Una cantina buia, sudata, umida. Una chitarra imbrattata di sangue. Tanta energia nel suonare, come se fosse l’ultima volta. Una dozzina di scalini e poi l’oscurità, dove cinque ragazzi danno forma e suono a un sogno. Quello di un rock politico e visionario, sfrontato e seducente, aggiornato con le nuove correnti arrivate dall’Inghilterra ma italiano nel cantato, nel pathos, nella sostanza.
Nella Firenze del 1985, una città vitale e pullulante di stimoli, di connessioni artistiche, di inventiva e creatività, i
Litfiba creano "
Desaparecido": il loro album d’esordio, ma anche il disco più importante della prima
new wave italiana.
Dopo il volume su "Ko de Mondo", che racconta la storia del primo disco dei
Csi, Donato Zoppo torna in libreria con un nuovo libro sul rock italiano: "Eroi nel vento" (Compagnia Editoriale Aliberti), approfondendo un disco storico come "
Desaparecido", che compie quarant’anni. Lo narra attraverso una immersione tra i solchi di quel vinile che prendeva forma tra gli umori e i colori di una Firenze di inizio anni Ottanta, così vivace da essere ricordata come una delle capitali europee delle culture giovanili di quegli anni.
La guerra, il potere, le dittature, l’antimilitarismo, il rifiuto dei conflitti. Quello che secondo molti è il disco più importante della
new wave italiana, di certo uno degli album di culto dei nostri
anni 80, affronta proprio questi argomenti. E lo fa con una musicalità nuova per l’Italia dell’epoca, ribattezzata “etnowave”: quella dei Litfiba, che pubblicarono l’attesissimo album d’esordio "Desaparecido" nel marzo del 1985 cambiando il volto della musica italiana.
Lo scrittore campano affronta la nascita e i contenuti di "Desaparecido", che è anche il primo capitolo della Trilogia del Potere, tre dischi che caratterizzeranno gli anni 80 per la loro originale combinazione di new wave, post-punk, melodie mediterranee e temi politici e visionari.
Per l’occasione Donato Zoppo ha intervistato i protagonisti di quell’esperienza:
Piero Pelù, Ghigo Renzulli, Antonio Aiazzi,
Gianni Maroccolo, il produttore Alberto Pirelli, il manager Bruno Casini, l’arrangiatore e tastierista Francesco Magnelli, ma anche il giornalista
Federico Guglielmi, Federico Fiumani dei
Diaframma, Sergio Salaorni del Larione 10, Alessandro Querci dei Los Quatro Gatos. Tutti partecipi nella ricostruzione non solo di un album nato nella celebre cantina di Via de’ Bardi 32, ma di uno spaccato irripetibile nella Firenze creativa e inarrestabile degli anni ’80, tra musica, arte, moda, teatro,
nightclubbing e concerti. La prefazione è del discografico Roberto Mancinelli.
"Il tema della guerra era stato accantonato all’epoca, non c’era più il Vietnam ma vigeva una sorta di pace armata - racconta Piero Pelù nel libro - Lo sentivo davvero tanto, infatti l’argomento – oltre a dare il titolo alla nostra storica canzone 'Guerra' – è il protagonista dell’intero album 'Desaparecido' e in altro modo anche dei dischi successivi. Sentivo molto il tema della fottuta guerra grazie ai miei nonni. Il nonno Mario fu mandato in trincea, era uno dei ragazzi del ’99, a diciotto anni fu sbattuto in mezzo agli orrori: sono diventato obiettore di coscienza e pacifista grazie a lui".