
Il loro più recente album, “Defend Yourself”, è giunto a ben quattordici anni dal precedente (l’omonimo, pubblicato nel 1999), ma la freschezza del suono dei Sebadoh non risulta affatto intaccata, e stasera la prova live ne è ulteriore piacevole conferma.
Seconda di tre date del mini-tour italiano 2014, il Circolo degli Artisti di Roma ospita il principale side-project di Lou Barlow, noto per aver dato vita anche a Sentridoh e Folk Implosion.
Scanzonati e fortemente DIY i Sebadoh partono con “Magnet’s Coil”, Barlow si occupa di chitarra e voce, Jason Loewenstein è al basso e Joe D’Amico alla batteria.
Per conferire maggiore dinamicità al set, nella sezione centrale dello show Lou e Jason si scambiano strumenti e microfoni. E’ questa la parte più devastante, dove il basso guadagna in propulsione e le linee chitarristiche divengono meno elementari.
Arriva così il momento migliore dello show, arricchita dalla sequenza che vede susseguirsi “I Will”, l’orecchiabile traccia che apre “Defend Yourself”, la micidiale “Drag Down” e il capolavoro “Careful”, uno dei pezzi-cardine della discografia dei Sebadoh, estratto da “Bakesale”, anno 1994, l’album storico più saccheggiato di questa sera.
L’estetica del suono risulta meno lo-fi rispetto ai primi anni 90, oggi il trio si spinge più verso un alt-pop obliquo ma gradevole, dove l’attenzione per la melodia è un aspetto mai secondario: rumore sì, ma sempre con disciplina.
Gli anni 90 sono comunque costantemente nell’aria, si respirano a pieni polmoni, soprattutto nei momenti più sonici e nei ripescaggi importanti ("The Freed Pig" su tutti).
In tutto ventidue pezzi, concentrati in poco più di un’ora: poche chiacchiere e molta concretezza. Un concerto spontaneo e divertente, che vede una band magari non più esplosiva come una volta, ma intenta a preservare il proprio spirito, fatto di semplicità e canzoni efficaci, che possono risultare frivole o esageratamente poppy soltanto a un ascolto distratto.
A fine concerto Barlow si piazza al banchetto: vende dischi, firma autografi, si presta volentieri ai numerosi selfie, scambia quattro chiacchiere con tutti. Un musicista straordinario, che ha scritto pagine importanti del modernariato rock americano, e non soltanto con i Dinosaur Jr.