Valentina Lupi

Una nuova ripartenza

intervista di Claudio Lancia

Il secondo disco di Valentina Lupi ci ha sorpresi.
Le capacità dell'artista romana erano note da tempo, ma "Atto terzo" colpisce per maturità, efficacia e profondità. E per essere egregiamente suonato, grazie anche al contributo di musicisti preziosi.
Valentina si è resa gentilmente disponibile per rispondere ad una lunga serie di domande attraverso le quali abbiamo cercato di approfondire alcune tematiche legate ai suoi trascorsi, alla sua poetica, all'organizzazione del suo lavoro.


Ciao Valentina, sono trascorsi ben cinque anni fra il tuo disco d'esordio ed il tuo secondo lavoro: un'eternità in un'epoca che va così veloce, soprattutto per un'artista emergente...
E' vero, ma credo sia più importante avere la certezza di quel che si pubblica.
In questo lungo periodo ho attraversato momenti che mi hanno distolto dalla musica, sebbene questa sia stata sempre con me. E' importante fare un disco degno di essere ascoltato, mi sono presa del tempo ed ho cercato le persone giuste con le quali collaborare.

Parliamo del tuo percorso artistico fin qui compiuto, partendo ovviamente dai primi passi.
Ho mosso i primi passi nei locali di Roma e provincia nel 2000, quando a diciotto anni ho prodotto un Ep di cinque brani intitolato "Nel sogno" che mi ha permesso di portare le mie canzoni in giro. Nel 2006 ho inciso "Non voglio restare Cappuccetto Rosso", il mio primo album, e da li è iniziato seriamente tutto.

Sei nata a Velletri, che pur essendo in provincia di Roma, non credo sia il posto più confortevole per tentare il grande salto.
Nessun posto è confortevole se decidi di fare questo lavoro. Devo dire che mia madre e la mia città mi hanno sempre sostenuta.

Da bambina hai sempre sognato di fare la cantante di professione, oppure è stata una passione che si è definita meglio con il passare degli anni?
Non avrei mai pensato di fare questo nella vita. Mio padre mi voleva avvocato, proiettava su di me tutte le sue passioni, quelle che non aveva potuto curare per via del lavoro. E' stato un padre meraviglioso, devo a lui l'amore per la musica. A otto anni mi mise una fisarmonica fra le braccia, a dieci mi comprò un piano, ha sempre sostenuto i miei studi musicali, credeva molto in me.
Ho iniziato a scrivere canzoni dopo la sua scomparsa.

"Non voglio restare come Cappuccetto Rosso" ti aprì finalmente al mondo. Quali aspetti di quel disco cureresti oggi in maniera diversa?
Nessuno, quel disco è bello così com'è. Non cambierei nulla del mio passato, soprattutto quel disco.

Quanto copie ha venduto?
Sinceramente non ne ho idea, ma credo che i risultati siano stati buoni per essere un album d'esordio indipendente.

Dopo quel buon esordio hai avuto occasione di condividere il palco con nomi importanti...
C'è stata l'esibizione al Primo Maggio, e poi anche aprire il concerto degli Afterhours è stato un momento molto emozionante.

Il processo fisico e mentale di avvicinamento ad "Atto terzo" immagino sia stato molto diverso da quello che ti portò alla preparazione del materiale di "Non voglio restare come Cappuccetto Rosso".
L'approccio è sempre lo stesso: le mie mani sul piano e poi via con le parole. Devo però riconoscere di essere cambiata nel modo di esprimermi: molte delle canzoni del primo album sono state scritte di notte, "Atto Terzo" invece è stato scritto tutto alla luce del giorno.
Sono una persona più concreta adesso, il mio modo di scrivere si è evoluto, è più diretto.

