"Non mi sono mai sentita così sicura e determinata. Ora sono finalmente libera da tutte le mie paure: la cicatrice, la sensazione di apparire diversa... Ce ne ho messo di tempo, ma alla fine ci sono riuscita". Non erano un caso, quello sguardo fiero e sensuale, quella giacca semiaperta alla Patti Smith, quella voce da contralto che tornava finalmente a graffiare, con un'interpretazione vibrante e rabbiosa, sul palco dell'Ariston. Paola Turci s'è fatta bella per sé. E ora vuole cavalcare l'onda della sua riscossa. Con un nuovo album, "Il secondo cuore", e un tour, in partenza a maggio. E anche la nostra chiacchierata testimonia tutta la vitalità e l'energia con cui intende affrontare questa nuova fase della sua carriera.
Anzitutto vorrei darti una notizia: almeno sul forum di OndaRock, il Festival di Sanremo l'hai vinto tu: è stato quasi un plebiscito!
Che bello... grazie!
In ogni caso, è stata una performance molto apprezzata da tutti. La vivi come una rivincita, dopo anni difficili e qualche no incassato anche dallo stesso Sanremo?
Non sono una persona che nutre sentimenti di rivalsa, penso che se una cosa non va, è perché non deve andare ed è giusto così. Questa volta però ce l'ho messa tutta: se qualcosa fosse andato storto, sarebbe stata una delusione enorme. Non mi sono mai sentita così forte e determinata, è stato il coronamento di un percorso personale importante: mi sono liberata della paura della cicatrice, del farmi vedere. Poi con il libro e la sua trasposizione nel monologo in teatro ("Mi amerò lo stesso", che ha ispirato la penna di Giulia Anania per il brano sanremese, ndr) ho fatto un ulteriore passo avanti e ho riaperto un cassetto chiuso ventiquattro anni fa, quello della recitazione, che non avevo più preso in considerazione dopo l'incidente. Insomma, è stato un bel percorso, a Sanremo sono arrivata compiuta, ben strutturata. Avevo bisogno di allenamento.
A proposito di Sanremo, da "Sarò bellissima" del 1988 a "Fatti bella per te" trent'anni dopo: come lo vivi e come è cambiato, per te, questo tema della bellezza?
È cambiato tanto. Un incidente così, che ti colpisce la faccia, stravolge la visione di te stessa e del mondo. Ci ho lavorato sopra tanto, era inevitabile che prima o poi venisse fuori una canzone come "Fatti bella per te". Quell'approccio ingenuo alla "Sarò bellissima" neanche lo ricordavo più: i due brani, quindi, non sono associabili.
Ho passato tanti anni a sognare di avere una pelle normale e due occhi in equilibrio, a sognare di non guardarmi storta, perché mi si storceva tutta l'anima.
Sei arrivata a dire addirittura: "Ringrazio la cicatrice. Senza sarei stata una normale"...Quella battuta mi è venuta fuori un po' così, vorrei puntualizzare meglio. Ho passato tanti anni a sognare di avere una pelle normale e due occhi in equilibrio, a sognare di non guardarmi storta, perché mi si storceva tutta l'anima. Oggi posso dire che la cicatrice è stata benedetta perché per me è stata l'occasione per riflettere, per rimettermi in discussione, però non c'è certo bisogno di arrivare a questo per lavorare su certi temi. La vita a volte non sta dietro a te, alle tue bizze, quindi, bisogna lavorare su stessi: questa è la lezione che ho imparato. Bisogna farlo prima che ti arrivi un ceffone.
Che cosa ricordi di quei tuoi primi festival, in cui eri abbonata alla "Sezione Giovani"?Era un altro mondo... Ho iniziato nel 1986 e per quattro anni ho continuato a fare festival da "Giovane" senza poter passare ai Big, una roba incredibile che oggi non esiste più...
Beh, forse in alcuni casi sarebbe bene ripristinarla (ridiamo)No, vabbe', era proprio un altro tipo di manifestazione. Il motivo per cui ho fatto tutti questi festival di Sanremo da "giovane" era per il Premio della critica, dal 1987 all'89 l'ho sempre vinto.
Il secondo cuore è il luogo in cui sono rinata, in cui ho ritrovato la mia nuova consapevolezza musicale e interiore. Una definizione perfetta che mi ha regalato Enzo Avitabile.
