Ormai i Larsen sono una certezza. Un fenomeno quasi straordinario per l'Italia, visto anche che questa musica di "mediterraneo" ha davvero poco. Nel decennale dalla nascita della band torinese viene pubblicato dall'ottima (e sempre lungimirante) Important Records: una raccolta di brani mai inclusi nei vari album pubblicati. E se ci si addentra nel magico mondo dei Larsen, una via d'uscità è dura da trovarsi.
Immergersi in mondi in bilico fra respiri tzigani, spasmi post-rock e riverberi ambientali è peculiarità indiscutibile del gruppo. E non ci si lasci andare a noncuranza dettata da idiosincrasie varie nei confronti di quello che, ormai, potrebbe pure essere bollato come genere decrepito. Perché in queste sedici tracce si coglie l'evoluzione del suono, un suono che appare solare nella sua mestizia, che pare non voler conoscere limiti di tempo e di spazio, che procede su onde fresche e malinconiche, in un moto perpetuo e lentissimo.
E se questo non bastasse, si aggiunga che qui, tra
outtake e remix vari, anche il buon
Michael Gira, il boss della Young God, ci ha messo lo zampino. Allora, direte, l'acquisto immediato è d'obbligo. Esatto. Perché in questi 65 minuti circa di musica si respirano melodie ampie, note che non annoiano, spartiti che si legano gli uni agli altri in modo unico. E basti ascoltare l'introduttiva "Montage" per capire a cosa ci si troverà davanti: avvio ambientale cesellato da riverberi lontani, apertura melodica verso lidi mitteleuropei e chiusura fra le corde di una chitarra elettrica. E se "Impro #2 (Alt Mix)" pare uscita dall'ultimo disco degli
XXL, gli oltre sette minuti di "Intermezzo (Alt Mix)" rievocano le partiture più lente e cadenzate dell'universo
Mogwai. E come non rimanere deliziati di fronte ai lisergici campanellini di "How A Mosquito Operates" o alle maestose melodie di "Ogham The Melody"? Appunto, è impossibile. E poco importa allora che qui si parli di "scarti".
I Larsen hanno gran classe, e si sente. Da "No Arms, No Legs, Identification Problems", passando per "Rever", "Play" e l'ultimo "SeieS" hanno saputo con costanza e maestria diffondere anche oltreoceano, rendolo forse più noto che in patria, il loro
sound, commistione unica di generi appartentemente difficili da amalgamare. La non semplice operazione potrebbe trovare perfetto sunto proprio in questo disco. Bellissimo.