Fratellis

Costello Music

2006 (Island / Universal)
punk-pop

Probabilmente i settimanali anglosassoni onnivori tipo New Musical Express non la smetteranno mai con questa storia della "Albion’s Next Big Thing", maledetta ossessione verso tutto ciò che c’è di nuovo, esaltante e promettente in ambito musicale all’ombra del Regno.
Davvero nulla di inedito: lo fanno ciclicamente da decenni, dai tempi dei Beatles e dei Rolling Stones, come fiere insaziabili in perenne caccia di hype . Il riff giusto, il look adatto, un titolo accattivante: ecco servito il servizio di copertina, e poco importa se la band di turno scomparirà nel giro dei prossimi sessanta giorni, tanto il gioco è fatto e la tiratura assicurata.
Dopo i Libertines, i Franz Ferdinand e i Bloc Party, a monte delle centinaia di migliaia di copie vendute dall’album d’esordio degli Arctic Monkeys, inaudita "sensazione" di questo 2006 che volge al termine, la stampa del settore si guarda avanti, con le antenne ben sintonizzate sulla prossima "collezione autunno-inverno".
I primi nomi sono già di dominio pubblico: Horrors, Forward! Russia, Fratellis. La caccia al cd è ufficialmente aperta e vede questi ultimi decisamente in pole position, con il loro album d’esordio, "Costello Music", al secondo posto delle attuali classifiche ufficiali degli album inglesi. Ma chi sono e da dove vengono? Cosa suonano e che cavolo di nome si sono scelti? E che cosa c’entra Elvis Costello? Calma: siamo qui per raccontarvelo.

Tanto per cominciare partiamo col dire che la band, un trio di Glasgow formato un anno fa da Jon (27 anni, voce, chitarra, testi), Barry (27, basso) e Mince (23, batteria) condivide scherzosamente lo stesso cognome di battaglia, Fratelli appunto, duplice omaggio tanto al "teen cult movie" anni Ottanta "The Goonies" (ricordate le buffe scorribande degli sfortunati criminali italo-americani?) quanto agli adorati Ramones, con i quali i ragazzi condividono una scanzonata e fumettistica presenza scenica, oltreché le affilate chitarre del punk. Già, il punk: questo, nel suo stadio più melodico e orecchiabile, è l’elemento chiave del loro amalgama sonoro. Sparse tra i solchi dell’album sono disseminate rasoiate pop alla Buzzcocks/Jam, così come tracce di luccicante glam-rock in stile Bowie/Bolan, dinoccolate ritmiche ska e armonie vocali degne del miglior beat vintage anni 60 (Beatles, Kinks, Who).
Qualcuno li ha già paragonati ai Supergrass, anche se loro non sono d’accordo, mentre il solito Nme li ha definiti "gli anti Franz Ferdinand", dichiarati "troppo snob" dal trio stesso. Che, per la cronaca, spara a zero anche su Libertines e Arctic Monkeys. Del loro potenziale musicale se ne sono accorti alla Island, satellite della major Universal: contratto dopo appena otto concerti, seguito da un Ep la scorsa primavera e due singoli in estate. I fan che li hanno visti all’opera nei festival britannici (T In The Park e Reading) se ne sono infatuati. Fin troppo facile: maleducati e irriverenti quanto basta, i Fratellis sanno però essere anche musicalmente schietti e genuini, autoironici e maledettamente divertenti: "Costello Music" è un party-album dall’incredibile efficacia, pieno zeppo di inni tascabili da cantare e ballare già al secondo ascolto.

Registrato a Los Angeles col produttore Tony Hoffer (Beck, Air, Supergrass), questo esordio è la cornice per tredici vignette pop dipinte con naivetè e furia giovanile, come se non ci fosse un domani e, anzi, fosse perennemente sabato sera: "Henrietta", "Country Boys & City Girls" e "For The Girl" sono solo alcuni esempi di contagiose litanie pop basate su pochi semplici accordi, corredate dalla vocalità smargiassa di Jon e sparate a tutto volume dalla chitarra elettrica.
Per quarantaquattro minuti il copione rimane perlopiù questo, con eccezioni che confermano la regola: "A Whistle For The Choir" raffredda i bollenti spiriti con una svenevole ballata acustica, strimpellata in odore di vaudeville , figlia di una tradizione britannica di storytelling che va da Ray Davies fino a Pete Doherty. Le fa da contraltare "Dog In A Bag", scuro e primitivo riff rock/blues alla White Stripes, che finisce per essere uno dei due inutili riempitivi (insieme alla dimenticabile filastrocca "Everybody Knows…", sterile ripetizione di quanto già esposto). Altrove è tutta una festa sgargiante di luci, colori e pogo a perdifiato: l’alternanza "calma-furia" in Creeping Up The Backstairs" e "Got Ma Nuts From a Hippy", il ritornello innodico di "Baby Fratelli".

Meglio la prima metà del disco, complice forse l’effetto-sorpresa: di fatto la seconda parte sembra faticare di più a imporsi, come se la band avesse voluto riempire ogni vassoio libero delle proprie caramelle, provocando nell’ascoltatore un’overdose da zuccheri e il fisico esausto dopo tanto movimento. Peccato veniale, comunque: "Costello Music" è un'istantanea riuscita dei giovani d’oggi, terribilmente bisognosi dell’allegria eccitata che i Fratellis dispensano a quintali.
Se cercate roba concettosa, violini e pretese artistoidi, guardate altrove: da queste parti c’è la birra, ci sono le ragazze e la sudata essenza di ciò che Kurt Cobain chiamava "Teen Spirit", riveduto e corretto senza il finale tragico. Ballare per credere.

Un ultima cosa: il povero Elvis non c’entra effettivamente nulla col titolo del disco.
Che è invece un tributo a Tony Costello, tastierista di tali Strange Fruit, gruppo vintage inventato ad arte per il film "Still Crazy", apprezzato evidentemente da tutti e tre.

26/09/2006

Tracklist

  1. Henrietta
  2. Flathead
  3. Country Boys & City Girls
  4. A Whistle For The Choir
  5. Chelsea Dagger
  6. For The Girl
  7. Doginabag
  8. Creeping Up The Backstairs
  9. Vince The Lovable Stone
  10. Everybody Knows You Cried Last Night
  11. Baby Fratelli
  12. Got Ma Nuts From A Hippy
  13. Ole Black n’ Blue Eyes

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