I The Record's sono l'ennesima dimostrazione di come la provincia sia, oggi più che mai, il vero serbatoio di talenti dell'indie italiano e, allo stesso tempo, di come quest'ultimo goda di ottima salute, riuscendo a farsi notare anche all'estero grazie a delle punte di eccellenza.
La storia dei Record's inizia verso la fine dell'estate del 2002 tra Verolanuova e Manerbio, due centri della Bassa Bresciana, un lembo di Pianura Padana incastonato tra le province di Cremona e Mantova, in mezzo a tutto e vicino a niente. La prima formazione è composta da Pierluigi Ballarin a voce e chitarra, Angelo Ferraboschi al basso e Gaetano Polignano alla batteria. I tre si conoscono da tempo, hanno frequentato lo stesso liceo e in precedenza avevano già avuto modo di suonare insieme, anche se per poco tempo. Ciò che fin da subito differenzia i Record's dalle centinaia di altre band della zona è l'idea di musica che il gruppo vuole proporre: "Siamo partiti con l'intento di assecondare il nostro amore per il rock'n'roll e il garage" ricorda Ballarin "in contrapposizione al resto della musica che all'epoca andava per la maggiore, decisamente troppo cervellotica e cupa".
E' quello che i tre chiamano garage-pop: suonare rock senza mai rinunciare alla melodia, spesso d'importazione brit. La band non perde tempo, e nel giro di pochissimo tempo esce il primo Ep autoprodotto, "Hi Or Low-Fi?". Il sound è potente e ricercato, due aggettivi che calzano a pennello a tutta la produzione successiva, mentre il videoclip del singolo "Leather Queen" si fa largo nel panorama indie italiano, venendo infine premiato al Mei di Faenza l'anno successivo.
L'attività live è intensa, e non potrebbe essere altrimenti: i Record's dal vivo funzionano: concerto dopo concerto, si forma uno zoccolo duro di fedelissimi.
Il 2004 è un anno intensissimo. A marzo esce One Way Driver, prima prova sulla lunga distanza del trio bresciano: si resta in regime di autoproduzione, ma ora ad affiancare la band c'è Nyberg Music che si occupa della promozione e del booking. Il disco viene registrato ai Phoenix Studios della vicina Castel Mella e contiene la cover "It's My Party" di Lesley Gore e il singolo "The Mixdown".
All'indomani della pubblicazione, la band salta a bordo di un pullmino Volkswagen e si reca nel Regno Unito. Durante il viaggio vengono realizzati i video on the road di "R'n'R Machine", "Big Black Courtain" e "Fameless", cui farà seguito "Hot Dog Cobra", il primo vero e proprio successo del gruppo (oltre 10mila contatti online).
Al ritorno dall'esperienza inglese, i tre fanno la conoscenza di Alberto Conti, in arte Dick Rocket, che di lì a poco entrerà nella formazione in veste di frontman performer, oltre a prestare la voce in metà dei brani dal vivo nella stagione 2005/2006. "In lui - spiegano - prendeva corpo tutto ciò che di irriverente i testi e la musica delle canzoni esprimevano".
E' in quel contesto che nel 2005 nasce l'Ep "Rudy", sei inediti che in parte (compresa la title track) troveranno spazio nel successivo Lp Money's On Fire. La formula è quella di sempre, a cavallo tra garage, rock'n'roll e power-pop, ma è sempre più evidente il lavoro della band verso la definizione di uno stile personale e unico.
La svolta definitiva avviene nello stesso anno, quando Pietro Paletti subentra a Ferraboschi al basso affiancando Ballarin alla voce. Paletti, anch'egli originario di Manerbio, è un amico di lunga data, e anni prima aveva suonato con Polignano in una cover band della zona. Dopo un'esperienza di quattro anni a Londra e una piccola parentesi a Roma, si stabilisce a Milano ed entra a fare parte dei Record's. La band si chiude in sala prove, sperimenta e amalgama il proprio sound e, a detta degli stessi componenti, trova la propria dimensione ideale.
Il trio bresciano decolla: partecipa al Midem di Cannes, mentre "Elevator Trap", "Dirty Workman" e "Mixdown" fanno da sfondo a spot televisivi, "One Way Driver" diventa la colonna sonora delle Mille Miglia e "Fameless" viene utilizzata da Pitti Uomo. Il gruppo non si ferma mai, partecipa e vince importanti concorsi come il "Nokia For Music" e in estate incendia le spiagge della Grecia.
