Plantman

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Il sussurro degli alberi

intervista di Enrico Viarengo

Avete pubblicato il vostro primo album, "Closer To The Snow", stampandolo in pochissime copie. Quest’anno è uscito "Whispering Trees" senza lasciare troppe tracce sul web: poche informazioni, nessuno streaming. È perfino difficile trovare delle vostre foto online. "Whispering Trees", in ogni caso, è stato ben accolto dalla stampa: per molti (me compreso) è uno dei migliori album di questo 2013 e meriterebbe senza dubbio una diffusione maggiore. Qual è la vostra opinione riguardo il risvolto promozionale/marketing di una band? Spotify è sempre più diffuso, ma largamente criticato dagli artisti stessi (proprio in questi giorni si è arrabbiato anche David Byrne). Cosa ne pensate?
Matt: Non abbiamo suonato ancora moltissimo in giro, l'album sta avendo ottime recensioni che continuano ad arrivare lentamente, a scoppio ritardato.
Le foto non ci interessano molto, ne ho dovuta fare qualcuna e fortunatamente ci ha pensato mio figlio Oliver, nel mio giardino. Sicuramente più comodo! Trovo che tutto quello che sta attorno alla promozione e al marketing sia un po' irritante, penso che sia giusto trovare il proprio pubblico in maniera naturale. Sembra un clichè, ma quello che importa a noi è soltanto la musica, davvero. In passato ho avuto esperienze con una major: probabilmente è stato il periodo meno creativo della mia vita. Con la Arlens ora è diverso, è una piccola etichetta indipendente gestita da appassionati a cui interessa la musica; per me è la cosa più importante.
Mark: Uso molto Spotify, credo sia un ottimo strumento per scoprire nuovi artisti. Da consumatore non posso che essere soddisfatto, ma devo ammettere che non vedo un ritorno economico per chi quella musica l'ha registrata. Non c'è più bisogno di comprare un album che non conosci, è tutto lì. Un'arma a doppio taglio.
Stafford: Siamo stati in giro abbastanza e anche noi abbiamo avuto la giusta dose di fastidi legati al marketing e alla promozione. I Plantman sono, senza vergogna, semplicemente musica. Non ci interessa farci belli per le copertine dei magazine e per internet, siamo troppo vecchi per questo.

Ho ascoltato la vostra prima band, i Beatglider. Io ci sento un’attitudine lo-fi e una voce che ricorda molto quella di Malkmus dei Pavement. Sto dicendo cazzate? Vi piace la musica americana?
Matt: Con i Beatglider ascoltavamo tantissimo Pavement e Sebadoh, ci piaceva quell'attitudine scazzata sia ai live che in fase di registrazione. All'epoca probabilmente ascoltavo solo musica americana, Lee (l'altro cantante/chitarrista dei Beatglider) era un grande fan dei Sonic Youth. Con i Plantman ho provato ad allontanarmi dal sound dei Pavement, anche se ogni tanto spunta fuori. Grazie ai Pavement ho scoperto tanti grandi gruppi, in particolare quelli del giro della Flying Nun Rec.

Torniamo in Inghilterra: Beatles o Stones?
Matt: Entrambi! "Beggars Banquet" e "A Hard Day's Night".
Mark: Velvet Underground.
Stafford: Black Sabbath.

Avete avuto una formazione musicale accademica o siete autodidatti?
Matt: Ho imparato da solo, il che è positivo ma un po' frustrante perché non conosco i nomi degli accordi o delle note che faccio. Se stanno bene insieme, le suono!
Bryan: Ho studiato musica al college per un po', ma non faceva per me. Sto cercando di convincere un amico a insegnarmi a suonare la chitarra, molto meglio di un approccio formale. In termini di creatività, penso che sia più semplice trovare la propria dimensione musicale quando si ha l'insegnante sbagliato. Ho preso lezioni di chitarra a scuola, dopodiché ho cercato di liberare me stesso da quei confini che mi avevano imposto. Ho imparato a suonare la batteria da solo, è stato istintivo. Mi piace pensare di aver imparato a suonare in modo naturale solo grazie agli ascolti di batteristi che mi hanno influenzato. Nella musica che facciamo, a differenza della classica o del jazz, l'enfasi è sempre sulla creatività piuttosto che sulla competenza tecnica. Per me, Charlie Watts (Rolling Stones) è il classico esempio di un autodidatta con un bel groove naturale.
Mark: Sono nato suonando la chitarra. I dottori erano sbalorditi. E confusi.
Stafford: Come Matt, non conosco i nomi delle note che suono. È incredibile la sensazione che puoi provare a suonare uno strumento senza avere grandi conoscenze. Basta provarci.

