Bright Eyes

I'm Wide Awake, It's Morning/ Digital Ash In A Digital Urn

2005 (Saddle Creek/ Wide)
folk-rock

E alla fine arrivò la scontata popolarità. L'invito al "Vote For Change Tour", i primi posti dei singoli nella classifica di Billboard, le copertine di certa stampa con curiose rivisitazioni di brani improvvisamente scoperti (ma non ancora ben compresi). Indizi inquietanti, in potenza segnali di un imminente trasferimento in ambienti diversi, per frequentazioni e atteggiamenti. Ben più pericolosi questi del fattore doppio album, in realtà prevedibile in un personaggio che non ha mai finto modestia o mascherato l'inevitabile autostima.

E invece Conor Oberst resta in tutto (e per tutto) fedele a se stesso: negli eccessi, nel modo di proporsi e nell'immenso talento. I dubbi sono cancellati dal primo accordo di chitarra, le potenziali critiche restano le stesse e quelli che non l'hanno mai sopportato non ci riusciranno certo ora, ma non potranno attaccarsi alle auspicate cadute di stile di chi aveva deciso di pubblicare due dischi in contemporanea prima dell'idea springsteeniana dei concerti in appoggio a Kerry. Se poi (anche) da un simile evento è dipeso il battage attuale tanto meglio: per una volta chi merita appare. E' raro, non per questo è un male.

Basta leggere le note delle copertine per accorgersi che nulla è cambiato. Saddle Creek come doveva essere e i soliti nomi a collaborare: fra gli altri Maria Taylor, Andy LeMaster, il fido Mike Mogis e l'intrusione (in "Digital Ash In A Digital Urn") dell'amico Nick Zinner (Yeah Yeah Yeahs), già visto in qualche concerto dei Bright Eyes. Reggendosi su queste sicurezze, Conor ha giocato la doppia carta: una acustica, legata al suo passato d'impostazione indie-folk, l'altra tra elettricità ed elettronica, presentata come sperimentale, ma che in realtà è solo la medesima versione in località vagamente pop.
Chi si è cullato per lunghissime notti con le note di "Letting Of The Happines" e "Fevers And Mirrors" da oggi lo farà con I'm Wide Awake, It's Morning, più vicino a questi che al barocchismo sincopato dell'ultimo "Lifted..". Si tratta dell'Oberst originale, chitarra, voce sofferente e intrusioni di tastiere o fiati. Trame spezzate, spoglie dinnanzi a un ascoltatore altrettanto nudo, in cui il concetto di canzone scopre il suo significato più sincero, grezzo (ma anche soffice) nel legarsi alla tradizione cantautorale americana. Il singolo "Lua" ne rappresenta il cuore, passionale e volutamente sfocato, mentre il corpo sa anche lasciarsi andare ("Another Travelin'Song") strizzando, talvolta, l'occhio a Gordon Gano ("At The Bottom Of Everything").

Come nei suoi momenti migliori, Conor crea bozzetti con tinte fragorosamente malinconiche ("Road To Joy"), si esalta in racconti crepuscolari ("Old Soul Song"), si nutre di bevande ad alto tasso di commozione ("First Day of My Life", "Land Locked Blues" con Emmylou Harris) e visita paesaggi country del secondo millennio ("Train Under Water"). Un album soffuso, eppure violento nelle emozioni, dove la scrittura appare talmente naturale da rendere ancora più evidente l'inclinazione di un ventiquattrenne con alle spalle un numero impressionante di pagine indimenticabili.

Digital Ash In A Digital Urn, non per assurdo, sfugge alle catalogazioni del gemello e, nel contempo, ribadisce il talento del protagonista. Arrangiamenti più complessi, con pulsazioni concrete che sfuggono alla tradizione per dirigersi verso località illuminate da un pop sognante. Il cantato resta persuasivo e l'approccio alla canzone non appare obliquo come nelle previsioni. A mutare è il contorno: deviante, apprende qualcosa dai Postal Service (non è casuale la collaborazione con Jimmy Tamburello) e si rivitalizza in brani indietronici in cui l'aspetto cantautorale risalta solo all'interno (ne è palese dimostrazione "Take It Easy (Love Nothing)").
Nella globalità, più che discreta, offrono qualcosa in più le dilatazioni caracollanti di "Hit Thw Switch", le dolci convulsioni di "Arc Of Time", il nemmeno troppo vago retrogusto alla Cure di "Gold Mine Gutted" e la sporcizia filastroccheggiante di "I Believe In Simmetry".

Pur non essendo al livello del compagno, "Digital Ash..." assume una importanza anche maggiore nel rendere abbaglianti le possibilità di un personaggio oggi unico e indispensabile. Anche per chi non lo sopporta.

Tracklist

I'm Wide Awake, It's Morning  

1. At The Bottom Of Everything
2. We Are Nowhere And It's Now
3. Old Soul Song (For The New World Order)
4. Lua
5. Train Under Water
6. First Day of My Life
7. Another Travelin' Song
8. Landlocked Blues
9. Poison Oak
10. Road To Joy  

Digital Ash In A Digital Urn 

1. Time Code
2. Gold Mine Gutted
3. Arc of Time (Time Code)
4. Down In A Rabbit Hole
5. Take It Easy (Love Nothing)
6. Hit The Switch
7. I Believe In Symmetry
8. Devil In The Details
9. Ship In A Bottle
10. Light Pollution
11. Theme From Pinata
12. Easy/Lucky/Free

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