E' sull'onda di questo entusiasmo che nel 2007 viene registrato Joyful Celebration, il primo Ep ufficiale della loro storia, dal momento che adesso a spingere il gruppo c'è la giovane etichetta Mizar Records, edizioni Warner Chapel Spa e distribuzione Audioglobe.
Joyful Celebration - spiegano - è il primo episodio di un progetto discografico di due parti: la prima di colore bianco che esprime il lato più melodico e pop; la seconda di colore nero che esalta l'irruenza e la furia rock'n'roll". Il singolo "Move You Little Fingers" è promosso sia su internet che attraverso una campagna di affissioni lungo le strade di Milano, i più importanti network radiofonici passano il brano, mentre il protagonista del video, in onda su All Music e Mtv, è un personaggio inventato: Mister R's.
I Record's aprono i concerti di Enemy, Blood Red Shoes, Timo Maas, Foals e poi tornano in studio per registrare il primo full-length ufficiale, Money's On Fire, che esce nel 2008 in regime di autoproduzione. Al fianco della band c'è Giovanni Ferrario, le edizioni sono N5/Warner Chappel e la distribuzione - solo online - è di H20/SonyBmg. I pezzi sono dodici, ed è chiaro fin da subito che i tre non vogliono mollare un centimetro sotto il profilo dell'impatto sonoro, né intendono perdere di vista il lato melodico. "Cannot Sleep" ne è il primo, validissimo esempio: il brano che dà il la al lavoro si apre con una solitaria chitarra dal suono vintage, ben presto accompagnata dall'organo e da una batteria che si produrrà in continue rullate ogni qualvolta ne avrà la possibilità. Le linee vocali pulite esplodono nei ritornelli, conferendo loro una maggiore orecchiabilità.
Nel singolo "Clouds Are Moving" i fattori si invertono: le atmosfere si stemperano nel dualismo chitarre-tastiere, un idillio interrotto da un ritornello frammentato e caratterizzato dalla duttile voce di Pietro Paletti, qui alla sua prova più "sguaiata". Il veloce quattro-quarti di "Free As A Bird" (omaggio ai Beatles?) svela una volta per tutte la solidità acquisita dai Record's, i cui accattivanti riff chitarristici esplodono qui in cori freschi e "solari": garage-pop, punto. Non è da meno "Hot Spot", forse il brano più tirato del lotto nel quale i tre sembrano voler omaggiare i Beach Boys in chiave rock'n'roll. Il risultato è un brano col quale è impossibile restare fermi.
La chitarra acustica che apre la title track "Money's On Fire" potrebbe trarre in inganno: perché anche la parola "ballata" qui è asservita alle esigenze di una spensierata necessità di ballare su atmosfere fifties. "Little Content" è forse l'unico brano davvero introspettivo, la batteria fa da sfondo e non più da traino e sul pianoforte si innestano malinconiche linee vocali che rimandano inaspettatamente a Mike Patton. A suonare la carica a stretto giro di posta è "Rudy Can Shake", il vero e proprio picco garage-rock'n'roll dell'intera discografia targata The Record's. Un'esplosione di chitarre impreziosita dal vibraphone suonato da Giovanni Ferrario a sovrapporre ancora una volta con grande maestria un elemento pop su un tappeto di distorsioni.
"Draft" e "Black Ropes Hanging Over" proseguono sulla stessa scia: pur ammorbidendo il suono delle chitarre, la potenza del sound ne esce intatta, a dimostrazione della maturità della formula. E non è ancora finita: "Girl Of My Wet Dreams", presto adottata dalla Gazzetta dello Sport per il suo spot televisivo, torna in pieno territorio sixties con le sue atmosfere garage. Si tratta del pezzo più corto dell'album, ed è seguito da quello più lungo, "Shoe Shine", cinque e passa minuti di rock'n'roll in stato di grazia. Da metà in poi, il brano si riduce al suono di una puntina che scorre sul giradischi. La sensazione è che il disco termini qui, salvo regalare una gradita appendice con "Big Time Moaner", in cui la calda voce di Ballarin è accompagnata dalla chitarra acustica: un inatteso finale tra folk e blues.
