Larsen e Xiu Xiu tornano insieme. A due anni da quel "Ciautistico!" che aveva segnato l’inizio di un sodalizio che pare destinato a durare, Jamie Stewart e il duo torinese, autore di una miriade di album a cavallo fra drone-music, ambient e avant-rock, pubblicano per la Important Records questo "Spicchiology?". Non si venga ora a raccontare, come sempre avviene con ogni progetto parallelo del buon frontman californiano, che questa è la solita minestra riscaldata, che di rumorismi, spasmi e campanellini vari ne abbiamo abbastanza, che di quel pop sporcato non se ne può più, che la solfa, trita e ritrita, che risponde al nome Xiu Xiu, ha cessato la sua vena creativa con "Fabulous Muscles"...
La creatura è viva e trova nuova linfa nella collaborazione con il gruppo più prolifico italiano. Diciamolo subito: "Spicchiology?" non inventa nulla. In questi deliziosi 39 minuti si cavalcano le onde di melodie ariose, ampie e solari. Le lunghe divagazioni spettrali, marchio di fabbrica dei Larsen, vengono qui lasciate da parte, se si eccettua la penultima traccia "...Nothing About Dwarves?", per dedicarsi a un pop tanto raffinato quanto celebrale.
L’unica strada per uscire da questo album è l’immersione incondizionata, un flusso continuo e omogeneo di suoni apparentemente (e forse pure di fatto) diversi cesella onde lunghe, che stentano a riversarsi sul bagnasciuga e impetuose creste che si alzano d’improvviso e ricadono su se stesse. Perché allora non lasciarci travolgere dalle ripide anse electro-tribal-tzigane di "King Of Koalas", che termina in un vorticoso fluire di tastiere e respiri affannosi, o nelle funeree atmosfere industrial di "The Green Count Tapes" che paiono essere calate dall’alto dai Throbbing Gristle?
A riportare un'atmosfera bucolica provvedono "Last In The Society", variopinto acquerello in bilico tra Parenthetical Girls e Notwist, o quell'emblematico manifesto elettro-pop che risponde al nome di "Little Mouse Of the Favelas". E se i canoni dei Mouse On Mars più liquidi e pop vengono ripresi in "Daydrinking", la finale "The Tale Of Brother Cakes and Sugar Dust", della durata di quasi dieci minuti, fende l’atmosfera, fra rimandi gotici e riverberi wave, e chiude idealmente l’album con un finale da antologia, in costante e perenne bilico fra noise e dream-pop.
Dalla creatura XXL c’è il serio rischio di rimanerci stregati. A chi possa obiettare sulla validità di una collaborazione di tali soggetti si può consigliare solo una cosa: l’ascolto.
13/06/2007