
La simpatia un po' impacciata di Robert Lippock funge da intermezzo fra le varie esecuzioni, in cui ritmo, melodie cibernetiche e atmosfera si fondono in maniera magistrale. Dove il batterista Ronald batte come un metronomo fra batteria classica, handclapping e percussioni varie, il bassista Stephan fa da collante con un lavoro encomiabile a livello di precisione ed efficacia. Il protagonista di tutto il suono che ne risulta è ovviamente Robert Lippock, il quale sfigura le basi dei pezzi preregistrati con varie manipolazioni live ed effetti di altissima resa.
Fra pezzi dell'ultimo disco – il quale si avvale della collaborazione di Arto Lindsay in cabina di regia - e riesumazioni varie nel vasto repertorio più che decennale, i tedeschi danno una lezione a molti artisti più giovani su come comporre ed eseguire suite strumentali praticamente perfette. I reticoli electro a metà fra techno, Idm e glitch-music sono il perfetto corollario a una struttura ritmica che è a conti fatti un rigurgito del kraut-rock classico dei vari Can e Neu!, il tutto si presenta in assoluta armonia, senza forzature di nessun tipo e con un livello di coinvolgimento molto alto.
Con una durata che si aggira in torno all'ora e mezzo – compreso un encore di due pezzi – i tre, reduci da un'era che pare lontanissima, hanno ricordato che pure uno stile fuori moda può donare emozioni fuori dal comune.