Arriviamo quindi al nuovo disco: tanto per cominciare siamo molto incuriositi dai tuoi processi compositivi. Come arriva l'ispirazione?E' un processo cercato, stimolato da te, oppure si presenta in forme e momenti inaspettati? Poi come organizzi il materiale? Di solito cosa nasce prima: parole o musica?
Parole e musica camminano insieme: non riesco a concepire un testo senza gli accordi. Le mie ispirazioni provengono da fonti diverse: fatti di cronaca, opere letterarie, a volte una semplice parola pronunciata da qualcuno.
Non mi forzo a scrivere: quando sento che ne ho bisogno mi siedo al piano e comincio a tirare fuori i pensieri. A volte parto da una frase che poi diventa il titolo, altre scrivo una serie di concetti che poi hanno un titolo che non è ripetuto nel testo ma che è un'immagine che sento racchiuda il testo, come il titolo di un film.

Quali sono le prime canzoni che sono venute fuori?
"Io e le tue parole", "Al di là del bene e del male", "La mia colpa", "Quello che vorrei".
Questi sono i brani concepiti per primi, poco più di un anno fa.

Qual è stato il momento in cui hai pensato che il tutto stesse prendendo il verso giusto. Spesso c'è una canzone chiave che fa prendere ad un disco in lavorazione una certa direzione...
Quando ho scritto" La mia colpa" e dopo averla finita di arrangiare insieme alla mia band, ho pensato che avrei fatto un album in grado di rappresentarmi completamente. Ho sempre creduto nei miei brani, però la convinzione che sarebbe stato un bel disco l'ho avuta arrangiandoli con la band, che ha creato un suono unico e speciale.
Lavoro con persone che stimo molto, che sanno capire alla perfezione i miei testi, hanno fatto davvero un ottimo lavoro.

A quali di queste nuove canzoni ti senti maggiormente legata?
"Il modo migliore" e "Dove sei", che sono infatti le prime due tracce del disco.

E fra quelle del primo disco, quali continui a sentire più tue?
"Qualcosa di agrodolce","E' questo il vero?" e "Come scriveva Benni" che continuo anche a suonare dal vivo.

Mi pare che tutti intorno a te siano consapevoli dell'ottimo lavoro svolto: tu che giudizio complessivo di senti di dare ad "Atto terzo"?
Non mi sento di dare giudizi, so solo che mi sento felice, soddisfatta, sento che non l'avrei mai fatto in modo diverso. Ci credo molto e credo alle persone che con me lo hanno creato.

Entriamo nel merito degli aspetti testuali del nuovo album. "Atto terzo" è un riferimento di derivazione shakespeariana...
Sì, nel terzo atto dell'"Amleto", il protagonista recita il famoso dialogo che ha come incipit la frase "Essere o non essere, questo è il problema ...".
Analizzando a fondo l'intera opera ho trovato molte similitudini con i miei pensieri, con i miei dubbi, le mie paure. Da qui la necessità di scrivere un mio "Atto terzo", una mia canzone con questo titolo che poi è divenuta anche la title track.

Nel disco ci sono molte canzoni sull'amore, ma è un amore spesso sofferto...
Quando si è innamorati dell'idea dell'amore e per giunta non si è corrisposti è sempre doloroso. Mi piace anche immedesimarmi in altre storie, ma le mie canzoni sono prevalentemente di matrice autobiografica.

Amori quasi sempre imperfetti, dove non tutto va sempre per il verso migliore.
L'amore che fa soffrire non è amore. Ultimamente sono arrivata a questa conclusione e sono felice perché ho scoperto l'amore sano, il vero amore.

E' divertente quando canti della tizia che praticamente annulla la propria personalità in "Non è cambiato nulla". C'è anche un simpatico riferimento ai Talking Heads, che diventano quasi dei capri espiatori...
I Talking Heads sono un esempio, avrei potuto citare qualsiasi altro nome. In realtà in "Non è cambiato nulla" prendo di mira una categoria di persone arroganti e saccenti, che snobbano e criticano le posizioni ed i gusti di chi ritengono diversi da loro.