Money's On Fire ottiene vasti consensi tra il pubblico e gli addetti ai lavori italiani. Non è certo un caso, dunque, che i Record's attirino le attenzioni della neonata etichetta Foolica Records, la quale rompe gli indugi dopo un concerto che i tre tengono nell'estate del 2009 a Castel d'Ario (Mantova): la band firma con la label e torna in studio per realizzare De Fauna Et Flora, che esce il 5 marzo 2010.
E' il loro lavoro più propriamente pop, anche se non mancano i tradizionali elementi fifties, garage, rock. Ma, ciò che più conta, De Fauna Et Flora è un ulteriore passo avanti, un'immersione in sonorità più ampie e in parte nuove. Il sound delle tredici tracce, registrate nuovamente con la produzione di Ferrario, è più raffinato e ricercato, e la cifra musicale cresce ulteriormente. "On Our Minds" mette subito le cose in chiaro: si dipana su percussioni e chitarre acustiche che provano a mettere d'accordo - riuscendoci - le suggestioni "provenzali" di Yann Tiersen e quelle atmosfere reggae-caraibiche che escono alla luce del sole nel primo singolo estratto "Rodolfo", pop da spiaggia (ritornano pure certi coretti à-la Beach Boys), qui intesa come luogo elettivo, certo non nell'accezione di tormentone commerciale.
"I Love My Family" è l'unico, vero trait-d'union con l'Lp precedente: ritmi veloci, riff allo stesso tempo sbarazzini e incisivi, distorsioni garage: ancora una volta, i Record's si divertono e riescono con estrema facilità a contagiare l'ascoltatore. "Panama Hat" è un'agrodolce ballata pop, impreziosita dalla presenza di tromba e archi. La splendida "Turtles Will Mind Your Fate" si colloca in un'ideale terra di mezzo tra Nada Surf e Blur, una summa del nuovo indie americano e del vecchio britpop. Con "We All Need To Be Alone" i Record's tornano sui binari di un pop-rock "positivo" insieme ai fan, che ci mettono lo zampino nei cori. Un discorso che "Don't Go To Bed Angry" amplia ulteriormente, muovendosi tra un'indolente batteria e aperture melodiche dettate dal pianoforte.
Secondo singolo estratto, "Mr Hide" mescola pop e folk, ma stupisce soprattutto per la bellezza dei suoni, capaci allo stesso tempo di allontanare e accerchiare l'ascoltatore. Collocata nel bel mezzo di un tale campionario di brani, "Easy Way Out" scivola via senza particolari colpi di scena, come fosse un semplice divertissement prima del rush finale. "Call Of The Ice" sa molto di Vampire Weekend: un caleidoscopico indie-pop di ultima generazione, un calderone sonoro che abbraccia strumenti e rumori senza distinzione alcuna. Ormai all'appello manca solo lo ska, e infatti eccolo fare capolino nella notevole "New Gear, New Feel", ennesima svolta di un album che non intende lasciare punti di riferimento. Il rock di "Colossus" strizza l'occhio ai Kooks e cresce in maniera esponenziale fino a strizzare l'occhio al passato (recente) della formazione bresciana. Posta alla fine del viaggio, "Rain Down" è un'accorata ballata di stampo indie-folk americano, l'ultimo grande pezzo di un grande album.
L'ultima prova in studio, a oggi, per i Record's è l'Ep "Music From The Tube", colonna sonora dello spot di una celebre birra firmata a quattro mani con I Serpenti. Il brano si intitola "It's In Your Head" e per la prima volta il trio fa i conti con l'elettronica, un'esperienza che potrebbe tornare molto utile in futuro. A inizio 2011 il progetto cambia ufficialmente nome in R's. A imporre il cambiamento è lo sbarco del terzetto in America sotto l'egida di Geo Music Record Label, per la quale usciranno De Fauna Et Flora e tre singoli su vinile, accompagnati da altrettanti videoclip: il primo è "I Love My Family" (con "We All Need To Be Alone" come b-side).
Lo sbarco sul mercato americano è stato inoltre accompagnato dal concerto che i R's hanno tenuto al SXSW di Austin, Texas. Da Manerbio al Texas, un bel salto che fa sperare, per una delle rivelazioni più interessanti dell'indie-pop nostrano.
One Way Driver (Autoprodotto, 2004) | ||
Joyful Celebration (Ep, Mizar Records, 2007) | ||
Money's On Fire (Autoprodotto, 2008) | ||
De Fauna Et Flora (Foolica, 2010) | 7,5 |
Sito ufficiale | |
Myspace |