Tom Verlaine

Songs And Other Things

2006 (Thrill Jockey)
songwriter

Non potevamo fare a meno della presenza del grande vecchio wave, evidentemente. Pare tutto un’edificazione dell’ideale autostrada che dalla reunion dei Television (’92) passa per il boom del revival che gli Strokes hanno posto in essere con “Is This It?” (e, molto probabilmente, con “First Impressions Of The Earth” ne hanno pure decretato la fine) che dall’immarcescibile “Marquee Moon” prende linfa, e per l’ingaggio da parte della Thrill Jockey per la ristampa del suo ultimo album solista (“Warm And Cool”; Rykodisc, 1992-Thrill Jockey, 2005), arriva al suo ritorno vero e proprio. L’avventura post-Television del gran poeta della chitarra trasfigurata, che tanta ispirazione ha dato alla scena newyorkese di fine 70-inizi 80, giunge così a ribadire la sua anima bivalente (cantautoriale e strumentale) tramite una doppia uscita in contemporanea.

“Songs And Other Things”, il diretto successore di “The Wonder” (’90), ma anche di gioielli quali “Dreamtime” (’81) e “Flashlight” (‘87), è un album che è anzitutto dignità. Sono canzoni, al di là dell’effettivo risultato artistico, inevitabilmente cercate, studiate e pennellate “alla Verlaine”. Dignitosi sono brani come il preludio (strumentale) di “A Parade In Littleton”, un soul-lounge che è quasi una sofisticazione del vignettismo impressionistico di Durutti Column, o gli accordi dolenti di “Blue Light” (anche se poco amalgamati con il canto), o il refrain power-pop à-la Move di “From Her Fingers”, o infine “The Earth Is In The Sky”.
Nelle iniziali “Heavenly Charm” e “Orbit”, tuttavia, emerge un mood oscuro che esula eccessivamente dal canto di Verlaine, bisbigliato e quasi timido, dalle sue intuizioni d’arrangiatore trasversale (cupezza di blues elettrificato, quasi horror-punk rallentato, ritmica tribale e inquieta, assoli nevrotici).

Stesso problema sembrano avere “Nice Actress”, troppo monocorde anche se dotata di pregevole coda guitar-psych , e “Documentary”, passo in levare in staffetta con andatura swingante (quasi un’imitazione dello stile solista di uno dei suoi allievi, Thurston Moore). A parte “All Weirded Out”, altro tipicissimo Verlaine-sound (qui più Television che mai, ascoltare “Friction” per credere), c’è una “Lovebird Asylum Seeker” che ricorda come l’autore sia pur sempre in grado di amalgamare alla perfezione linea vocale e accompagnamento, supportando il tutto con accordi agrodolci a terminare con refrain melanconico, e “A Stroll”, serenata placida con cori di chitarre lunari in alternanza. “Shingaling” è r’n’b di batteria sincopata, con contorno Tamla-style , che a lungo andare si fa poemetto etereo-psichedelico (quasi space-rock) e sfoggia un jamming chitarristico di pregio in più parti, inframezzato dalle solite vocals scure di Verlaine.

L’album, che affianca “Around” (Thrill Jockey, 2006), il disco che copre la sua seconda dimensione (quella chitarristico-strumentale), si occupa anzitutto di spartire il più equamente possibile le atmosfere tra soli metafisici di chitarra (spesso troppo sacrificati) e forma-canzone. Capiterà di salutare quest’album come un compendio un po’ stiracchiato della sua carriera: recuperare i passati album e fare i dovuti confronti (va benissimo anche la raccolta “The Miller’s Tale”; Virgin, 1996). Possiede una maggioranza di brani lenti e sottotono, sprecati da un missaggio grossolano, e una sparuta etnia (indubbiamente le other things ) di raffinato psych-pop di gaia varianza, non ultima la sequenza strumentale - vagamente classicheggiante - di chiusa dell’acustica “Peace Piece”.
Il tardo Verlaine, cantore e mentore, non passa il segno, nemmeno a cementare i riff di base.

28/04/2006

Tracklist

  1. A Parade In Littleton
  2. Heavenly Charm
  3. Orbit
  4. Blue Light
  5. From Her Fingers
  6. Nice Actress
  7. A Stroll
  8. The Earth Is In The Sky
  9. Lovebird Asylum Seeker
  10. Documentary
  11. Shingaling
  12. All Weirded Out
  13. The Day On You
  14. Peace Piece

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