente non farei affatto parte del mercato musicale... Da parte nostra cerchiamo di fare tutto il possibile per rimanere coerenti in quello in cui crediamo. Per questo disco ci siamo impuntati perché la carta utilizzata fosse riciclata e sappiamo che non concederemo la nostra musica per spot pubblicitari, per esempio. Abbiamo prese di posizione che intendiamo mantenere.
Sai, incidiamo per la Universal, che è una delle più grandi etichette discografiche a livello mondiale, ma non posso venire a meno dei miei principi.
Preferisco fare musica che trasmetta un messaggio positivo che rinunciare ai miei principi e avere un guadagno maggiore.
Impari anche dagli esempi che danno altre persone, persone rispettiamo e che incidono per major.
Ci sono tantissimi artisti e gruppi che ammiriamo che hanno un contratto con una major: pensa ai Sonic Youth o ai Radiohead, Beck, Jeff Buckley o Bjork, tutte queste persone hanno deciso di firmare con una major e non vedo perché anche noi avremmo dovuto farlo. Non ci saremmo mai riusciti a permettere un'orchestra per il nostro disco d'esordio. Forse, se questo fosse andato abbastanza bene, avremmo potuto avere un'orchestra per il ritornello di un brano del nostro prossimo disco, ma, avendo un contratto con una major abbiamo avuto l'occasione di averla subito.
Non ho mai pensato che essere sotto contratto con una major fosse questa... grande disgrazia (sorride), ma ci abbiamo pensato su due volte prima di firmare.
Sarebbe stupido dire: "No, non ho intenzione di pubblicare i miei dischi su una major", e poi andare alla catena di supermercati a fare la spesa o al grande negozio per comprare un capo d'abbigliamento: è impossibile evitare le grandi compagnie in genere. Tutto quello che si può fare è prestare molta attenzione ai propri comportamenti ed essere ragionevolmente coerente con quello che pensi.

Bene, il nostro tempo è quasi terminato. Avevo ancora due domande, ma abbiamo tempo solo per una. Scegli tu: vuoi parlare del nome d'arte che ti sei scelto o di sesso?
Vada per il sesso.

Ok. Sempre tempo fa ti ho sentito dire che ammiravi Tom Jones perché non ha mai nascosto la sua sessualità. Quindi, visto che sono una donna molto gentile, ora ti do l'opportunità di parlare della tua.
Parla.

(scoppia a ridere) No, dai! Sicuramente non ero serio!

Eh, ragazze mie, io ho provato a farlo parlare, ve lo assicuro, ma poi mi hanno tirata giù dal pullman.

(
Milano, 22 febbraio 2007)

Discografia

GUILLEMOTS
From The Cliffs Ep (Naïve, 2006)
Through The Windowpane (Polydor, 2006)
Red (Polydor, 2008)
Walk The River (Geffen/Polydor, 2011)
Hello Land! (Rough Trade, 2012)
FYFE DANGERFIELD
Fly Yellow Moon (Geffen, 2010)
Pietra miliare
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