31/05-01/06/2025

Jesus Lizard

Link/Monk, Bologna/Roma


Abbiamo assistito (e siamo sopravvissuti) alle prime due sudatissime e impegnative tappe italiane del tour di reunion dei Jesus Lizard, un ritorno in scena atteso per più di quindici anni e preceduto dall’uscita di “Rack”, settima incandescente creatura discografica di lunghissima gestazione. Inutile precisare fin da subito che il risultato fosse garantito…

Bologna, 31/05/2025

di Martina Vetrugno

“Ma no dai, ha un’età ormai, non si butta più dal palco, non ce la fa; al massimo si sporge verso le prime file”. I pronostici sulle mosse messe in atto on stage dal buon David Yow non potevano essere più sbagliati. Lo storico frontman dei Jesus Lizard ha tanta energia di riserva che tanti di noi non potrebbero neanche sognarsela, e i magistrali Duane Denison alla chitarra, David Wm. Sims al basso e Mac McNeilly alla batteria lo seguono a ruota.
A Bologna (si fa quasi per dire) è lo sperduto Link a fungere da teatro ospitante per la prima tappa italiana della reunion del quartetto noise, e date le prime avvisaglie della soffocante canicola estiva, il pubblico trascorre l’attesa in tranquillità, tra chiacchiere e qualche birretta. A fare gli onori di casa sono i ritmi garage-rock screziati di blues dei Movie Star Junkies, rodata formazione piemontese di lungo corso, che con due manciate di brani trainati da sciabolate di chitarra e drumming scatenato, tra i quali spicca il più recente “Life Is Chaos”, riesce nell’impresa di scaldare la già rovente atmosfera a dovere.

La setlist delle Lucertole riserva piccole sorprese ogni volta, bilanciata accuratamente tra pezzi nuovi e vecchie glorie, senza calcare mai la mano sull’“effetto nostalgia”, un dettaglio per nulla scontato quando si parla di live odierni. In questo caso l’apertura è affidata alla distruttiva “Puss”, con Yow pronto a farsi inghiottire e trascinare via dal pubblico in delirio (la prima di svariate volte in corso d’opera), aumentando la velocità sulle rasoiate di Denison con la nuova “Grind”, anticamera degli incastri della monumentale “Mouth Breather”. Uno dei trittici più feroci in assoluto, sia per sonorità sia per reazione della folla incontrollabile, non può che includere la sezione ritmica della schizofrenica “Boilermaker”, la scheggia noise “Nub” e la corsa a precipizio dell’ormai assodato evergreen “Hide & Seek”.

La meditabonda e caustica dedica simil
spoken-word al presidente degli Usa “What If?”, ulteriore rafforzativo a uno dei leit-motiv della serata, ovvero dei sonori e corali “Fuck Trump!”, concede una minima possibilità di rifiatare al pubblico e allo stesso David, seduto su uno sgabello, per poi gettarsi nuovamente nella mischia con la vertiginosa e sbilenca “Thumbscrews”. La conclusione del set principale è all’insegna dell’incedere granitico e dei guitar-riff orrorifici e improvvisi dell’ossessiva “Seasick” e di “Monkey Trick”, perle appartenenti a “Goat”.
La momentanea uscita di scena dei Nostri consente agli attendenti di prepararsi a dare fondo alle forze rimaste in vista di un doppio encore (con bagni di folla annessi ovviamente), il primo dominato dalla furia dell’incalzante “Moto(R)”, dal basso della dinoccolata e pesante “Armistice Day”, e dalla cover dei Dicks “Wheelchair Epidemic”, mentre l’ultimissimo round, dissolto in una pozza di sudore, pone il focus sulle fatali e asciutte “If You Had Lips” e “Bloody Mary”. Ogni altra descrizione sull’incendiaria esibizione di Yow e soci sarebbe superflua; non resta quindi che un unico commento: (decisamente molto) buona la prima.

Roma, 01/06/2025

di
Fabio Ferrara

I Jesus Lizard, tornati a Roma dopo ben sedici anni dalla loro ultima apparizione, dimostrano che l’età anagrafica non ha nulla a che vedere con l’urgenza, il sudore e il caos primordiale del rock. In tour per promuovere il loro nuovo album “Rack”, la band si presenta al Monk con una furia sonora che ha poco da invidiare alle performance degli anni 90.
David Yow si lancia in uno stage diving al buio appena le prime note di Seasick fanno tremare le pareti. Il pubblico un po’ spiazzato non riesce a tenerlo in maniera ottimale ma lui non se ne cura: si ritrova a cantare in mezzo alla folla, letteralmente, trascinato dalla marea umana che esplode in un pogo selvaggio. La temperatura sale da zero a cento in trenta secondi netti.
La platea stracolma si trasforma in un’unica massa urlante e sudata, incapace di contenersi. Il ritmo è altissimo, e non solo per l’energia travolgente dell’ambiente: le canzoni, brevi e taglienti come rasoi, si susseguono a velocità forsennata, senza soluzione di continuità. Ma è soprattutto il frontman a dettare i tempi: non sta fermo un attimo. Si agita, si torce, urla, scavalca ripetutamente il palco per raggiungere le transenne e cantare faccia a faccia con il pubblico. Si concede solo brevi pause per qualche sorso di birra, ma è chiaro che il carburante vero è l’adrenalina.