Il disco è disseminato di frasi molto pensate (oggi ad esempio ho adottato come frase del giorno "quattro vittorie non fanno un re"), spesso sorprendenti, che riflettono una scrittura in grado di restare semplice pur superando gli ostacoli della banalità nel quale è facile cadere scrivendo in italiano.

Penso che quella frase sia straordinaria, per questo ho scelto di cantare " Bianco Minore", un pezzo scritto da Matteo Scannicchio, pianista e caro amico che fa parte della band e che ha realizzato con me questo lavoro.

Nel titolo del tuo esordio reclamavi l'emancipazione dall'età adolescenziale, conseguenza di una naturale voglia di crescere. Oggi a trent'anni si inizia a scorgere un filo di disillusione nelle tue liriche.
Sono molto delusa per tutto quello che sta accadendo nel mio paese, ma non sono rassegnata. Comprendo la realtà, ho consapevolezza di quello che succede intorno e dentro me, ma cerco di oppormi in ogni modo all'idea che nulla possa cambiare. Cerco di non spegnere mai il cervello, e di comunicare attraverso la musica i miei pensieri e le mie emozioni.

Non mancano i riferimenti legati alla farsesca politica italiana, dalla quale ti senti sempre meno rappresentata: "Atto terzo" vuole parlare anche di questo ...
Non è possibile rimanere insensibili oggi a questo caos. L'epilogo della classe dirigente italiana è vicino: la gente è sfinita. Intanto dall'altra parte del Mediterraneo ci sono popoli che si organizzano e protestano contro una politica che non li rappresenta. Il vento sta cambiando, è impossibile non accorgersene.

La canzone che dà il titolo all'album scaturisce dalla collaborazione con uno dei giovani cantanti / chitarristi romani più apprezzati: Adriano Viterbini.
Quando ho scritto il pezzo, ho pensato che sarebbe stato bello collaborare con Adriano in maniera molto essenziale. Avevo già lavorato con lui in passato, Adriano è una grande anima oltre che un talentuoso musicista.

Nel disco c'è anche un altro duetto...
Con Matteo Scannicchio, pianista,  amico di sempre e autore. Ha cantato con me in "L'antieroe" e "Bianco Minore", brani scritti da lui.

Le canzoni terminano sempre al momento giusto, non c'è mai una nota inutile di troppo, hai scelto la via della concretezza senza perderti in inutili orpelli. Come ho scritto nella recensione di "Atto terzo", la sensazione è che, a seguito di un forte flusso creativo, tu abbia deciso di operare per sottrazione, asciugando tutto il superfluo, lasciando solo il meglio del meglio. Alcune canzoni terminano proprio nel momento più inaspettato, lasciando il desiderio di riascoltare subito tutto.
E ‘ stato un processo voluto, o è frutto del genio inconsapevole?

È vero, abbiamo deciso di lavorare per sottrazione. Abbiamo suonato molto le canzoni, cercando i suoni e gli arrangiamenti che ci sembravano più adatti. Gli arrangiamenti sono venuti fuori in modo naturale grazie anche all'influenza derivante dagli ascolti che abbiamo fatto ed ai gusti personali di ognuno.
Matteo Scannicchio al piano, Giorgio Maria Condemi alle chitarre, Cesare Petulicchio alla batteria e Fabio Fraschini al basso hanno fatto un gran lavoro.

Ora stai per affrontare un tour promozionale che ti porterà in giro per la penisola. Come lo stai pensando? Hai in serbo qualche trovata fortemente caratterizzante?
Il tour è in continua evoluzione: ci saranno date in elettrico ed altre in acustico, nelle quali ci presenteremo in trio. Quella del trio è una dimensione che amo particolarmente perché mi permette di giocare molto di più con le sfumature della voce.

Quanto è difficile oggi in Italia organizzare un tour e trovare spazi adeguati per presentare la propria proposta?
È molto difficile. Se qualsiasi musicista ti raccontasse la propria esperienza, scopriresti innumerevoli aneddoti sulla fatica di fare questo mestiere. Gli spazi comunque non mancano e la volontà di organizzare eventi nemmeno. Sono i soldi che mancano, anche la musica è parte integrante di quel grande calderone chiamato "crisi".

