21/07/2014

Editors

Postepay Rock In Roma, Roma


Ormai di casa in Italia, dove son passati diverse volte nell’ultimo anno, gli Editors affrontano le date di Milano (il 20 luglio) e Roma (il 21) con lo spirito positivo di una band rinata dopo la crisi intervenuta all’indomani di “In This Light And On This Evening”, sfociata nell’addio del chitarrista storico Chris Urbanowicz. Il risultato fu “The Weight Of Your Love”, pubblicato poco più di un anno fa, un album che, pur a prima vista leggerino e commercialotto, con il passare dei mesi ha trovato una giusta collocazione nell’immaginario dei fan.
Le nuove canzoni dal vivo assumono una veste ancor più diretta, senza mai sfigurare accanto ai “classici” più rodati: tanto l’iniziale “Sugar” introduce senza complessi di inferiorità “Munich” e “An End Has A Start”, quanto “Formaldehyde” si incastra senza timori di sorta fra “All Sparks” e “Bullets”, fresche e luminose come al loro primo apparire, quasi dieci anni or sono.

Gli Editors targati 2014 sono così efficaci e concreti da tirare dritti con una consapevolezza sin troppo razionale, senza pausa alcuna fra un pezzo e l’altro, anche lì dove magari un minimo di interazione col pubblico o qualche coda strumentale avrebbe dato maggior spessore a un’esibizione comunque impeccabile.
Tom Smith oggi si dimostra cantante carismatico, teatrale nella mimica e spettacolare in certi atteggiamenti, come quando più volte sale in piedi sopra il pianoforte verticale suscitando l’attenzione delle diverse migliaia di telefonini cellulari presenti in platea, pronti a immortalare per sempre ogni sua posa. Dotato di una voce caratterizzante, è senz’altro lui a incarnare il marchio di fabbrica di una band che ormai può pescare il meglio da quattro buoni album (più una manciata di ottimi Ep) , dando vita a una sorta di greatest hits dei loro momenti migliori.

In una scaletta senza alcun cedimento, sempre tesa e molto “muscolare”, i momenti topici potrebbero essere individuati nella meravigliosamente plumbea “Bricks And Mortar” (tra i pezzi più complessi e conturbanti del loro intero repertorio, oggi possiamo dirlo), nell’esplosione di gioia di “Ton Of Love”, nell’uragano chitarristico di “The Racing Rats”, nell’emozionante “Smokers Outside The Hospital Door”, la quale chiude la prima parte del set con il suo crescendo imperioso.
Si torna in scena con il solo Smith protagonista, chitarra acustica a tracolla, a intonare una versione inaspettatamente acustica di “The Weight” (che almeno così diventa meno Depeche Mode e molto più personale), poi di nuovo tutti in campo a sfoderare l’ultimo trittico che si chiude con l’inossidabile “Papillon”, opportunamente dilatata a beneficio del pubblico che trasforma il ring del Postepay Rock In Roma in una discoteca sotto le stelle. E’ la loro hit per antonomasia, brano iconico ascrivibile fra le massime espressioni di quel sentimento “retromaniaco” che tanta estetica musicale degli ultimi anni ha plasmato.

Negli anni Zero grazie (anche) agli Editors, molti della generazione degli attuali “intorno ai trent’anni” si sono imbattuti in una quantità di cose prima sconosciute: “October”, i Joy Division, “Ocean Rain”, “Vienna”, “Warsaw”, Kreuzberg, l'epica di una Berlino Est incastonata nell'anima, "Blade Runner", la sfumatura alta, i vestiti neri, le ragazze magre, ma soprattutto quel post-punk che attraverso i racconti di Simon Reynolds è diventato per almeno un decennio l’unica cosa giusta da (ri)fare. Quasi un dogma da seguire.
Ma alla fine dei conti non è poi neanche così necessario dare eccessive missioni e responsabilità a quella che resta soprattutto una deliziosa indie-rock band, che finalmente prende le sembianze di un oggetto compiuto. Che stasera ha fatto il suo, e anche qualcosina di più.