E ora dopo "Fatti bella per te", c'è anche un nuovo album, "Il secondo cuore". Che disco è?È il disco che mette più a fuoco me stessa, che fotografa il mio stato d'animo attuale, pieno di energia, di voglia di mangiarmi la vita. "Tenerti la mano è la mia rivoluzione" racconta tutto questo, ma anche "La vita che ho deciso" è autobiografica. E poi ci sono delle canzoni come "Gioielli" che raccontano in un modo diverso ma più profondo le mie radici, le mie passioni, quello che è successo nella mia vita. È anche un disco molto eterogeneo, con atmosfere differenti e canzoni che si fanno cantare in modo diverso tra loro.
Che cos'è "Il secondo cuore"?È il luogo in cui sono rinata. È strano che un disco così rappresentativo della mia nuova consapevolezza musicale e interiore prenda il titolo dall'unico testo cui non ho collaborato. Ma
Enzo Avitabileaveva dato una definizione così perfetta del luogo dove voglio abitare - cioè la musica, l'ispirazione, le emozioni - che l'ho voluto nel titolo. È questo il mio secondo cuore.
Il modello resta Anna Magnani: una donna forte, struggente, capace di mostrare il suo dolore, ma di mangiare a mozzichi la vita e l'amore. Amo anche Chavela Vargas, con i suoi canti popolari pieni di rabbia e di passione.
Tra i brani c'è anche la tua prima prova in romanesco, con la complicità di Marco Giallini..."Ma dimme te" è forse la canzone che più mi rappresenta. Eppure non avevo mai espresso finora la mia romanità, volevo evitare la tentazione facile dello stornello. Questa è una canzone che descrive un carattere femminile: il mio modello resta Anna Magnani, la donna più bella e affascinante che si sia mai vista, anche se non lo era in senso classico. Per me una donna dev'essere così: forte, struggente, capace di mostrare il suo dolore, ma di mangiare a mozzichi la vita e l'amore. E poi Anna Magnani mi ricorda le donne della mia famiglia: mia nonna, mia madre...
A proposito di passionalità, vederti a Sanremo è stato un sollievo: finalmente un po' di sana rabbia e sensualità, in tempi di interpretazioni edulcorate, fatte con lo stampino da talent.Non è solo un fatto di talent. Credo sia un problema di cicli storici. Oggi prevale quel modello lì, basato più sulla tecnica, sulla forma, si perde un po' questa visceralità. A me invece piace Chavela Vargas, con i suoi canti popolari struggenti, pieni di rabbia e di passione, in cui la donna si esprime in tutte le sue forme.
E ora potrai mettere la tua grinta anche in formato live, nell'imminente tour...Sì, sono elettrizzata: aspetto questo tour come si aspetta il Natale. Anche perché "Il secondo cuore" è proprio un disco da concerto. La data zero sarà a Todi, con un allestimento particolare, poi però la prima data ufficiale sarà il 9 maggio dall'Auditorium di Roma.
Lo sapevi che De Gregori considera la tua versione di "Saigon" più bella della sua? Non gli capita molto spesso: è gelosissimo delle sue canzoni.Vero! Mi accolse addirittura con un "finalmente conosco Paola Turci", il che detto da
De Gregori... Alla fine è stato un incontro stupendo: gli ho detto che l'avevo cercato perché volevo fare questa sua canzone, lui ha capito perfettamente che io avevo il massimo rispetto per lui. Credo che sia un tipo che va un po' a simpatie, per fortuna gli ero simpatica, mi è andata bene!
Ho passato in rassegna tutto il genere cantautorale per propormi in modo serio e rispettabile. Ma alla fine ho scelto Anna Oxa e una canzone che mi è rimasta nel cuore.
A proposito di cover, com'è nata l'idea di portare a Sanremo "Un'emozione da poco" di Anna Oxa?All'inizio ho passato in rassegna tutto il genere cantautorale per propormi in modo serio e rispettabile. Poi mi sono detta: ho voglia di divertirmi, di cantare una canzone energica, che mi piace. Così ho pensato a questo pezzo, che mi ricorda anche il primo Sanremo che ho visto in tv, nel 1978. Avevo tredici anni e quando l'ho vista mi sono detta: "Esistono altri pianeti? Che pezzo! Che figura... wow, non mi voglio più mettere la gonna, ma una donna può fare tutto questo?". È stato illuminante, e la canzone mi è rimasta nel cuore. Temevo che l'avessero già cantata nelle edizioni precedenti, eppure nessuno l'aveva ancora fatta. Allora l'ho presa subito: mia!
