Jean Paul Maunick, a quanto pare, sembra vivere in un mondo tutto suo. A un solo anno dall'ultimo disco in studio, il brillante "Adventures In Black Sunshine", e in un contesto musicale refrattario allo strano miscuglio di jazz e funk che ha marchiato i suoi intenti artistici dal 1981 in avanti, il leader degli Incognito continua con "Eleven" un discorso creativo per certi versi fuori dal tempo. Naturalmente, a un primo ascolto, il sound originale del collettivo londinese appare quantomeno aggiornato (drum machine e synth all'avanguardia, fiati remixati, produzione eccellente), quasi a voler sottolineare l'attenzione di mr. Bluey verso il recente panorama pop. Tuttavia occorre veramente poco per accorgersi che gli Incognito non hanno affatto smarrito lo spirito genuino degli esordi, e soprattutto la voglia di seguire il difficile sentiero dell'acid-jazz d'autore, quantunque l'anima degli ex Light Of The World rimanga saldamente ancorata al genere jazzistico nella sua configurazione più autentica.
D'altronde, è sufficiente l'incipit della traccia numero uno, la quasi strumentale "Let The Mystery Be", per sincerarsi dell'ottimo stato di forma del gruppo. Un groove davvero d'altri tempi, con interpolazioni funk e trombe dal fascino inconfondibile, come fuoriuscite dalle fumose dancehall degli anni 30, cadenzato da assoli di pianoforte di gran classe. La successiva "We Got Music" conferma il progetto di Maunick di conciliare il passato con il presente, con i suoi beat dal sapore classico riscritti mediante moderni stilemi musicali. Anche il cantato si adegua a questo sorprendente revival, con la voce di Maysa Leak (a tutti gli effetti reintegrata ufficialmente nella band) che cita e omaggia Donna Summer e la disco music dei primi anni 70. Impressioni avvalorate da brani come "Come Away With Me" e "Baby It's All Right", dove l'esecuzione strizza l'occhio a band come Brand New Heavies e Jamiroquai. Elementi imprescindibili, il ritmo rutilante del basso ("Come Away With Me"), atmosfere sognanti e soft ("Baby It's All Right"), come in certi arrangiamenti del Wonder di "A Time 2 Love" e una cura veramente maniacale per il dettaglio (non un suono fuori posto, non un arrangiamento abbozzato).
Atmosfere ancora soul e wonderiane coinvolgono "When Tomorrow Brings You Down" e "Show Me Love", quest'ultima decisamente influenzata dai mood degli Earth, Wind & Fire di recente memoria. James Taylor (Quartet) è invece il "fantasma" dietro "Jacaranda", con il comparto dei fiati ancora in primo piano e un tappeto di suoni raffinatamente freewheeling. Del resto, la produzione instrumental degli Incognito è ricca di piccoli gioielli e "Jacaranda" continua tale tradizione.
L'album fluisce piacevole grazie a un buon mix di momenti R'n'B ("I'll Get By" e "It's Just One of Those Things") ed episodi puramente soul (la bellissima "Will I Ever Learn"). Nessuna sorpresa, chiaramente, ma tutto realizzato con estrema passione e professionalità (la conclusiva "As Long As It's You"). La voce di Maysa Leak sembra quella di vent'anni fa, così come i cori, la sezione fiati di altissimo livello, i giri di basso, le tastiere sempre misurate e ripulite da alcune esagerazioni funkeggianti del passato, i brevi passaggi quasi house, le percussioni world ("Show Me Love"), lo straordinario senso del ritmo. In sostanza gli Incognito, che nelle intenzioni della casa discografica dovevano realizzare un disco per "giustificare" il tour mondiale, danno alle stampe un altro piccolo gioiello, assolutamente fuori dal tempo.
22/04/2012