Ho visto che avete postato una canzone di Songs: Ohia su Facebook dopo la morte di Jason Molina, il marzo scorso. Da musicista, qual è la reazione a un evento del genere?
Matt: E' tragico, abbiamo perso così tanti musicisti fantastici negli ultimi anni, penso anche a Mark Linkous (Sparklehorse), Chris Reimer (Women) Grant McLennan (The Go-Betweens)... La loro scomparsa rende quelle registrazioni ancora più speciali.

Matt, so che sei un giardiniere e che hai scelto il nome Plantman per quella ragione. Vale lo stesso per il titolo "Lunaria", una delle canzoni più belle dell’album? Che lavoro fate?
Matt: "Lunaria" è il nome latino di una pianta. Sono in fissa con i nomi delle piante, sono i migliori, ottimi come titoli di canzoni!
Mark: Lavoro come massaggiatore professionista di cani. E ho anche una band, The Strokers.
Stafford: Lavoro nell'arte, che è in effetti spocchioso come sembra.

Quest’estate abbiamo avuto i These New Puritans in concerto a Torino, ospiti di un festival molto importante per la città. Sono di Southend come voi. Sinceramente, li ho trovati un po’ pretenziosi e noiosi. A voi piacciono? Si può parlare di “scena” a Southend?
Matt: Sinceramente non li conosco. Siamo abbastanza vecchi da non appartenere ad alcuna scena locale. Di band pretenziose che poi si vestono malissimo ce ne sono, mi vengono in mente i Placebo e i Suede. Ci sono giovani band interessanti qui a Southend, ricordati il nome Banana Club Sandwiches, stanno combinando qualcosa con la Sonic Boom, se ne sentirà parlare presto.
Mark: Ho sentito una canzone dei These New Puritans, ma non è il genere di musica che mi piace. Nonostante siano della nostra stessa città, non ne avevo sentito parlare finché non ho letto una recensione su Pitchfork. Che io sappia, non c'è una vera e propria scena a Southend. Qualcuno ci ha provato, ma la gente qui è troppo rilassata per essere coinvolta. Ci sono musicisti che vanno a vedere concerti di altri musicisti, quello sì.
Stafford: Non li ho mai sentiti, ma metterei la mano sul fuoco che è come dici tu.

La vostra "Guilty Pleasure": un disco che avete in casa e che amate, ma che viene considerato spazzatura.
Matt: Tutti gli album dei New Order dopo "Republic". Mi piacciono molto, anche se tutti sostengono che manchino di mordente. E i Frog Chorus con Paul McCartney, ma quella roba non credo possa essere definita spazzatura.
Mark: Mi piace abbastanza "Mirrorball" di Neil Young, ma è ogni volta un ascolto colpevole a causa del coinvolgimento dei Pearl Jam. I Pearl Jam sono terribili.
Stafford: Qualsiasi cosa di Kate Bush. O degli Iron Maiden
Matt: Cosa? Kate Bush è assolutamente incredibile, altroché "Guilty Pleasure"!

Per concessione di "Indie sto cazzo"

Discografia
 Closer To The Snow (Cathedral Transmissions, 2010)

7,5

Whispering Trees (Arlen, 2013)

8,5

 Lunaria (Ep, self-released, 2013)  

7,5

pietra miliare di OndaRock
disco consigliato da OndaRock

Streaming

Lunaria
(da "Whispering Trees", 2013)

Away With The Sun
(radio session, da "Whispering Trees", 2013)

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