Ottima scelta: per me vale tanto quanto e forse anche più di molti brani cantautorali seri e rispettabili...Ma sì, oltre tutto è firmata da due autori importanti come Ivano Fossati e Guido Guglielminetti, è un capolavoro, anche se per anni è stato considerata solo una canzoncina pop.
Quando Vincenzo Micocci della It mi scoprì, negli anni 80, c'erano quindici case discografiche. Oggi è molto più dura emergere. Ma i talenti ci sono ancora. Anche fuori dai talent.
Restando nel campo cantautorale, l'uomo che ti ha scoperta alla metà degli anni 80, Vincenzo Micocci della It, era un grande talent-scout di cantautori come, tra i tanti, Francesco De Gregori, Antonello Venditti e Rino Gaetano. Oggi mi pare che di discografici come questi non ce ne siano più molti. È più dura emergere?Sicuramente è più difficile farsi notare. Prima c'erano quindici case discografiche, multinazionali ed etichette indipendenti supportate dalle multinazionali. Oggi è tutto più complicato. Personalmente però ne conosco un paio, di ragazzi che se ne vanno in giro per locali a caccia di talenti. Del resto, l'offerta è aumentata in modo spropositato. E ci sono sempre più talent.
Ecco, si può dire che, nel tuo caso, si vede che sei emersa prima della generazione-talent?Sì, può darsi, ma io credo che per chi ha uno stile diverso restino sempre altri luoghi dove esprimersi. C'è il momento storico in cui certi tipi di canzoni e di band funzionano di più e altre di meno. Le cose belle comunque alla fine emergono, c'è sempre qualcuno che ti nota e tende un orecchio. Non so, io la vedo così, non è romanticismo...
Ti aspettavi che facesse scalpore la tua scelta di apparire (quasi) senza veli in un servizio fotografico per Vanity Fair?Mah, in realtà non sono nuda in quel servizio, mostro le spalle, la pancia... Mi piaceva soprattutto l'idea di giocare con la mia età, pensando che un tempo nessuno si sarebbe sognato di mostrarsi in questo modo a 52 anni. Io mi sento a posto, sono dimagrita quindici chili, e stare bene con il proprio corpo vuol dire non avere alcun tipo di problema, mi sono fatta bella per me e sono contenta.
Negli scatti storici di Patti Smith immortalata nuda da Robert Mapplethorpe c'era tutta la sua grinta, tutto il suo rock. I miei ascolti attuali? Di tutto, da Lhasa de Sela a Fink.
Hai anche detto che a Sanremo avresti voluto slacciarti la giacca e restare senza camicia, "tipo una Patti Smith fotografata nuda da Robert Mapplethorpe". Ecco, temo che in quel caso non ti avremmo più visto in tv per un pezzo...Hanno un po' calcato la mano su questa storia. In realtà non ho detto proprio così, hanno messo insieme due cose che ho detto, cioè che volevo andare a Sanremo con la giacca aperta, ma poi dopo ho pensato che potesse distrarre dalla canzone. Negli Stati Uniti si vedono le cantanti in mutande, in perizoma e nessuno si distrae, in Italia si sarebbe parlato solo di quello. Già così con la giacca chiusa in cui si intravedeva il reggiseno, qualcuno mi ha detto "meno male che l'ultima sera ti sei coperta!". Con il riferimento a Patti Smith che si faceva ritrarre nuda da Mapplethorpe, invece, alludevo al fatto che in quegli scatti usciva tutta la sua grinta, tutto il suo rock. Era erotismo, non pornografia.
Che ne pensi della musica di oggi, italiana e non?Mi piacciono molto nuovi cantautori, come
Brunori Sas (il suo
ultimo disco l'ho trovato spettacolare) e
Mannarino. Ascolto vari generi di musica, ma poi i miei artisti preferiti sono sempre gli stessi:
Lhasa de Sela,
Bob Marley, Patti Smith,
PJ Harvey,
Fink, con cui ho collaborato nel mio nuovo disco. Invece le canzoni di Sanremo...
Non le ascolti più?No, guardo le
performance, ma alla fine mi resta poco. Mi piacevano di più le edizioni degli anni 80, ecco, quelle canzoni le potrei cantare tutte a memoria.
(Versione estesa di una intervista originariamente pubblicata sul quotidiano Leggo - 9 aprile 2017)