La scaletta parte in salita, con un’immersione diretta nei loro album seminali degli anni 90, Liar e Goat. L’accoglienza è quella che ci si aspetta: ovazioni e poghi feroci esplodono all’attacco dei primi riff di “Boilermaker” e “Then Comes Dudley”, accolte come inni da una platea che sa a memoria ogni parola, ogni cambio di tempo.
Ma i Jesus Lizard non sono una band museale. Lo dimostrano con l’energia fresca del loro ultimo arrivato che si impone da subito come punto fermo della serata. “Hide & Seek”, con il suo rito sghimbescio e punk, conquista già dalle prime battute: un brano nervoso e ossessivo, capace di incendiare anche chi era venuto solo per i vecchi classici. Alla fine, sarà proprio "Rack" il disco più rappresentato della serata, segno di una band che non guarda (solo) indietro.

Con la malinconica e corrosiva “What If”, Yow si prende un paio di minuti di respiro, cantando seduto su uno sgabello. Il pezzo è una “dedica” a Donald Trump, preceduta da un invito al pubblico che si trasforma in un corale e catartico “FUCK!”. Ma la tregua dura poco… non appena parte “Monkey Trick”, la furia si riaccende: Yow è di nuovo in volo, tra le braccia del pubblico, mentre il resto della band suona con una precisione chirurgica dentro al caos. E tutto questo quando siamo ancora a metà set.
Per la verità, sembra che il concerto stia per volgere ai titoli di coda quando parte l’inconfondibile riff di 7 Vs 8”, un classicone che mette d’accordo veterani e neofiti. È il momento del climax: i membri della band escono uno alla volta, lasciando sul palco solo il batterista Mac McNeilly, che regala un lungo e selvaggio assolo, tribale e incalzante, una sorta di rito finale che sembra voler svuotare ogni goccia di energia rimasta. Ma è solo la quiete prima della tempesta.

Improvvisamente, si riparte. La band rientra e scaraventa sul pubblico “Thumper”, una sassata improvvisa che riaccende ogni muscolo stanco. A seguire, due brani pescati da Down”: “Destroy Before Reading” e “Fly On The Wall”. La prima è un pugno in faccia: nevrotica, dissonante, con il basso di Sims che scava e una voce che sembra sul punto di scoppiare. La seconda è più strisciante e ossessiva, come se il brano stesso cercasse di infiltrarsi sotto pelle per poi esplodere in un finale convulso. In chiusura di questo secondo atto, David Yow prende fiato solo per pronunciare poche parole, secche e commosse per il compianto Steve Albini. Poi parte una cover dei Chrome, psichedelica, ruvida, abrasiva.
Il terzo e ultimo atto ha i contorni di una passerella finale: i Jesus Lizard salgono per l’ultima volta sul palco, visibilmente provati ma ancora affamati. “My Own Urine” è una scarica di veleno controllato, dove Denison si lancia in ultimo assolo. Chiude tutto “Alexis Feel Sick”, un brano che riesce a essere melodico e disturbante insieme, quasi una ninna nanna tossica con cui la band saluta e ringrazia il pubblico romano, ormai esausto ma felice.



Setlist

Setlist Bologna

Puss
Grind
Mouth Breather
Boilermaker
Nub
Hide & Seek
Then Comes Dudley
Falling Down
Gladiator
What If?
Thumbscrews
Alexis Feels Sick
Blue Shot
Seasick
Monkey Trick

Encore
Thumper
Fly On The Wall
Moto(R)
Armistice Day
Wheelchair Epidemic (Dicks cover)

Encore 2
If You Had Lips
Cost Of Living
Bloody Mary

Setlist Roma

Seasick
Gladiator
Boilermaker
Then Comes Dudley
Falling Down
Nub
Hide & Seek
Puss
Westside
Blue Shot
Grind
What If?
Monkey Trick
Mouth Breather
7 vs. 8

Encore
Thumper
Fly On The Wall
Armistice Day
Destroy Before Reading
Chrome (Chrome cover)

Encore 2
My Own Urine
Alexis Feels Sick

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