Terminata l'avventura con i cLOUDDEAD, nel 2001 Adam "Doseone" Drucker varò il progetto Subtle, coinvolgendo Jeffrey "Jel" Logan (sampling, drum machine), Jordan Dalrymple (batteria, chitarra, synth e voce), Dax Pierson (voce, tastiere, synth, armonica e autoharp), Marton Dowers (strumenti a fiato, synth) e Alexander Kort al violoncello elettrico. Con Doseone ai sample e alla voce, Subtle mostrava, fin dal dispiego di una siffatta strumentazione, di volersi spingere oltre il pur già sperimentale e "post-"hip-hop che aveva fino a quel momento caratterizzato un po’ tutte le esperienze riconducibili al collettivo Anticon.
Dopo una serie di Ep e l’esordio "A New White", basati su un equilibrio più o meno riuscito, più o meno affascinante di hip-hop, elettronica e rock, “For Hero: For Fool”, guadagnati punti in territorio "pop", segnò il momento di massima ispirazione del collettivo di Oakland. L'apertura è affidata alle due parti di "The Tales Of Ape", con la prima incanalata su spedite dinamiche che fanno pensare a un Aesop Rock in versione disco-rap, laddove la seconda vira invece verso dimensioni più eteree.
L'hip-hop e il pop-rock convivono in "Middleclass Stomp", tra schitarrate liberatorie e refrain dreamy, ma anche in "Middleclass Kill", brano ancora più sperimentale e dall'impianto progressivo, e in cui il retaggio cLOUDDEAD viene diluito tra scansioni industriali, echi hard-psych e paradisi folktronici. "Midas Gutz" ha un seducente piglio R&B, il flow è cadenzato e spavaldo il giusto, mentre sullo sfondo una chitarra diffonde, con un semplice riff, profumi noir. "Nomanisisland" abbassa i toni, imbastendo una trama riflessiva con tanto di fughe melodiche e miraggi jazz.
"The Mercury Craze" (unico singolo tratto dal disco) rompe gli indugi e lascia venire a galla l'animo più dance-oriented dei Subtle, che qui non hanno timore di mostrarsi anche un po' più banali del solito. Con "Bed To The Bills" si torna alla mischia sonora che è l'anima più sincera della band, qui in sella anche a metronimie androidi che sfociano in crescendo minimalista. Ancora ricchezza di contenuti in "Return Of The Vein": prima electro-hop cantilenante, poi digressione per chitarra, basso e batteria e, quindi, fuga verticale verso le stelle. E se "Call To Dive" attinge anche dal trip-hop, pur restando un corpo sonoro in continuo evoluzione, "The Ends", con i suoi quasi nove minuti di durata, sembra voler riassumere un po' tutte le sfumature stilistiche del disco, abbandonandosi nel finale a un viaggio nello spazio cosmico.
05/10/2020