Dal vivo proporrai anche qualche cover?
Ho pensato a delle cover ma per ora non le ho ancora inserite in scaletta.

Ti sei già trovata di fronte a folle importanti, come nel caso dell'esibizione del 1° maggio 2007. Cosa ti aspetti da questo tour?
Mi aspetto il meglio, mi auguro di ritornare su grandi palchi, ma in generale spero di suonare il più possibile in tutti i tipi di locali e manifestazioni. I concerti sono il banco di prova di quanto fatto dentro quattro mura.

Accanto a te ci sarà una backing band di prim'ordine, in grado di suonare generi musicali anche molto distanti fra loro. So che ci tieni molto. Raccontaci come vi siete incontrati e come è nata l'idea di collaborare insieme.
Sono molto fiera della band che mi accompagna. Con Matteo Scannicchio ci conosciamo da anni, la collaborazione nacque sui banchi di scuola ed è proseguita fino ad oggi. Con Cesare e Fabio ci siamo conosciuti qualche anno fa, durante il tour del precedente album. Grazie a Cesare ho conosciuto sia Fabio che Giorgio, con i quali ho trovato subito un forte feeling.

Quali sono i tuoi gusti personali in campo letterario e cinematografico.
Mi piace molto la letteratura italiana del ‘900. Vado spesso al cinema, sono un'amante di Clint Eastwood e di Quentin Tarantino. Fra i registi italiani adoro Bellocchio e Marco Tullio Giordana.

Veniamo ai tuoi gusti musicali: parlaci dei dischi italiani e stranieri che ti hanno maggiormente colpito negli ultimi mesi.
L'ultimo album dei Verdena è notevole. Mi ha colpito anche l'ultimo lavoro degli Ardecore. Fra gli stranieri cito almeno il nuovo di PJ Harvey.

Ti ritieni musicalmente onnivora, oppure preferisci approfondire soltanto determinati generi musicali?
Ascolto di tutto, mi piace la musica elettronica, il rock, il cantautorato.

In quali luoghi ed attraverso quali modalità ascolti la musica nel corso della giornata?
Ascolto musica spesso in viaggio ed è una dimensione che mi piace molto.

Come vedi e giudichi la scena indipendente nazionale? E' un malato in via di guarigione?

Non è malata, sta bene! Bisogna solo aprirle le porte per potersi esprimere.

Sei una ragazza che ce la sta facendo.Nelle cantine italiane ci sono migliaia di giovani che inseguono un sogno, suonando anche in maniera egregia. Quali consigli concreti ti senti di poter dare a tutti loro?
Bisogna essere forti e credere fortemente nelle proprie certezze. E poi suonare ovunque: il pubblico non viene a cercarti a casa. Anche se a volte è dura, e spesso si può rischiare di perdere la voglia, è necessario continuare convinti delle proprie posizioni.

Hai curato personalmente anche la produzione di "Atto terzo": come ti sei creata i background necessari per poterlo fare e quanto ti fai aiutare dalla tecnologia in studio?
Il background l'ho costruito con l'esperienza: suono e scrivo musica oramai da parecchi anni. Per quanto riguarda gli aspetti legati alla tecnologia, mi faccio aiutare il giusto necessario. Preferisco incidere come se fosse un live, in presa diretta.
Credo nella prima intenzione di una registrazione, non mi piace la perfezione, ancor più se raggiunta in maniera artificiosa.

Valentina, promettici che per ascoltare tue nuove composizioni non saremo costretti ad attendere altri cinque anni!
Promesso.

Discografia

Nel sogno (Ep, 2000) 6
Non voglio restare Cappuccetto Rosso (Altipiani, 2006)6
Atto terzo (Alibumaye, 2011) 8
Partenze intelligenti (Ep, Goodfellas, 2015)6,5
Madre non madre (Romolo Dischi, 2023)7,5
Pietra miliare
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